Il medico che uccise l'amante per gelosia racconta piangendo come giunse al delitto

Il medico che uccise l'amante per gelosia racconta piangendo come giunse al delitto fitbia tragica relaziona rievocata alta Vorte d'Amnisc di Milano Il medico che uccise l'amante per gelosia racconta piangendo come giunse al delitto «Ero innamorato pazzo di lei; non volevo che mi abbandonasse per tornare da suo marito» - E prosegue: «Quella sera litigammo. Mi gridò: "Sei un fallito!" e io sparai» - L'imputato, abusato di omicidio premeditato, esplose contro la donna sette colpi di rivoltella; poi si costituì alla polizia - La sentenza è prevista entro domani sera (Dal nostro corrispondente) Milano, 14 settembre. Per rispondere di omicidio premeditato è comparso oggi davanti ai giudici della nostra Corte d'Assise il dottor Pietro Vitali di 40 anni che uccise con sette colpi di pistola la sera del 18 luglio 1959, nel proprio studio di medico in corso Magenta 81, la signora Ali¬ ce Caimani di $!, anni, con la quale da tempo aveva stretto una relazione amorosa. L'istruttoria, a suo tempo condotta dal P.M. Bandirali. si concluse con un rinvio a giudizio del medico e il giudice istruttore Secchi accogliendo le richieste presentate dal P M. firmò la sentenza con la quale Pietro Vitali veniva incrinii- nato per omicidio volontario aggravato e premeditato. L'inchiesta pose in luce gli sviluppi della tragedia mettendo in risalto i precedenti e la personalità del Vitali che una perizia psichiatrica dei professori Gastaldi, Grossoni e Morpugno, ha giudicato semi-infermo di mente, perché affètto da una grave forma di mania ossessiva. La relazione tra il Vitali e la signora Cazzani era sorta nel 19ft e durò circa tre anni. Poi la donna, gradatamente, aveva rallentato 1 sitoi rapporti e il medico era caduto in uno stato di esaltazione che, col tempo, era andato sempre più aggravandosi. Inoltre la Cazzani si dimostrava sempre più preoccupata per le due figliuole divenute ormai quasi signorine e anche perché il Vitali insisteva perché abbandonasse il marito e andasse ! definitivamente a vivere con lui. Il pomeriggio del 18 luglio 1959, il Vitali aveva invitato nel suo studio Alice Cazzani per una spiegazione definitiva. I due parlarono a lungo ma anziché giungere ad una ragionevole conclusione, i loro animi si esacerbarono al punto da degenerare in una lite vera e propria. L'uomo, tra l'altro, aveva bevuto oltre misura ed era arrivato perfino a minacciare l'amica con un coltello. La lite continuò violentissima fino a che il dottor Vitali, esasperato, colpì la Cazzani al capo con il calcio di una rivoltela. Spaventato perché la donna era svenuta, cercò di prestarle aiuto. Alice Cazzani si riebbe infatti, ma subito — narrò il medico dopo l'arresto — lo investi con accresciuta asprezza di linguaggio, gridandogli in faccia: 1 Tu sei un fallito! ». Furono queste parole che scatenarono l'uomo il qua inbdrtpmsdn1thpnQsdpseffsatltttvsdracdsdmVzGAsle sparò sulla Cazzani ben set-'ote colpi di pistola. Erano le 10,30. La telefonata di un inquilino aveva fatto accorrere agenti di polizia e carabinieri. Sulte scale, stralunato e tremante, gli abiti macchiati di sangue, il dottor Vitali appena vide gli agenti disse: « Bene, siete già qui. Stavo proprio per venire a costituirmi > O.o.ni Pietro Vitali — difeso dagli avvocati Alfredo e Rodolfo De Morsico — è apparso in aula poco dopo le 9,30: vestiva un abito grigio con camicia bianca senza cravatta e sul suo volto erano visibili i segni della sofferenza. Poco dopo è entrata anche la Corte, ed il presidente, terminata la lettura dei capi di imputazione, ha dato la parola all'imputato. Il dottor Vitali, visibilmente emozionato Ddha iniziato a narrare come co- j nobbe la sua amante e come' prese avvio la relazione che doveva noi sfociare nel delit-, , ,,, ' - „ , rò. L'imputato ha affermato che l'amore per la signora Cazzani gli aveva dato una pace, una tranquillità e una fiducia in se aveva provato tesso quale mai ; i amno quasi piangendo, _ non, mi tacevo sentire quel fallito* che avevo sempre pensato di. essere » L'interrogatorio é'proseguito poi senza colpi di\ scena e il meri co ha raccon-[tato p-nnamente e con chia-1 rezza tutto l'evolversi della]relaziona II dottor Vitali ha detto infine iti magistrati che quando si rese conto che la | relazione stava spegnendosi,', per ritardare una rottura de- finitila fece firmare un patto alla sua amante col quale ,^.1 nìvano reoolat, I rapporti tra\.• j. „ „,„,„,.„ ,„„„ . ... due. qualora fossero vissuti separati. Il documento scritto in quella grafia poco decifrabile caratteristica di molti medici, presenta un grande interesse psicologico e sarà oggetto di ampie discussioni da parte dei difensori. Con un racconto pacato, come se ormai si consideri rassegnato alla sua sorte, il medico assassino ha riferito che nel pomeriggio del 18 luglio 1959 scoppiò una furiosa lite tra lui e Alice Cazzani. < Ci rivedemmo dopo cena — ha detto l'imputato — ed io, per placare la mia disperazione, avevo bevuto parecchio. Quando riprendemmo la discussione ero fuori di me dal dolore: non volevo che mi ab bandonasse. Saputo che ormai la sua decisione era irremovi bile, mi gettai su di lei e la tramortii col calcio della mia pistola. Quando Alice riprese I sensi fece l'atto di andarsene e mi gridò: < Sei un pazzo e un fallito ». Questo segnò la sua fine: persi il controllo di me stesso e cominciai a sparare all'impazzata con l'arma che tenevo ancora in pugno ». A queste parole Pietro Vitali ha abbassato la testa e vinto dalla commozione non è stato più in grado di proseguire tanto che il presidente ha dovuto ordinare una breve sospensione dell'udienza. Quando il medico ha ripreso il suo racconto aveva ben poco da aggiungere a guanto già dichiarato in istruttoria. Prima di iniziare l'escussione dei testimoni, il presidente ha ricordato il tentativo di suicidio messo in atto dall'imputato il 18 marzo 1960 in una cella di isolamento del carcere di San Vittore, quando tentò di im piccarsi con un pezzo di lenzuolo Ha quindi deposto il dottor Giacinto De Valle, marito di Alice Cazzani. Il professionista ha rievocato le pietose vi onde del suo sfortunato ma trimonio, la morbosa relazione della moglie col dott. Vitali, i tentativi fatti per ricondurre la donna in seno alla famiglia ed alle due figlie. Il dottor De Valle, noto commercialista, aveva persino fatto sottoporre Alice Cazzani ad una visita da parte di uno psichiatra, ma la signora era stata trovata sana di mente. Erano così cominciate le pratiche per la separazione le gale ma in un primo tempo essendo sembrato che i due coniugi potessero tornare in sieme, la prima azione in corso venne sospesa. La pace, però, durò poco: marito e moglie si ritrovarono di nuovo in tribunale. Ma quando ormai sembrava definitiva la rottura, Alice Cazzani tornò sui suoi passi e promise che avrebbe troncato la sua relazione. Altri testimoni sono seguiti al dott. Giacinto De Valle: sono amici comuni della vittima, dell'assassino e familiari, ma la loro deposizione è stata di secondaria importanza. Il processo, che ha richiamato in aula un folto pubblico, può ormai considerarsi concluso. La sentenza è infatti prevista per domani sera o tuffai più nella mattinata di sabato, m. vittima Alice Cazzani L'imputato Pietro Vitali; la

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