La solidità della funivia ha limitato il disastro

La solidità della funivia ha limitato il disastro La solidità della funivia ha limitato il disastro (Dal nostro inviato speciale) Chamonix, 31 agosto. Nei piccoli uffici della Funivia dell'Aiguille du Midi si succedono le viBiie di funzionari, tecnici, ufficiali e autorità: una grossa macchina burocratica si è mossa per accertare le responsabilità, e per valutare 1 danni material! della tragedia abbattutasi sulla Funivia dei Ghiacciai. Sono giunti i parenti della famiglia tedesca Bormann vittima — padre, madre e due figli — della sciagura e chiedevano di essere aiutati nel sostenere le spese per il trasporto dei loro cari in Germania. Il direttore delle Funivie, ingegner De Francisco, oltre a confortarli li ha rassicurati: le salme saranno portate ai paesi di provenienza. Sono pure attesi i parenti di Adolfo Biancolini e del figlio Sauro: anche i feretri dei due italiani saranno portati a Trieste a cura delle Funivie. Il direttore De Francisco va già preso accordi col sindaco di Chamonix per adempiere a questo penoso compito. La Società delle Funivie è assicurata per gli infortuni che possono capitare ai viaggiatori e pertanto ai familiari delle vittime verrà corrisposto il dovuto risarcimento. Ma la società a sua volta subisce un danno di molte centinaia di milioni per il ripristino dell'impianto ed il mancato incasso durante i lavori. L'importo dei biglietti venduti dalla Funivia dei Ghiacciai ammonta a circa mezzo miliardo all'anno e si prevede che per molti mesi rimpianto non potrà funzionare. Abbiamo chiesto all'ing. De Francisco le sue previsioni sui lavori di ripristino, c Dovremo naturalmente sostituire completamente la fune traente che è stata spezzata e che per disposizioni regolamentari non può assolutamente essere rappezzata. L'officina di Bourg che già fornì il primo cavo dovrà preparare 20 tonnellate di acciaio che abbia i requisiti richiesti e trafilarlo per darci la fune metallica occorrente, che deve essere lunga circa 11 chilometri, del diametro di 22 millimetri, del peso di due chilogrammi per metro con un carico di rottura di 17.300 chilogrammi. Occorreranno almeno due o tre mesi. Se riusciremo ad averla in novembre, potremo anche collocarla prima dell'inverno e in tal caso la funivia potrebbe funzionare in febbraio, per i campionati mondiali di sci; altrimenti il collocamento dovrà essere rinviato alla prossima primavera e la funivia resterà ferma fino all'inizio dell'estate del 1962. Dovremo anche rivedere tutto l'impianto: dai piloni di sostegno alla « scarpa > sospesa fra i due flambeaux, alle cabine per essere certi che l'impianto sia di nuovo in assoluta, perfetta efficienza >. Se la responsabilità del disastro sarà attribuita all'imprudente manovra dell'aereo, come non sembra vi siano dubbi, i danni verranno risarciti dal ministero della Guerra francese. Ieri si è presentato alla direzione della Funivia il generale comandante della IV Zona aerea per esprimere il suo profondo rammarico per la sciagura ed assicurare che l'importo dei danni verrà rimborsato dal ministero. Un ispettore della polizia dell'Aria e un gruppo di ingegneri ministeriali hanno già compiuto sopraluoghi per accertare le conseguenze del disastro e l'entità dei danni. Al primo comunicato del ministero francese dell'Aria, con cui si annunciava laconicamente che nel corso di una missione avente per oggetto un riconoscimento del terreno, un aereo, per motivi non ancora accertati, aveva urtato contro le istallazioni della funivia e che elicotteri della base di Chambéry erano stati diretti Immediatamente sul luogo per le operazioni di soccorso, ne è seguito un altro molto lungo in cui si precisa che l'aereo, nella sua missione sulla frontiera franco-italiana, doveva seguire un itinerario prestabilito e tenersi ad altitudini precise. Specialmente nel ritorno, doveva volare a basse quote su rotte obbligatorie La preparazione del volo era stata minuziosa ed erano stati consultati i documenti regolamentari di navigazione aerea perché il volo non presentasse pericoli per gli abitanti della regione sorvolata L'aereo del capitano Ziegler era accompagnato da un altro apparecchio che nel sor passare il Monte Bianco segnalò per radio di aver perduto il collegamento 11 capi tano Ziegler fece un largo giro per essere di nuovo scorto dal collega e nel corso di qtie sta evoluzione senti un urti senza però riconoscerne la causa II pilota dell'altro ap¬ ptupsgcesqgcgatvicaFlzegprrd parecchio poco dopo lo avvertiva, sempre per radio, che uno dei serbatoi mobili del propellente era danneggiato. Viene ricordata intanto, una strana coincidenza. Henry Ziegler, padre del pilota che ha causato il disastro, nel 1955 era capo-gabinetto del ministero dei Lavori Pubblici e in questa sua qualità aveva inaugurato la Funivia dei Ghiacciai. Ora Henry Ziegler dirige l'officina di costruzioni aeronautiche Briguet e la notizia del disastro lo ha sconvolto. E' stato constatato nelle ispezioni del tecnici che le eccezionali misure di sicurezza attuate nella costruzione della Funivia dei Ghiacciai hanno limitato le tragiche conseguenze al solo settore dello strappo e hanno permesso il salvataggio di tutti gli altri turisti. In particolare il carico di rottura della fune traente, che per regolamento deve sopportare un carico quadruplo delle prestazioni abituali, era stato raddoppiato portandolo a otto volte, il diametro era stato aumentato da 16 a 22 millimetri e il peso da chilogrammi 0,95 a 2 chili il metro. Tre cabine disgraziatamente situate al momento dell'urto vicino al pilone del Gros Rognon andarono a sbattere contro le rocce e si fracassarono cadendo sul ghiacciaio; le altre 33 cabine invece subirono spostamenti violenti ma della durata di pochi secondi: non appena i due capi della fune tagliata dall'aereo caddero sul ghiacciaio sottostante, il loro peso ne determinò l'ancoramento e tutto il circuito rimase bloccato. Non si ebbero più né scorrimenti di cabine né oscillazioni e in seguito potè essere intrapresa la delicatissima operazione di recupero delle cabine con un motore sussidiario. Sono già stati riferiti numerosi episodi che documentano la drammaticità della notte trascorsa dai prigionieri del vuoto nelle cabine appese sui ghiacciai. Altri ancora se ne apprendono: due coniugi francesi, i signori Croslafaige, erano in una cabina vicina a quella dei coniugi italiani Furlani: «Gli italiani — hanno detto — ad un certo momento hanno ìecitato una pregniera e abbiamo pregato anche noi ». Un'anziana guida, Cerise, che trovavasi pure in un vagoncino bloccato, parlò tutta la notte senza mai smettere per incoraggiare i turisti della sua cabina e di quelle vicine. Ma lasciamo concludere queste drammatiche cronache della sciagura con l'ingenua, commovente dichiarazione di un ragazzo di 12 anni, André Gorenset di Parigi, chiuso anche lui in una cabina con i genitori: « Non ho avuto paura perché ero con papà e mamma, un po' di freddo soltanto. Non si sapeva che cosa fare e abbiamo giocato ai mestieri, agli indovinelli, abbiamo guardato le stelle e abbiamo raccontato delle favole. E' stato magnifico ». « Bisognava pure far qualcosa per tranquillizzare il bambino », hanno detto i bravi e coraggiosi genitori del piccolo André. Ettore Doglio

Luoghi citati: Germania, Parigi, Trieste