Soltanto nel "Grand Canyon,, si vede che la Terra ha due miliardi di anni di Antonio Barolini

Soltanto nel "Grand Canyon,, si vede che la Terra ha due miliardi di anni LA "GIOVA N E,, AMERICA E' UN PAESE ANTICO Soltanto nel "Grand Canyon,, si vede che la Terra ha due miliardi di anni Quest'immensa ferita aperta nel deserto dell'Arizona, lunga 350 km., profonda 1500 metri, racconta l'intera storia geologica del nostro globo - La presenza dell'uomo è insignificante e troppo recente per aver mutato il volto della Natura - Da un capo all'altro gli Stati Uniti, il paese più organizzato e meccanizzato del mondo, presentano spettacoli simili - L'età delle sue montagne va calcolata in milioni di anni; quella dei suoi alberi più belli, le sequoie, in parecchie migliaia (Dal nostro inviato speciale) Los Angeles, settembre. Per arrivare sul Pacifico, ed a Los Angeles, ho fatto la strada più lunga, con molte digressioni: fra l'altro, ho voluto visitare il Grand Canyon. Quando vi giunsi, dissi alla guida di essere venuto a vedere l'ottava meraviglia del mondo.. Era un altissimo, cordiale, virile e perfino elegante cowboy, e ribatté correttamente: *Mi dispiace, signore, ma siete venuto a ve¬ dere la prima meraviglia del mondo ». Aveva ragione, e per due motivi. Anzitutto, il Grand Canyon è uno dei posti — geologicamente parlando — più interessanti della Terra, nel quale sono visibili a tutti, a occhio nudo, le sovrastrutture delle epoche attraverso le quali si è formato questo pallone celeste, che si chiama globo. Nel fondo del cratere sono scoperte le formazioni di basalto formatesi IIIIIIIIlllItlItlllllllllllIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIII* due miliardi di anni fa (così i calcoli dei competenti) e le stratificazioni delle epoche sovrapposte: intere foreste di agata pietrificata, i primi rettili di cui si indicano chiaramente le impronte. E così, di grado in grado, di colore in colore, fino alla presenza dell'uomo. Vale a dire fino agli ultimi due mimiti di quella che può essere considerata la storia geologica del nostro pianeta. In secondo luogo, il Grand Canyon è certamente il prodigio per eccellenza. E' un cratere, una ferita non cicatrizzata e continuamente in via di corrosione, che — d'un tratto — spezza in due l'altipiano dell'Arizona (2500 metri d'altezza sul livello del mare, circa) e crea un catino abissale deserto, il cui perimetro si può calcolare nei mille chilometri. E' lungo S50 chilometri, largo, in certi punti, anche venti chilometri; con una profondità variabile tra i mille e i millecinquecento metri. Nel fondo, a un'altezza di circa 600 metri dal livello del mare, vi scorre il Colorado. Le sue acque, turbinose e rapide, appaiono costantemente fangose e cariche di detriti di terra e roccia. Questa millenaria erosione si protrarrà — cosi si arguisce — finché il letto del fiume (ora piofondo dai venti ai trenta metri e largo 100) non raggiungerà il livello del Pacifico. Questo cratere contiene rappresentate sei delle sette costanti condizioni climatiche della terra (vi manca solo quella della giungla equatoriale); contiene inoltre 60 diverse specie di mammiferi, 180 specie di uccelli, 25 di rettili e 5 di anfibi; ed è ancora il regno degli indiani Havasupai — una tribù ridotta ad appena 200 elementi — che vivono di agricoltura elementare e di folclore turìstico. Ma soprattutto, da qualsiasi punto lo si osservi, esso si apre agli occhi del visitatore come un immane fantastico scenario di forze primordiali. E' deserto; alcune zone di licheni, qualche uccello nel vuoto, e, sotto, un panorama di guglie, di anfiteatri, di ) a. a o e n è : a i e é a r e i a . . i o o e squallide dune, di abissi dell'abisso. Quindi, dal basso all'alto, la diversa continua struttura dei colori degli evi: dal rosso fiamma al giallo puro, all'oro, ai grigi sfumati, ai verdi smeraldo dei marmi, agli ocra, ai neri violenti; e, poij il gioco delle ombre* i mutevoli riflessi delle nuvole o l'implacabile serenità del cielo. Di là dai suoi bordi, la pianura e le selve dell'Arizona, l'incanto del suo clima (specie di questa stagione) e la sfumatura dei monti lontani, le vette di alcuni dei quali superano i IfiOO metri. Anche qui, ovviamente, ci sono i fanatici del posto. Gli americani sono dei naturisti elementari: il Canyon è parco nazionale, e l'ufficiale della Guardia Forestale che ce lo ha illustrato per mezz'ora, ha finito col raccomandarci una meditazione di dieci minuti. Ct ha detto: « L'umanità rappresenta soltanto due minuti, gli ultimi due, dell'attività geologica dei millenni. Meditate dunque sulla nostra vanità e nullità, davanti a questo tempio naturale ». « Va bene — mi sono azzardato a dirgli — ho l'tmpressione, però, che quegli ultimi due minuti siano gli unici che contano. Gli unici che hanno riscattato i due miliardi di anni di evi bruti di cui mi hai parlato ». Certamente limpido e onesto netta sua mistica del Canyon, mi guardò con gli azzurri occhi smarriti, con pena, come se fossi stato Satana o qualcosa di simile. Mi lasciò in asso: forse non mi capi, forse fu sgomento. Non è~ il solo fanatico delle ère geologiche che abbia incontrato in questo viaggio. Ne conobbi un altro in una deviazione alla « Yosemite Volley », una vallata di montagna a circa $00 chilometri dalla costa del Pacifico. Fu una digressione utile, perché mi-consentì di constatare àìu cora una volta quanto siano sorprendenti, per noi europei, le dimensioni dell'America, come negli Stati Uniti abbondino i deserti. Due grosse meraviglie afferrano la mente di chi li percorre su una piccola auto. < Ma come han fatto i pionieri — si chiede — su quelle loro carrette, tirate da due cavalli o buoi, a giungere fin quat A traversare tutta quell'iradiddio di terre, di monti, di deserti, senza strade, tra nemici di tutti i generi e di tutti i tipit E come han fatto, poi, i loro figli, a organizzarsi; al punto che, ora, tutte le strade sono asfaltate; l'acqua potabile e la luce elettrica sono ovunque? E non c'è località che non abbia un punto di ristoro e il telefonar». Per noi, italiani, spesso è irritante il senso della < catena di montaggio » che qui regola e domina tutto (provate a domandare il solito < sandwich > di carne, ma senza mostarda e senza la fetta di cipolla; nella migliore delle ipotesi, dopo aver aspettato il doppio, ni posto della cipolla troverete il pomodoro, e al posto della mostarda la < maionese » prefabbricata). Ma, se non si fosse applicato anche al « sandwich » il sistema della catena di montaggio, mai gli americani avrebbero potuto organizzare questo continente e dare, in meno di cento anni, a una terra vergine il pieno senso di una civiltà meccanica. L'albergo al «Glacier Point> detta « Yosemite Volley » è iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiB molto simile ai nostri rifugi di legno di alta montagna. La sera, dopo cena, fa freddo; gli ospiti si raccolgono netta sala comune, davanti al fuoco. C'era fra essi, la sera che vi giunsi, un tale che si chiamava « don Fedro ». Pareva Don Chisciotte, tanto era magro e lungo; anche lui con il pizzo. Messicano di origine, è completamente dedito a studi geologici. Eran tre mesi che viveva nella valle. Dopo avere scoperto che ero italiano e, per giunta, giornalista, divenni la sua vittima. <Se domani venisse con me lungo il sentiero che porta alle cascate del Merced (è il fiume che traversa la valle), vedrà cose che, in Italia, non può avere la minima idea che esistano... In Europa, ci vivete da millenni e avete creato una civiltà e una storia millenarie. Questo vuol dire che, poco o molto, da voi anche le zone più antiche e remote risentono della presenza dell'uomo. Qui, è assolutamente diverso. La presenza dell'uomo, qui, è relativamente recente. Quella dell'uomo civile, poi, è di ieri. Ebbene: .vede quei picchi? Son lì da almeno uno e forse due milioni di anni. Gli alberi che vedrà domani, le 'sequoie, son lì-da almeno seimila anni ». Dritte trecento, quattrocento metri, le sequoie mi apparvero l'indomani mattina come regali colonne di cattedrali immani. Facevamo freddo, tanto erano vive e insensibili e supreme, dalla vertigine delle loro altezze millenarie. Mi sembrava di poter dar ragione al geologo; ma poi la sera giunsi a Monterey, la cittadina di Pian della Tortilla di Steinbeck. Par di essere in Liguria. La gente è ricca, civile, sofisticata é felice. Una grazia francese e messicana; una lussuria latina: fiori e buoni cibi. E tutta la storia ■minuta che vien su da ogni pietra: i pirati, i capitani, i guerrieri, i pescatori, gli indiani, i santi e i peccatori. I cannoni sui forti e la caccia alle balene, la pesca delle sardine. Allora mi rincrebbe di non avere davanti don Fedro, il geologo, per dirgli: « Due milioni di anni non sono proprio nulla, vecchio matto, se non sono stati avvivati dalla fantasia dell'uomo. A Monterey, bastano i tre peoni beoni visti da Steinbeck, per fare di questa cittadina una cosa diversa, unica nella storia d'America. Una città sottratta perfino alla catena di montaggio che domina ogni angolo degli Stati Uniti ». Antonio Barolini

Persone citate: Don Chisciotte, Paese Antico, Steinbeck