Strade deserte e silenziose a Issogne e Arnaz Nelle case si piangono le quattro vittime valdostane

Strade deserte e silenziose a Issogne e Arnaz Nelle case si piangono le quattro vittime valdostane Otto dei quindici mmiorti mi circuito sommo jplemmmommìosi Strade deserte e silenziose a Issogne e Arnaz Nelle case si piangono le quattro vittime valdostane Rinaldo Girod, rimasto gravemente ferito, è deceduto ieri sera in ospedale - Erano andati in otto all'autodromo in gita di piacere - Franca Duguet, 18 anni, avrebbe dovuto incominciare oggi il lavoro a Champoluc come cameriera - Due alessandrini e due biellesi gli altri morti (Dal nostro inviato speciale) Ama/., 11 settembre. Doveva essere una bella pila, una giornata festosa. Renato Janin, impresario edile di 35 anni e Renzo Girod, un giovane di 28 anni che lavora nell'impresa paterna di autotrasporti, avevano deciso di andare a Monza per la disputa del Grati Premio automobilistico. Parenti ed ■ mici accettarono volentieri di formare la comi tiva: sarebbero partiti alle 8 del rr-ttino, portandosi la colazione al sacco ed avrebbero trascorso la giornata assistendo al passaggio dei bolidi. Sulla « Giulietta » di Renato Janin prendevano posto il falegname Augusto Valleise, di 2r anni, Carlo Rolland impiegato all'Olivetti e Rinaldo Girod di 19 anni, che lavora pure alla. Olivetti, cugino di Renzo Girod Sulla « 500 » di Renzo Girod salivano altre tre perso- ?ie: la moglie di Renzo, Armanda Duguet, la cognata Franca Duguet di Issogne, di 18 anni, e una cugina delle sorelle Duguet, Claudina Polognoli di 29 anni, pure di Issogne. Otto persone su due macchine. Domenica sera la telefonata di uno dei superstiti gettava la costernazione ad Arnaz e ad Issogne dove quasi tutti sono imparentati con le vittime: Augusto Valleise, Franca Duglie1- e Claudina Polognoli erano morti nella strage dell'autodromo ; Rinaldo Girod ferito in condizioni disperate, Renato Janin e Renzo Girod feriti e giudicati guaribili in trenta giorni. Due soli incolumi: Armanda Duguet e Carlo Rolland. Stasera poi alle 10,30 è morto anche il giovane Rinaldo Girod. I lettori che ieri hanno visto la drammatica fotografia pub blicata da Stampa Sera in prima pagina sono stati certa mente colpiti dalla figura in primo piano di una giovane donna che fugge terrorizzata balzando da un cumulo di corpi umani stesi a terra: ha le braccia allargate, in un gesto di disperazione e la bocca aperta in un grido irrefrenabile: quella donna è Armanda Duguet che ha visto morire la sorella Franca e la cugina Claudina Polognoli, ha assistito al ferimento del marito Renzo Girod e allo strazio degli altri componenti della comitiva. Alla sua sinistra è l'altro superstite valdostano, Carlo Rolland. Venire ad Arnaz e ad Issogne, due paesi situati a pochi chilometri l'uno dall'altro, poco prima di Vcrrcs, per visita- re le famiglie dei quuttro motti e dei due feriti, è piombare in paesi in lutto. Strade deserte e silenziose. In tutte le case gli abitanti sono riuniti davanti all'ingresso, seduti in cerchio. Passano lunghi minuti senza che nessuno parli, poi qualcuno dice una parola sottovoce, un altro risponde senza alzare la testa, come in una veglia funebre. Ad Arnaz la madre di Renzo Girod, una donna giovane e robusta che domina coraggiosamente l'ansia per la sorte del figlio ferito, ci dice, in poche parole, come è stata organizzata la gita: il suo Renzo e l'impresario Renato Janin, sposato con due figli di 11 e 6 anni, sono tutti e due appassionati di automobilismo (lo Janin, anzi, ha già partecipato a qualche gara) e quando è annunciata una competizione importante vanno sempre a vederla. Combinarono il viaggio a Monza come una bella gita nello scenario del loro sport preferito, invitarono amici e parenti, e partirono allegri e fiduciosi. Le salme dei primi tre deceduti sono partite alle 15 da Monza e giungeranno nella Valle d'Aosta in serata. Domani x'rrrà trasportata anche quello, di Rinaldo Girod mor¬ to stasera. La bara di Augusto Valleise sarà portata qui, ad Arnaz. Il giovane falegname aveva 25 anni e lavorava in un laboratorio in casa, dove convive con sette fratelli e sorelle. Quattro fratelli sono partiti per Monza e scortano la salma del povero giovane. In condizioni pietose è la mamma Valleise, malata di cuore, che viene sorretta con iniezioni e affettuose parole di conforto. Franca Duguet e Claudina Polognoli saranno portate alle loro abitazioni a Issogne. Siamo stati nel paese raccolto attorno al celebre castello. Dappertutto la stessa scena: i parenti raccolti davanti alle abitazioni in attesa che la vittima sia riportata a casa, chiusi in un dolore muto, senza lagrime e senza parole. In casa Polognoli, un uomo ci dice: «Sotto il padre». Arriva un parente, lo abbraccia e gli si siede vicino, senza parlare. Gli occhi di papà Polognoli si riempiono di lagrime, i,.a l'uomo con tino sforzo si domina: c'è una dignità, una austerità nel dolore di questa gente, più straziante dei pianti e delle invocazioni. Claudina Polognoli non era stata subito riconosciuta fra le vittime perché non aveva coti sé la carta d'identità, e Aveva soltanto un vecchio passaporto — ci dice il padre — ma lo aveva lasciato a casa ». Era lei, purtroppo, la « Dina » di Issogne a cui avevano accennato le prime edizioni dei giornali di stamane. Saliamo alla abitazione di Franca Duguet, una casetta che sorge su un cocuzzolo. Mentre stiamo per bussare alla porta, un giovane ci avverte: «La mamma è a letto, sfinita, ma potete parlare col padre ». E ce lo indica: è su un terrazzino con altri due o tre uomini. Anche lui chiude il dolore dentro di sé, e solo di tanto in tanto ripete una domanda angosciosa: «Che cosa'devo fare iof Che cosa posso /are?». Nessuno risponde, e l'uomo tace. Gli chiediamo della figlia: «Franca è andata a Monza per passare una bella giornata, e invece... Era cameriera e domani avrebbe dovuto partire per Champoluc, dove aveva trovato lavoro». Tornerà invece stasera a casa sua per trascorrervi l'ultima notte. < La voglio qui — dice il padre — mi rincresce per la mamma - che sentirà più forte la sua pena, ma bisogna che stia ancora una notte con noi ». Queste sono le case delle vittime, queste le poche frasi che pronunciano i parenti; ma in ogni casa di Issogne e di Arnaz È come se fosse entrata la morte. Ettore Doglio Sei delle otto vittime piemontesi della sciagura: da sinistra Laura Zorzi, Paolo Perazzone, Claudina Polognoli, Franca Duguet, Camillo Augusto Valleise, Luigi Freschi