Un francese su cinque vota comunista ma il partite è anchilosato e senza prestigio di Alberto Ronchey

Un francese su cinque vota comunista ma il partite è anchilosato e senza prestigio UN MOTIVO DI OTTIMISMO PER L'AVVENIRE DELLA DEMOCRAZIA Un francese su cinque vota comunista ma il partite è anchilosato e senza prestigio E' la formazione politica più vasta ed organizzata di Francia; eppure conta meno di 300.000 iscritti ed in quindici anni ha perduto un terzo degli eiettori - E' isolato nel paese, privo di mordente, incapace di un'azione concreta - I suoi dirigenti, rimasti staliniani e fedeli ai più vecchi dogmi marxistici, si limitane a predicare con linguaggio altisonante «l'ora X» - Neppure la sinistra socialista potrebbe collaborare con questi uomini; per i quali nemmeno Mosca sembra avere molti riguardi (Dal nostro inviato speciale) Parigi, ottobre. Gl'intrighi e i complotti orditi intorno all'Eliseo e all'Hotel Matignon per la successione di De Gaulle non avranno forse un cronista come il cardinale De Rete, o uno storico pari a Voltaire; tuttavia l'avventuroso intreccio, fatte le proporzioni, è materia non meno ricca della prima Fronda. Redazioni, ministeri e salotti avvalorano le voci d'una congiura di 111MIM11 [ Il 111 ( IM1TI i MIM1111 [ 11111111 ; M1 11111M11T1 tutti contro tutti: Salan alla vigilia d'un nuovo < putsch », Debré contro De Gaulle e questi, deciso a succedere a se stesso, incline a sostituire Debré fors'anche con Mollet, mentre il presidente della Camera Chaban-Delmas giuoco- per sé e ognuno fida su proprie forze partigiane (generali, finanzieri e gruppi di potere) fra intimidazioni al plastico, processi e fughe. Si ragiona che due sono le ipotesi: o De Gaulle fallirà 11 ! i IM111 li M 1111111111T1M1111 ! Il 11M111 ! Il 1111 II in Algeria, e allora la Quinta Repubblica sarà destituita di fondamento; o liquiderà la partita algerina, e allora avrà esaurito la sua funzione. La scadenza è imminente. Gli esausti partiti della tradizione (radicali, socialisti e cattolici) tentano di riunirsi mentre stavolta sono i reggimenti a dividersi; ma l'opera è tarda e vincolata da troppe cautele. L'equipe antifascista più decisa, quella della sinistra liberale e socialista, è fatta di scrittori dalla prosa elegante e spietata (Servan-Schreiber, Bourdet, Martinet), ma senza eco fra le moltitudini; il solo partito massiccio .e non compromesso nelle vicende degli ultimi tre anni è quello comuniste, e dunque sarebbe da temere una crescita del suo peso politico in Francia: sennonché il partito di Thorez è pressoché sterile. La democrazia francese, nonostante tutto, ha fortuna. La crisi dei comunisti è degna di esame. Benché governino la più vasta organizzazione politica di. Francia, che vanta quarantanni di esistenza legale e militanti devoti, i Thorez, i Duclos, i Guyot e i Waldeck-Rochet non hanno presa sullo schieramento dei partiti e sul paese. E' incontestabile che Togliatti saprebbe far di meglio. Chi giunge in Italia dev'essere politicamente cieco per non vedere i comunisti; in Francia, non si avverte la loro presenza, essi non godono credito alcuno fra gl'intellettuali, le loro tessere e i loro voti scemano, la propaganda che svolgono è assurda e sono isolati da ogni altra formazione politica (persino dai socialisti di sinistra). Nel '46, i comunisti francesi raccoglievano il 28,6 per cento dei voti, che si riducevano al £5,6 per cento nel 'SI, al 25,4 per cento nel '56 e infine al 18,9 per cento nel '58. Le cifre dicono ancora poco, perché va ricordato che una frazione considerevole del suffragio comunista non è frutto di azione politica, ma delle rigide e tenaci tradizioni estremiste che . il partito ha ereditato dalla Francia'' giacobina e comuj. .nar^a, come nel Massiccio Centrale, nei Limousin, nella Alvernia, nel Bourbonnais: qui si vota rosso come da noi, nelle campagne del Ve- iiiiiiiiiiiMiiiii ii ii iiiiiiiiiiiiiniiia a e 8 à e e a neto, si vota per la democrazia cristiana. Più che sovente, la scelta non è incoraggiata nemmeno da ragioni economiche: Raymond Cartier ha calcolato che in una regione agricola come la Creuse, dove il partito comunista raccoglie 42 mila voti su 90 mila, fra cento coltivatori si contano solo 7 mezzadri e 10 fattori contro 83 proprietari. La natura tradizionalistica del suffragio comunista è confermata dall'esiguo numero degli iscritti al partito. Il nuovo amministratore della organizzazione, Georges Marchais, che ha sostituito Marcel Servin, ha dichiarato al XVI Congresso che circa 400 mila tessere sono state distribuite quest'anno alle Federazioni. Viene calcolato che gl'iscritti sono 230 mila circa; ma pure supponendo che siano 300 mila, tale cifra non regge il confronto con il milione e ottocentomila iscritti del partito comunista italiano, che ne garantiscono la capacità di pressione sociale e la relativa sicurezza elettorale. Il P.c.}., per di più, è considerato « partito di vecchi*, poiché il 54,2% degli iscritti è costituito dai più che quarantenni, e la circolazione della sua stampa periodica raggiunge appenaun quarto di quella del P.c.i. Le secessioni e le. < fughe » degl'intellettuali sono frequenti. E' sufficiente ricordare quelle di Lecoeur, Hervé, Morgan, Tzara, Vailland, Roy, Lefebvre, Morin, F011ge'yrollos, e da ultimo il ritiro di Servin e Casanova, i quali chiedevano una politica più aggiornata e duttile. L'ostinazione bigotta dei massimi dirigenti, che ha fatto del partito uno strumento inerte, può essere illustrata con un solo esempio. Le tesi ufficiali dei congressi insistono ancora sul teorema marxista del depauperamento progressivo, fatale e inevitabile, della classe operaia in regime capitalistico. Tale dottrina è oggi contro l'evidenza, agli occhi degli stessi militanti. I capi del partito scendono in conflitto non solo con la storia degl'economia moderna, ma aon^ogni.gmppo politicó,sai■corché ^marxista, incapala di accettare simili sùpere'tizioni; e giungono persino a negare a se stessi ogni funzione attiva nella società francese, vincolati dal presupposto che nessun problema potrà trovare una soluzione se non dopo « l'ora X ». Sostenere il contrario, per Thorez e Duclos, significa < cadere nel riformismo » (di I qui l'ostilità nei confronti ' dei comunisti italiani). Il loro linguaggio è iperbolico, sonante come musica militare; ma non esiste un solo problema ch'essi abbiano contribuito a risolvere. Persino quando si chiedeva la soppressione delle leggi contrarie al controllo delle nascite e alla sua propaganda (ogni anno si contano a centinaia di migliaia in Francia gl'incidenti dovuti alle rozze pratiche clandestine), Thorez prese partito per i conservatori, equivocando fra controllo delle nascite, che significa Zibertd di concezione e di propaganda medica, e malthusianesimo come dottrina economica cinica e reazionaria. Egli non era aggiornato nemmeno rispetto all'esperienza sovietica, poiché se è vero che Stalin, nel '36, aveva adottato in Russia un decreto conservatore a tale proposito, i governanti del '55 lo avevano abolito. La teologia di Thorez nega ogni ragione parziale; ammette solo il problema del potere, al di là del quale è considerato frivolo persino discutere sulla crisi degli alloggi. Anche nei rapporti personali, i leaders comunisti francesi appaiono intrattabili. Essi accusano chiunque di qualunque cosa, respingono ogni contatto, qualificano di petits bourgeois enragés II 11111111 f 111111111 II 111 II M1111111 11111111111111 l'intera moltitudine degli estranei, da Mollet a Mendès-France. Claude Bourdet, seccato, ha risposto descrivendo la loro dottrina come « un sottomarxismo che ha perduto per difetto d'uso ogni familiarità con la più elementare logica dialettica ». Gilles Martinet, un altro dirigente dei socialisti di sinistra, mi diceva che quando egli si trova a Roma può discutere e far colazione con Togliatti o Amendola, ma non si conosce in Francia chi sia stato ospite dì Thorez e di sua moglie Jeannette Vermeersch, ancor più sdegnosa. La coppia leader è circondata da silenziosa venerazione, il partito non ammette negozi con gli estranei, cosicché non sa nulla di quel che accade altrove: più d'una volta s'è visto Duclos prendere febbrili appunti a proposito della Sfio (il partito socialista), su notizie risapute che in qualche colloquio casuale aveva raccolto dagli esponenti del gruppo DepreuxMendès France. Si deve aggiungere che i comunisti francesi sono stati i più contagiati dallo stalinismo. Thorez è tuttora sommerso da regali in ogni ricorrenza ed è l'oggetto di adulazioni irritanti. « Chi si permette un'obbiezione o anche un'ironia — scrive Jean Baby — è presto considerato un cattivo spirito da sorvegliare ». Sarebbe ingiusto, tuttavia, sostenere che lo scarso peso politico del partito comunista francese è semplicemente dovuto alle sue debolezze. Vi è di più: in Francia si sa meglio che in Italia, per lunga pratica di contatti, che cos'è l'Unione Sovietica. Gli elettori comunisti italiani immaginano la Russia a loro piacimento (una Rus- sia arbitraria, italiana, paese di miracoli e di consumi, dalla dittatura paterna — almeno dopo Stalin — e in più. arricchita dagli « sputniki » e dalla sicurezza sociale). Non così i francesi, che conoscono i sacrifici previsti dal sistema anche per l'avvenire. Basta discorrere con un autista di tassi o leggere France-Soir, il più diffuso giornale di Francia, che è fatto per metà da russi di origine, a cominciare dal direttore. Chi ha conoscenza dell'Urss sa che i Kasaki, gli Usbeki, i Tagiki, i Lituani e innumeret;oIi altre popolazioni non sono più, felici dei musulmani algerini. Quando è della Germania che si discute, i parigini ricordano che, nel '39, dopo il patto Ribbentrop-Molotov, la propaganda comunista qualificava come imperialista la guerra condotta dagli occidentali contro Hitler in difesa della Polonia, e che 10 stesso' Thorez disertò dinanzi ai tedeschi nell'ottobre del '39. Anche tali circostanze limitano l'influenza del P.c.]., detto, con un gioco di parolt, 11 partito dei Mouscoutaires. Thorez, infine, si vede costretto spesso al silenzio o ad un generico bla-bla-bla, come dicono qui, su questioni fondamentali come l'Algeria per non vedersi contraddetto dalle mosse improvvise della diplomazia sovietica. La sterilità del comunismo francese c'interessa, beninteso, non come tema astratto: essa consentirà forse alla democrazia di questo paese un margine di respiro, per superare la tragedia algerina e il < momento vuoto » che s'aprirà dietro a De Gaulle. Alberto Ronchey