Scalate quattri vette del Bianco dagli alpini della «Taurinense»

Scalate quattri vette del Bianco dagli alpini della «Taurinense» Scalate quattri vette del Bianco dagli alpini della «Taurinense» (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 10 settembre. Centocinquanta alpini della Divisione Taurinense hanno scalato oggi i capisaldi di frontiera che torreggiano sulla catena del Monte Bianco In un arco di 25 chilometri: le Aiguilles des Glaciers (metri 3812), In fondo alla Val Veny, la vetta del Bianco (m. 4810), la Punta Walker delle Gran des Jorasses (metri 4206) e il Monte Dolent (m. 3821), situato alla confluenza delle frontiere italiana, francese e svizzera in fondo alla Val Ferret. Non è stata un'Impresa sportiva, non si voleva conquistare un primato, ma si trattava di una manovra militare che concludeva 11 corso alpinistico di brigata, dopo severe lezioni teoriche e pratiche su roccia e ghiaccio Possiamo anche aggiungere che non era nemmeno molto gradita la curiosità del giornalista capitato quasi per caso in Val Veny, dove aveva sede il comando dell'esercitazione. Chi volesse fare un paragone tra questa Impresa e quelle puramente alpinistiche non troverebbe elementi di raffronto Le cordate alpine non si propongono soltanto di rag•iungere una vetta ma di arrivarci con le armi di dotatone, mitragliatrici e fucili mitragliatori, osservando un irario prestahillto e mante•lendo I collegamenti radio •on la bape Dove una cordata di alpiìisti può procedere speditamente dieci cordate di alpini levono Invece avanzare a turno per non smuovere sassi, per superare 1 punti difficili; e 1 cteplacrucstdrtadGgfGlaaDgslaamti cspmgnsdztncsgcgmsl comandanti di reparto fanno tendere corde di sicurezza nei passaggi più esposti. La scalata diventa una operazione collettiva in cui tutti collaborano per sé e per gli altri. E' una esperienza Insostituìbile, che rifinisce e collauda l'addestramento del soldato dì montagna e lo fa capace delle più difficili imprese. I centocinquanta della < Taurinense » avevano già raggiunto ieri le ebasi» delle scalate: a Lex Bianche era il plotone destinato alle Aiguilles des Glaciers; al rifugio Gonella gli scalatori del Bianco; al rifugio Boccalatte quelli delle Grandes Jorasses, ed al casolari di fondovalle Ferret gli alpini che sarebbero saliti al Dolent A mezzanotte tutti erano già in marcia. Notte serena, senza luna. Tutti avevano una lampada a lucciola da fissare alla fronte, come quelle dei minatori. Ogni reparto, lasciati alcuni uomini alla base per i necessari collegamenti, procedeva con i pesanti carichi sui sentieri, sulle morene, sui primi lembi di neve. Alle prime luci del"alba erano già sui ghiacciai e alle 7 trasmettevano per radio 11 primo messaggio Sul piazzale della caserma di Val Veny è disposta la stazione ricevente e le voci lontane degli scalatori si affollano nelle cuffie dì ascolto: le cordate di tre alpini ciascuna salgono verso le vette e sono già Impegnate in tratti difficili di roccia o di ghiaccio. La giornata è splendida, relativamente tiepida, senza una nube, senza vento. Un ronzìo in cielo annuncia l'arrivo di un aereo della bri gntmBcadvfMclt gata Taurinense 'che ispeziona 1 quattro gruppi di scalatori e trasmette notizie al comando. Oirà poi il pilota cap. Bellesia che, accompagnato dal maresciallo Pesando ha solcato 'ii lungo e in largo 11 cielo dei Monte Bianco, di non aver mai trovato una giornata così calma, senza « vuoti » d'aria e raffiche di vento. Gli arrivi in vetta sono previsti fra le dieci e mezzogiorno. Le radiotrasmissioni si fanno più fitte: gli uomini del Monte Bianco sono sull'aerea cresta di Bionassay, quelli delle Grandes Jorasses stanno attraversando i ghiacciai dalle rocce del Reposoir all'infido canalone Whymper; gli altri gruppi segnalano le quote a cui sono giunti: 3000, 3400, 3600 metri. La vetta più alta, il Monte Bianco, viene raggiunta per prima: alle 9,45 quarantaquattro uomini guidati dal cap. Penzi, dal ten. Todeschini e dal maresciallo Stornella sono in cima. Pochi minuti Uopo, alle 10 precise, il cap. (Junavesi giunge con i suoi trenta uomini sui monte Dolent. Mancano notizie del reparto delle Aiguilles des Glaciers, forse per un guasto alle radiotrasmittenti, mentre gli uomini delle Grandes Jorasses, alle prese con la scalata alpinisticamente più difficile e Impegnativa, li vediamo distintamente col binocolo mentre attraversano il vertiginoso colatoio Whymper e attaccano le rocce all'estrema destra del ghiacciaio. Più tardi 11 vedremo sbucare sulla calotta ghiacciata terminale e procedere, minuscoli punti neri rigorosamente allineati sulla ripida scalinata, scavata a colpì di priramhtaGdic sastdatitaaltotodpicisudetoMa lafufolecicoreleggseradmlaria gritatatr Perfetta manovra militare - Gli arrivi sulle cime e il ritorno ai campo-base sono avvenuti agli orari prestabiliti - L'ascensione seguita e controllata ora per ora attraverso la radio picozza, verso la vetta. Vi arrivano alle 11. Poco dopo la radio conferma che i sergenti maggiori Gamba e Sertorio hanno portato tutti 1 loro trenta uomini alla mèta. Le notizie dalle Aiguilles des Glaciers giungono con qualche difficoltà attraverso ponti-radio c comunicazioni dell'aereo, ma sapremo poi che la vetta è stata raggiunta a mezzogiorno da trentadue alpini comandati dai sergenti maggiori Battaglia e Ciuffini. Un guasto all'apparecchio radio, in seguito riparato, ne aveva ritardato la comunicazione. La manovra non è finita: la discesa è meno faticosa, ma più delicata della salita, specie per il gruppo impegnato sulle Grandes Jorasses, che deve attraversare qualche tratto difficile, e per quello del Monte Bianco, che si accinge a scendere dai 4810 metri della vetta ai 3000 metri del rifugio e poi ai 2000 metri del fondo valle, dove è atteso dalle camionette. Poco prima delle 18 l'esercitazione di alta montagna può considerarsi conclusa: tutti i reparti stanno tornando a valle e hanno superato i passaggi difficili. Fra le 20 e le 21 giungono nel piazzale della caserma Il generale passa in rassegna gli uomini bruciati dal sole dei ghiacciai ed esprime Il suo compiacimento per la manovra Al « rompete le righe » gli alpini cominciano a raccontare le vicende della giornata, è un racconto che ripeteranno per anni, per tutta la vita, perché una giornata come questa nessuno la po tra dimenticare. Ettore Doglio

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