A 26 anni, «inabile allo studio» prepara e supera la licenza liceale

A 26 anni, «inabile allo studio» prepara e supera la licenza liceale A 26 anni, «inabile allo studio» prepara e supera la licenza liceale Il premio di un milione assegnato a un giovane di Quattordio, semiparalizzato dalla nascita - La Direzione de La Stampa assegna un riconoscimento speciale di mezzo milione ad uno studente vercellese, secondo classificato - Orfano di un bracciante, è giunto alla licenza scientifica lavorando come carbonaio; spontaneamente aveva rinunciato a concorrere al primo premio, giudicandosi meno meritevole Insieme con le borse ril studio per i ragazzi licenziati dalle scuole medie o d'avviamento, nella scorsa primavera La. Stampa aveva istituito un premio di un milione per lo studente che, nella sessione estiva, avrebbe conseguito la maturità, classica o scientifica, vincendo con maggior coraggio i più gravi ostacoli di carattere personale o familiare. Il concorso era riservato al Piemonte e alla Valle di [Aosta. Sono arrivate una cinquantina di domande. Il Direttore de La Stampa, cui spettava la decisione, ha nominato vincitore del premio Leone Ercole, residente a Quattordio, in via Padana Inferiore 6,' provincia di Alessandria, che — da privatista — ha conseguito la maturità scientifica al liceo statale di Asti. E' uno studente di eccezione. Ha 26 anni. All'anagrafe figura inabile. Vive con i genitori e un fratello minore. Il padre, 60 anni, è maestro elementare a Quattordio. In seguito ad una difficile nascita rimase paralizzato; Inutili il braccio e la mano "destra, più corta la gamba destra; e della mano sinistra soltanto quattro diti hanno! una relativa mobilità. Neppure!la parola gli è faci'o. Conseguì la licenza di terza elementare, poi dovette lasciare la scuola. Continuò a leggere, per proprio conto quel che gli capitava e si appassionò alla matematica: anche perché con le quattro dita della mano sinistra riusciva, seppur molto stentatamente, a scrivere i numeri. Gli anni passavano senza alcun miglioramento. C'era anzi una sofferenza maggiore in lui, a mano a mano che prendeva coscienza delle sue condizioni, e nei genitori, che sempre meno sapevano come aiutarlo a vivere. Fu visitato da medici specialisti, andò da un ospedale all'altro, c Non stancatelo — dicevano i medici — non fategli far nulla ». A sentir parlar di studio si opponevano: < Sarebbe la rovina completa. Senza contare che non ci riuscirebbe >. Questa condanna lo opprimeva, soprattutto nelle notti insonni. Quattro anni fa, durante una visita dei parenti d'America, che sono i proprietari dello stabile dove la famiglia abita a Quattordio, ebbe la sensazione di essere considerato un inutile peso. Non volle ammetterlo. Contro il parere di tutti decise di conseguire la maturità scientifica o di iscriversi all'università. Si mise a studiare latino. Dovette ricorrere al magnetofono per imparare a pronunciar chiare le parole. Dopo un an ! no traduceva Cicerone, Ovidio, !Virgilio ì«Ce l'ho fatta». Chinò il ca A luglio si presentò come privatista al liceo statale di Asti portando l'intero programma degli studi, perché l'ultimo suo documento scolastico era della terza elementare. Non gli fu facile essere 'ammesso, per la comprensibile diffidenza del presidente della commissione. «Può scrivere?». «No». «E allora come farà gli scritti? ». < Li detterò». Dettò lo svolgimento del tema d'italiano ad un membro della commissione; ad altri professori le prove di latino, inglese, matematica. E' un duro ostacolo l'esame di maturità. Si pensi allo sforzo di questo giovane che doveva vincere la soggezione della dettatura e non aveva la libertà — propria di chi è solo davanti al foglio — di pensare, correggere, rifare. Forse solo chi ha superato da poco tempo gli esami, può valutare a pieno il suo coraggio. Finiti gli orali, si fece accompagnare ad Asti a vedere I risultati. I genitori lo attendevano trepidanti a casa. Gli corsero incontro. Si fermò ansimante, gli occhi fissi, duri. po. Il padre lo abbracciò. La madre pianse. Quando siamo stati a trovarlo leggeva inglese. «Qual è stata la più grande difficoltà? ». < Di notte mi addormento molto tardi con i sonniferi. Ma non potevo prenderli, perché al mattino presto mi attendevano le prove. Così per tutto il tempo degli tesami non chiujsi occhio. Guardi come sono nervoso. Sa che a volte rompo anche i vetri? ». < Ed ora che cosa farà? ». < Voglio laurearmi in matematica pura. Soltanto nella profondità del numero trovo pace ». Dopo un attento esame del- [ ie domande presentate dai con-!correnti, erano rimasti in discussione per il premio due soli «casi»: quello del giovane Leone- Ercole di Quattordio, ed un secondo di un giovane ventenne di Vercelli, Elvio Guagliumi. Questi — per conseguire la maturità, ottenuta con buonissimi media al liceo scientifico di Vercelli — dovette.fare anche il garzone carbonaio, portando da mattina a sera giù nelle cantine o su negli alloggi i sacchi di 50 chili di carbone. Il padre era un salariato agricolo, la madre aiutava facendo la mondariso. Altri fratelli prima e dopo di lui. A sera, quando la famiglia si riuniva in cucina, il padre stanco Io guardava sfiduciato, perché temeva di non poterlo mantenere agli studi. Il ragazzo lo incoraggiava: « Vedrai, riusciremo. E tu dirai con orgoglio: mio figlio ingegnere ». Il padre gli credeva e gli passava sul capo la pesante mano ad accarezzarlo. Morì di malattia improvvisa. Il ragazzo fu costretto a rinunciare alla scuola. Fece di tutto per guadagnare qualcosa. Per lunghi mesi anche il carbonaio; e due volte do- vette essere ricoverato in ospedale, perché quelle fatiche gli erano troppo gravi. Aveva vergogna che i compagni lo vedessero annerito e sudicio. Eravamo stati a casa sua per conoscerlo; non c'era. Il giorno doP° venne a cercarci al glornaIe- Quando seppe di essere in lizza con il giovane di Quattordio, ci disse: « Mi ritiro dal concorso. Io ho lottato soltanto contro la povertà, l'altro IjB. lottato contro se stesso, contro la natura ingrata. Io posso lavorare, anzi spero di trovare un'occupazione in questi giorni in Val d'Aosta, che mi permetta di seguire il Politecnico». Un animo simile, coraggioso e generoso, meritava uno speciale riconoscimento: la Direzione de La Slampa ha deciso di assegnargli un premio straordinario di mezzo milione di lire. I due giovani riceveranno il meritato riconoscimento durante la pubblica manifestazione, nella quale saranno consegnate le quindici borse di studio di « Specchio dei tempi». Leone Ercole, di Quattordio, milione

Persone citate: Cicerone, Elvio Guagliumi, Leone Ercole