E' morto il baritono Carlo Galeffi

E' morto il baritono Carlo Galeffi IIv PIÙ' FAMOSO E> POPOLARE "RIGOLBTTO,, E' morto il baritono Carlo Galeffi Si è spento ieri in un ospedale di Roma, quasi ottantenne - La sua carriera eccezionale durò mezzo secolo; ancora pochi anni or sono, costretto a ritornare in teatro, ebbe grande successo - Fu interprete prediletto da Puccini e Mascagni; per molte stagioni Toscanini lo ebbe accanto alla Scala (Nostro serviste particolare) Roma, 22 settembre. (c.) E' morto oggi all'ospedale S. Giacomo di Roma, quasi ottantenne, il più popolare fra 1 baritoni Italiani di questo secolo: Carlo Galeffi. Il cantante che migliala e migliaia di spettatori conoscevano soprattutto come « Rigoletto » (interpretò l'opera verdiana più di 2300 volte), era sofferente da alcuni anni: una brutta caduta, fatta nel 1960, lo aveva costretto a trascorrere parecchie settimane nell'Ospedale Fatebenefratelli (corsia di terza classe) e ne aveva stroncato la fibra eccezionale. Gli amici — anzitutto Wally Toscanini e Lauri Volpi — intendevano assicurargli una vecchiaia tranquilla, e gli avevano procurato un posto nella Casa di riposo < Giuseppe Verdi»; ma l'artista, pur angustiato anche dalla povertà, non aveva voluto" lasciare Roma, la città della sua fanciullezza e dei primi trionfi. Per nascita, Carlo Galeffi era veneziano: figlio di un sottufficiale dell'esercito, vide la luce al Forte Marghera il 4 giugno 1884; per ricordi, abitudini dì vita, attaccamento sentimentale era romano. Ed in un teatro della capitale, oltre mezzo secolo fa, si era accostato per la prima volta al melodramma, quando già sembrava avviato a tutt'altro mestiere. Il padre infatti, trasferitosi con la famiglia a Ro ma, era riuscito ad Impiega re 11 figlio nella Zecca: prlma nella stamperia da cui uscivano i biglietti, poi nella fonderia delle monete metal liche. Prometteva di diventare un bravo, e robustissimo, artigiano, quando una sera fu trascinato da un compagno ad ascoltare un'opera rossiniana. Si accose di tanto entusiasmo da decidere di diven tare un cantante. Gli esordi furono, naturai mente, difficili e faticosi: le lezioni aerali presso un maestro privato, la lunga attesa, la scarsità dei mezzi; ma il successo fu rapido, vasto ed internazionale. La massima consacrazione l'ebbe prima dei trent'annl, quando Arturo Toscanini lo scelse per interpretare alla Scala il Nabucco; da allora fu, per diciassette stagioni, il baritono c di fiducia > del grande direttore. Giacomo Puccini e Pietro Mascagni lo vollero nella prima esecuzione di parecchie loro opere, dalla Fanciulla, del West alla Parisina; ed il suo nome è legato ancora alla più famosa, forse, fra le < prime » di questo secolo: il Nerone di Boito. A Roma incominciò, praticamente, la sua lunghissima carriera: nel 1907, all'Adriano; a Roma la concluse nel 1955, all'Eliseo. Fu un ancor degno, eppure malinconico tramonto; soltanto le disagiate condizioni economiche lo avevano costretto a ritornare sulle scene, già stanco, dopo aver raccolto tutti i successi più entusiasmanti in tutti 1 maggiori teatri del mondo, al « Metropolitan > di New York come al c Colon » di Buenos Aires, a Madrid ed a Tokio, a Firenze ed a ViennaOvazioni, guadagni ed anche avventure accompagnarono, com'è ovvio, la sua vita di nomade. A Città di Messico cantò mentre gli scenari del teatro erario scossi dal terremoto; a Napoli, nell'ultima guerra, fu sepolto dal crollo di una casa durante un bombardamento e dato per morto; nella prova generale del primo Nerone, riuscì a commuovere Toscanini fino alle lacrime. Ma la sua più difficile avventura la visse certamente la sera in cui, a settant'anni, ritornò a cantare in un grande teatro: gli ap plausi del pubblico, le i-ionie ste di < bis » dovettero sem brargli più importanti di tutte le acclamazioni ricevute in mezzo secolo. Quando gli fu impossibile recitare ancora, accettò un insegnamento in Turchia, come maestro di canto nel Conservatorio di Ankara; era almeno un posto sicuro. Una brutta frattura lo costrinse ad interrompere 11 lavoro; in ultimo viveva con la moglie a Roma, in un appartamento di via Margutta. Forse era il superstite di un'epoca che, nella storia del teatro lirico, non ritornerà più. Domani nell'Ospedale di San Giacomo sarà allestita la camera ardente; forse posdo mani si svolgeranno i fune rali del più popolare < Rigo letto >. l'Aida, e alla Carmen, a Roma. Il primo incontro, due anni dopo, con un concertatore espertissimo, Leopoldo Mugnone, gli die agio di mostrarsi nel San Carlo pari ai baritoni allora più pregiati, e incarnare II personaggio che più gli procurò popolarità e acclamazioni, Rigoletto. Ne contava ultimamente più di duemila repliche. La vocazione alla scena, lo studio della precisa intonazione, del modulato fraseggio, della disione nitida, la ricerca della non banale piacevolezza, e il temperamento incline al drammatizzare, s'appropriava¬ no all'intensità, alla veemenza, di persone verdiane, e per alcun tempo fu stimato ottimo Boccanegra, Marchese di Posa, Renato, Carlo V. Insistendo In questa specie del repertorio, parve esagerare, più manierato che spontaneo, più materiale che sensibile. I facili trionfi in Europa e in America lo incitavano purtroppo a strafare; così per esempio nella Linda di Chamonix, ma sempre sarà ricordato esemplare per la correttezza e l'artistica, contenuta emozione nel Parsifal e nel Nerone di Boito; indimenticabile Fanuel. a, J, c> (Telefoto)