Domenica i tedeschi di Bonn scelgono Ira Adenauer e il sindaco di Berlino di Michele TitoMassimo Conti

Domenica i tedeschi di Bonn scelgono Ira Adenauer e il sindaco di Berlino XSlexiono del nuovo Parlamento Domenica i tedeschi di Bonn scelgono Ira Adenauer e il sindaco di Berlino Alle urne 37 milioni di persone, fra cui 20 milioni di donne - La de dell'ottantacinquenne Cancelliere appare il partito più forte - Anche se non avrà la maggioranza assoluta potrà formare il governo con i liberali Suo avversario principale è il socialdemocratico Brandt,, atlantista più tiepido - Le previsioni gli danno il 37% dei suffragi - I neo-nazisti hanno formato un movimento con 28 mila iscritti, quasi tutti giovani (Dal nostro corrispondente) Bonn, 12 settembre. Domenica prossima 17 settembre trentasette milioni di tedeschi occidentali andranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento della Repubblica federale. Come sempre, l'esito della consultazione dipenderà dalle donne che saranno stavolta più di venti milioni. E' la quarta volta che la Germania democratica viene chiamata ad eleggere i propri governanti. La prima consultazione si svolse nel 1949. la seconda nel 1953, l'ultima nel 1957. Tutte e tre si conclusero con schiaccianti affermazioni di Konrad Adenauer, il capo della democrazia cristiana. Nelle ultime elezioni Adenauer ebbe il 50,2 % dei suffragi che gli assicurarono poi la maggioranza assoluta al Bundestag di Bonn, 281 deputati. Anche ora il buon senso comune, confermato dai più recenti sondaggi dell'opinione pubblica, indica un'affermazione della democrazia cristiana come il più forte partito tedesco. Le discussioni di questi giorni vertono soltanto sulla misura della sua vittoria. Non è sicuro che Adenauer riesca ad ottenere il 48 % dei consensi popolari che gli riconfermerebbero la maggioranza assoluta al Bundestag, grazie ad un certo meccanismo della legge elettorale. Ma se anche dovesse ottenere il 47 % assegnatogli dalle prudenti previsioni dei « Gallup », Adenauer sarebbe sempre in condizione di formare il governo con i liberali. Questi ultimi, che con i loro quarantatre seggi attuali, rappresentano il terzo dei partiti tedeschi, appaiono ben disposti ad entrare nella coalizione futura. La loro presenza, del resto, non influirebbe in maniera decisiva sugli indirizzi della politica di Bonn, interna ed estera. Anche i liberali, capeggiati da Erich Mende, sono per la politica atlantica, seppure temperata da palesi riserve a sfondo « nazionale ». Il 17 settembre quindi non dovrebbe riservare sorprese alla Germania, né tanto meno influire sui molteplici legami che la vincolano al mondo libero. E' chiaro per tutti, però, che le elezioni prossime segneranno il limite dell'« era Adenauer ». Sarà questa l'ultima volta, infatti, che l'ottantacinquenne statista guiderà il suo partito nella lotta politica. E' probabile anzi che, trascorso un certo tempo — forse un anno — egli cederà il timone del Paese a Ludwig Erhard, vice-cancelliere e ministro per l'Economia, seppure a malincuore. Contro il partito di maggioranza si batte con giovanili energie e speranze limitate il borgomastro berlinese Willy Brandt, candidato socialdemocratico. Brandt, divenuto vieppiù popolare per la recente crisi di Berlino, non spaventa gli elettori vcqn programmi originali". Ai propagandisti democristiani che esortano i tedeschi « a non mettere in gioco » benessere e sicurezza, egli assicura che, se andasse al governo, tutto continuerebbe come prima. Farò come Adenauer, dice il borgomastro, anzi meglio di lui. Neanche Brandt mette in dubbio le alleanze occidentali. Anch'egli è per il riarmo della Germania ( non quello atomico) inquadrato nei comuni sforzi difensivi; nonostante tutto però, molti sono convinti che l'atlantismo di Brandt è più condizionato agli interessi nazionali. Brandt si rende conto che l'unità del Paese può esigere un alto prezzo. E con lui si trovano d'accordo i liberali, nonché lina parte non trascurabile del partito democristiano che s; identifica in Eugen Gerstenntayer. Presidente del Bundestag. La politica tedesca non offre in alcun paso alternative immediate Ma essa la scia già supporre riserve di forze « nazionali » che potrebbero, un giorno, divenire operanti. Neil' ultimo messaggio a Kennedy, Adenauer richiamò accortamente l'attenzione del Presidente su questi sviluppi della politica tedesca. Alla Camera di Bonn i socialdemocratici dispongono presentemente di 168 deputati. Con un aumento di suffragi a Bonn, ritenuto probabile, Brandt spera di intaccare il monopolio politico del partito al potere. Gli ultimi sondaggi dell'istituto E.M.N.D.I. (il Gallup tedesco ) attribuiscono ai socialdemocratici il 37 per cento dei voti di domenica prossima. Fra i motivi che suffragano questi cauti ottimismi c'è la presenza e il prestigio dello stesso Brandt: nelle passate consultazioni i socialdemocratici non avevano un « personaggio » da presentare agli elettori. E fu questa senza dubbio una delle ragioni delle loro ripetute sconfitte. Adenauer, Brandt e Mende sono quindi i protagonisti della contesa elettorale. I partiti che chiedono la fiducia dei tedeschi però sono in tutto undici, oltre alle liste regionali. Fra i partiti minori troviamo due movimenti di estrema de¬ stra, il « Partito pangermanico » e la « Deutsche Reichspartei ». Il partito pangermanico, di recente costituzione, è l'erede del « partito tedesco » che si è fuso col blocco dei profughi. Basterà dire, per qualificarlo, che i pangermanisti rimproverano al governo la neutralità nella vertenza per l'Alto Adige. I pronostici dei sondaggi assegnano ai pangermanisti il 5 per cento circa dei voti. Se poi essi non dovessero superare quel quoziente, non potrebbero mandare deputati al nuovo Parlamento. In base alla recente legge elettorale, i voti da loro raccolti andrebbero al partito più forte, cioè alla de. La Deutsche Reichspartei è dichiaratamente nazista, antiatlantica, incline al neutralismo. Ha ventottomila iscritti in tutta la Repubblica federale, di cui il settanta per cento — fatto sconcertante — al di sotto dei trent'anni. Nelle elezioni passate la Deutsche Reichspartei ebbe l'uno per cento dei voti. Le sue prospettive non risultano molto migliorate. E' quasi certo che non scavalcherà l'ostacolo del 5 per cento. I voti dei comunisti, posti fuori della legalità sei anni or sono, si concentreranno invece sull'« Unione tedesca per la pace ». L'Unione, che dicono finanziata da Pankow, raccoglie nelle proprie file neutralisti, pacifisti e ammiratori di Albert Schweitzer. Secondo le previsioni l'Unione, che è guidata da una donna, otterrà l'uno' per cento dei suffragi. Più o meno accentuate e sotto forme diverse, le istanze neutralistiche e « nazionali » tornano ad affiorare in ogni zona del paesaggio politico tedesco. I trentasette milioni di elettori dei dieci Lander della federazione tedesca (Berlino non fa parte integrante della Repubblica, quindi non voterà) dovranno contrassegnare domenica prossima due schede: un voto va alla lista di partito, l'altro al candidato. La legge elettorale vigente si rifa al sistema D'Hondt. Essa rappresenta un compromesso fra collegio uninominale e sistema proporzionale. Il meccanismo della ripartizione dei seggi è oltremodo complesso. Esso è diretto contro la dispersione dei voti su liste o candidati senza seguito « apprezzabile ». Favorisce la tendenza al sistema bipartitico già osservata in Germania. Farnesina, che è molto lungo e dettagliato, accusa poi il governo austriaco di tolleranza, se non di incoraggiamento, verso l'attività estremistica di Innsbruck. Questa presa di posizione è indubbiamente grave. Essa però rientra nel quadro di una tensione nei rapporti tra i due paesi che è inutile nascondersi. Ma anche il commento della Farnesina è fatto a ragion veduta: si tratta di mettere le mani avanti specificando punto per punto le responsabilità austriache affinché il governo di Vienna, se rimane solidale con le posizioni rigide di Kreisky, avverta che l'Italia ha buone armi per far valere le proprie ragioni. Tutto questo dà maggior valore a ciò che sul terreno delle concessioni che sono possibili il governo si accinge a fare in favore delle richieste della minoranza di lingua tedesca dell'Alto Adige. Domani si insedia la commissione di studio per l'Alto Adige. I lavori si protrarranno, stando alle previsioni, per tre mesi. E' in quella sede e non altrove che verranno le soluzioni possibili. Michele Tito Massimo Conti