I socialisti appoggiano La Pira che porta a Messa i musulmani

I socialisti appoggiano La Pira che porta a Messa i musulmani Completa accordo nella Giunta di eentro "sinistra I socialisti appoggiano La Pira che porta a Messa i musulmani I fiorentini seguono con curiosità distaccata il tentativo di affratellare cristiani e islamici, ma approvano l'« attivismo francescano » del loro sindaco • I problemi della città sono seri, il bilancio in disavanzo, le tasse al limite - Tuttavia i programmi di lavoro sono imponenti, e la maggioranza dei cittadini ha fiducia (Dal nostro inviato speciale) Firenze, settembre. Davanti a Palazzo Vecchio sciamano dopo le cerimonie dei giorni scorsi notabili marocchini avvolti nel « djellab » candido, col fez rosso in testa e larghi sandali gialli al piedi. Un vetturino, steso sul sedile all'ombra della Loggia dell'Orcagna, esclama: «Oh, La Pira, qui si diventa tutti moameddini! ». Nel gergo popolare moameddini sono i musulmani, ormai di casa a Firenze dopo i « colloqui mediterranei» e dopo il gemellaggio della capitale toscana con Fez. La frase riflette uno stato d'animo passeggero, e si .sa che lo stato d'animo fiorentino è volto al sarcasmo. Indagando e frugando nei sentimenti della popolazione, ci si accorge che i « moameddini » sono visti come tutti gli altri forestieri, semmai con una punta di accentuata curiosità per 11 loro abbigliamento; ci si accorge che le iniziative lapìriane per una fratellanza fra l'Islam e la Cristianità lasciano la massa indifferente, senza però destare commenti negativi, sembrando a conti fratti abbastanza utili per il turismo e favorevoli all'attività delle industrie locali, come il rinnovato « Pignone » che lavora molto per il Marocco. L'atteggiamento dei fiorentini nei confronti dell'alleanza con l'Islam spiega, almeno in parte, quello verso le altre iniziative di La Pira e verso la sua attività di sindaco. Lo vede con malumore la parte della popolazione che ragiona in termini più strettamente economici. Il grosso lo lascia fare, pensando che, dopo tutto, è il sindaco che si preoccupa di trovar casa ai senza tetto, di dare 11 pane agli affamati e il lavoro ai disoccupati. < Quello non è un sindaco o un politico, egli è un frate che poteva fare il comunista», mi dice un fattorino di autobus, iscritto al pei. Anche questa frase riflette uno stato d'animo diffuso: ripete la leggenda personale di un sindaco paragonato a Savonarola per i suoi impeti e per la sua vita; ma conferma ancora che La Pira continua imperterrito la sua amministrazione personale, non vincolata a criteri economici o a leggi di partito, spesso caritativa ma talvolta capace di dare positivi risultati economici, come nel caso del « Pignone ». Quando, . nel 1953, La Pira mobilitò 1 fiorentini, per impedire la chiusura dello stabilimento fortemente passivo in cui erano occupati duemila operai per il settanta per cento comunisti (fu sostenuto dal cardinale Dalla Costa e da duecento vescovi di tutta Italia), si disse che quello era un gesto romantico destinato ad avere un seguito fallimentare. Oggi il « Pignone » lavora ottimamente, con profitto. La sua rinascita avvenne In modo burrascoso e miracolistico, ed è legata strettamente alle alleanze con 1 «moameddini » e alla fraternità con l'Islam. In quell'episodio ci fu spirito messianico e improvvisazione, contro tutti 1 calcoli dei tecnici e degli economisti. Allo stesso modo La Pira amministra Firenze: se mancano i fondi, se il disavanzo si allarga (già supera i sei miliardi), il sindaco pensa anzitutto alla preghiera e all'intervento della Provvidenza (mettendo contemporaneamente in moto alleanze che finiscono col dare 1 loro frutti). Firenze non è città in brillanti condizioni; manca un moderno acquedotto, la circolazione stradale è impossibile, l'aeroporto di Peretola è praticamente ii.utile, interi quartieri son da risanare. Persiste una certa disoccupazione (ma si è ben lontani dalle punte drammatiche del 1953). Il boom economico arriva qui attutito. La sola grande industria è quella del turismo, che riversa però parte del suoi frutti fuori di Firenze (a Roma, dicono i fiorentini). Il sindaco agita molti progetti, anche se la loro realizzazione sembra alquanto dubbia. Ora sta lavorando alla costruzione del famoso quartiere di Sorgane, su un progetto corretto dopo tante polemiche. Farà anche l'acquedotto. Vuole aiutare le industrie e l'artigianato. I denari? Le tasse sono al limite, non c'è modo di trovare fondi da altre parti, ma La Pira è sicuro di riuscire. Cose risapute, si dirà a questo punto Ma c'è un'osservazione da fare: alleati e sostenitori di La Pira nella sua opera di «sindaco mistico» sono i socialisti. Non si deve dimenticare che dal novembre scorso Firenze è amministrata da democristiani, socialisti e socialdemocratici (rispettiva-, mente 22, 8 e 4 seggi su 60 del Consiglio comunale) L'« operazione centro-sinistra » andò in porto dopo polemiche e burrasche che, a quanto pare servirono a chiarire le idee, prep rando il terreno per una alleanza duratura Accanto al mistico La Pira, che amministra la città fidando nella Provvidenza e che porta a messa i musulmani, è Enzo Enriques Agnoletti, erede spirituale di Calamandrei, direttore del Ponte, punta avanzata di quegli ambienti della sinistra fiorentina che derivano dal partito d'azione le istanze sociali, l'amore della libertà, lo schietto laicismo. L'alleanza fra i due uomini, stretta ed affettuosa (ha origini nel periodo clandestino) stupisce l'osservatore esterno, che non conosce Firenze. E' ben vero che alcuni della sinistra socialista parlarono tempo fa di « innaturale alleanza », ma non si deve dimenticare che la capitale toscana è culla di una sinistra democristiana dai movimenti e pensieri audaci, e la massa è tutt'altro che conservatrice. In questo quadro, l'attivismo francescano di La Pira trova nei socialisti alleati non innaturali, se mai talvolta critici, ma imbarazzati dalla sua estrosità religiosa (né imbarazzato è il cardinale, fedelissimo sostenitore del sindaco). Le sue iniziative culturali e politiche per una fratellanza con l'Islam trovano fermo appoggio nei socialisti, che sempre propugnarono la necessità di migliori e più moderni rapporti con i paesi arabi e con quelli d'Africa: fra i messaggi di adesione ai convegni e alle cerimonie lapiriane, figura sempre quello di Nenni. Gli avversari, attualmente, stanno in guardia. I comunisti contano sul costante apporto delle campagne che forniscono sempre nuovi cittadini a Firenze, In maggioranza riversandoli nelle file del pel. La loro azione sembra temporeggiatrice: non è facile suscitare nelle masse popolari fervore di sentimenti contro La Pira. Piuttosto, i sentimenti ostili sono ben chiari nel ceto conservatore, nella borghesia abbiente che disapprova la predicazione e il messianismo di La Pira, vedendo in lui un ingenuo anticipatore del predominio comunista. E' evidente a questo punto che la forza di La Pira sta nell'essere compiutamente un personaggio, ed i fiorentini han sempre avuto bisogno di un personaggio — anche di-, scusso — alla loro testa- Le cose andarono malissimo, mi dicono, quando ci fu la gestione commissariale: Firenze era depressa, mancava qualcuno che ne destasse gli umori. La Pira tiene svegli 1 fiorentini, si fa amare e criticare, rinnova lo snlrito antico delle fazioni: anche gli avversari riconoscono che in questo è la sua forza segreta. Mario Fazio