«Sono scomparso perché pensavo che Salvatore volesse uccidermi !»

«Sono scomparso perché pensavo che Salvatore volesse uccidermi !» Concluso dal carabinieri l'interrogatorio della « vittima» :— «Sono scomparso perché pensavo che Salvatore volesse uccidermi !» (Dal nostro corrispondente) Palermo, 10 ottobre. . Ben rasato-e riposato, dopo una notte di sonno ristoratore nella cameretta allestita per lui al secondo piano della caserma < Podgòra » dei carabinieri della squadra di Polizia giudiziaria di Ragusa, Paolo Gallo ■— il € morto-vivo » riapparso improvvisamente giorni fa, satte anni dopo la sua scomparsa — ha risposto oggi con maggior franchezza e concezione ai nuovi interrogatori degli inquirenti. L'agricoltore, assistito amorevolmente dalla moglie Cristina e dalle due figlie, ha ormai superato lo stato di choc. Al miglioramento deve aver anche contribuito, in parte notevole, la notizia secondo la quale nessuna accusa verrà elevata a suo carico e che pertanto egli, forse domani' stesso, potrà fare ritorno a casa. Oggi Paolo Gallo, in due successivi interrogatori, ha modificato leggermente la versione dei fatti resa ieri quando era ancora in preda allo choc. L'agricoltore non ha piùparlato di perdita di memoria in conseguenza delle sassate in testa che avrebbe ricevute da Salvatore, ma della paura, anzi del terrore del e a , e : i frateUo/ che.lo avrebbe spinto rd-. ttèiéss<H' addirittura nascosto. >Cfe rìspoMe di Paolo Gallo alle domande degli inquirenti sono andate così assumendo qualche consistenza, pur sempre rimanendo concise fino alla laconicità. Ha raccontato, com'è noto, di avere avuto, per motivi di contrasto sull'uso di una proprietà e di una stalla, una violentissima lite con il fratello Salvatore, il quale, dopo averlo colpito allp. testa con una grossa pietra, l'avrebbe lasciato stordito in una scarpata. Rimasto tramortito per qualche tempo, quando si riprese cercò di tergersi alla meglio il sangue che gli colava dalle ferite al capo. < Quando rinvenni — ha raccontato in dialetto siracusano — mi trovai la - testa sanguinante e il dolore mi faceva, impazzire. Per medicarmi raccolsi una manciata di erba e me la pressai sulla ferita. Presi a camminare fino a giungere a un casolare distante circa due chilometri dalla contrada «• Cappellano Montagna », dove mio fratello Salvatore mi ferì. « Dissi a quei contadini che ero_ caduto e che mi faceva molto male la testa. Mi fecero riposare due ore. Poi continuai ad allontanarmi dalla zona fino a raggiungere una fattoria dove chiesi di poter lavorare senza essere pagato. In cambio prendevo soltanto del cibo. In contrada < Cappellano Montagna » dimenticai di prendere il berretto che mi cadde quando mio fratello mi colpì. (Il berretto poi costituì una delle prove del presunto fratricidio). Gli investigatori gli hanno chiesto perche fosse fuggito e Paolo Gallo ha risposto senza titubanze di essere stato perseguitato dal timore che Salvatore, la cui violenza era anche troppo nota, potesse ancora colpirlo e forse ucciderlo veramente. La lite col fratello e non la smemoratezza avrebbe dunque dato l'avvìo alle sue peregrinazioni: si era trasferito in diversi luoghi della provincia di Ragusa e di Siracusa, vagando senza méta precise, alla ricerca di lavoro nelle campagne. E il lavoro era quanto ormai il « redivivo » chiedeva alla vita. Cinque mesi addietro si era incontrato, a Comiso, con un contadino del luogo, Giuseppe Cilia, dal quale aveva appreso che la moglie Cristina Giannone si era trasferita cor le figlie a Ragusa, dove lavorava presso un esportatore di mandorle. L'amico non gli disse di Salvatore che era stato condannato all'ergastolo e rinchiuso nel penitenziario di Santo Stefano di Ventotene. Le informazioni del Cilia «/urono per me — ha aggiunto il Gallo — come la liberazione da un incubo ». Egli infatti aveva sempre creduto che dopo la lite famosa del 6 ottobre 19HI, Salvatore, in preda all'ira si fosse vendicato uccidendo i suoi familiari. Ma soltanto Pingue mesi fa seppe che moglie e figlie, Sebastiana, sedicenne, e Giuseppina di 13 anni, erano ancora in vita. Ma non si era ancora liberato dal timore del fratello. Credeva che Salvatore lo odiasse; in ripetute occasioni si era dimostrato disposto a farla finita con lui. La nostalgia dei familiari che non vedeva ormai da sette anni alla fine prevalse: Paolo Gallo ritornò nella zona di Avola, nel Ragusano, e forse un giorno o l'altro si sarebbe deciso a rientrare a casa, esattamente come sospettava la moglie. L'affetto avrebbe avuto il sopravvento sulla paura. Tutto qui il racconto del tredivivo* Paolo Gallo, il quale però non ha saputo o voluto dire dove e come trascorse i primi sei anni successivi alla sua € scomparsa >. Le dichiarazióni dèi tmortovivo* non hanno però fornito ancora agli inquirenti elementi tali perché si possa dire che Paolo Gallo ha simulato un delitto per compierne un altro, trasformando così i giudici in esecutori implacabili di una sua vendetta contro il fratello. Stasera è rientrato da Catania a Ragusa il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa, dottor Paolo Frasca, che ha avuto contatti con il Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d'Appello, comm. Nicola Gulinella, per riferire sulla conclusione delle indagini svolte dai carabinieri di Ragusa e per una scambio di vedute su quella che potrebbe essere, ai fini di un eventuale giudizio penale, la posizione di Paolo Gallo. In linea di massima i magistrati, in base agli elementi accertati, sono del parere che Paolo Gallo non dovrebbe rispondere di quei reati che in un primo tempo si pensava di potergli attribuire, come, ad esempio, l'abbandono del tetto coniugale e la mancata assistenza familiare, oppure la simulazione di reato. Di avere, cioè, con la sua scomparsa simulato volutamente un delitto al fine di fare attribuire al fratèllo Salvatore quel grave crimine di cui purtroppo è stato dalla giustizia degli uomini ri tenuto responsabile. In merito manca infatti la prova che Paolo Gallo si sia eclissato con la piena coscienza di dare luogo, simulando la propria, alla « morte civile » del fratello. E' assai probabile quindi che Paolo Gallo al termine degli interrogatori in cor- so torni domani in seno alla sua famiglia. f. d.