Non è più la «grande boucle»

Non è più la «grande boucle» Tutti riconoscono che la compotlilono del 1961 è stata Incolore Non è più la «grande boucle» • Crisi del ciclismo • Formala sbagliata • Troppo forti Anquetil e la sua squadra «Troppo debole Gaul • Assenti gli assi Van Looy, Neri ci ni, Baliamontes ed altri: questi i principali motivi della scarsa riuscita del Tour Superiore alle speranze la prova degli italiani PARIGI, lunedi mattina Anquetil ha vinto la scommessa. A Bouen, prima ancora che la coraa prendesse l'avvio il fuoriclasse del ciclismo francese aveva detto al giornalisti, con quell'aria di impacciata sufficienza, caratteristica talvolta degli atteggiamenti forzati : « Vi avviso in tempo, sto-per lancla" re una; sfida; voglio vestire la Maglia Gialla 11 primo giorno di corsa ed intendo conservarla sin a Parigi : ». « Ha I suoi avversari non esistono? » gli chiesero gli astanti, per controbattere quull-i che, •etto sotto, pareva -una semplice « boutade » pubblicitariamente utile a ravvivare /Interesse di un « Xonr » che si annunelar* piuttosto anemico; e pevere di emozioni. • • ' « GII avversari 11 batté senza difficoltà — rispose li campione normanno Ho perso malamente 11 Giro d'Italia, Intendo rifarmi al Tour ». Mot, ci limitammo a scuotere la testa, un po' dubbiosi, la sfida era bella e coraggiosa, ma sapeva di rischio eccessivo. Sé il colpo fosse tallito, le azioni di Anquetil, non eccessivamente simpatico agli stetti francesi, sarebbero erollate, chissà quali imprese avrebbe dovuto compiere in seguito Jacques, per farsi perdonare il' suo atteggiamento che a qualcuno (a noi, per esempio) .piaceva, ma che molti, al contrarlo trovavano . semplicemente sbruffone. Anquetil, Invece, non ha fallito l'obiettivo, è riuscito nell'expoit, che finora tre ciclisti soltanto avevano realizzato, Ottavio Bnttecchia nel. '24, Nicolas Frantz nel '28 e Roman Mae» nel '35. Applausi a scena aperta, il " francese se li merita. E con gli applausi, Jacques avrebbe meritato anche altri avversari, quelli che si è trovato di fronte nel Tour attuale, non gli hanno mai portato un attacco degno di tal nome, la gara si é trascinata per quasi un mese fiacca ed inconcludente,-all'Insegna della noia, della sonnolenza, della mediocrità. I» corsa appena è finita e già si Imbastisce un processo ed 1 pareri sono concordi, mal la celebre competizione a tappe francése" s'è trascinata In una simile fiacca atmosfera, mai si era jrinnti a parlare, con unanimità di commenti, di un vero e proprio fallimento. Se ne cercano 1 motivi e lealmente 1 primi ad imbastire la discussione sono gli o-gant-.zatori che certo non nascondo.io la loro profonda preoccupazione. Quali sono le cause di un giro meschino e senza entusiasmo? lo risposte s'affannano confuse, incerte, poco soddisfacenti. Il processo al Tour diventa 11 processo al ciclismo moderno, uno sport che versa In .paurosa crisi di popolarità, ano sport ehe si regge sul personaggi e che subito annaspa nello squallore quando 1 personaggi mancano. Il Giro di Francia ha allineate alla partenza un personaggio solo— Jacques Anquetil — ed è stato costretto da varie circostanze a lasciare al palo, per non ricordare che 1 nomi degli atleti più famosi, Van I.ooy, Nomini, l'ambianco, Bahamontes, Defllippis, Baldini, Graczyc, Poulidor, Suarez... Cosi, fin dall'inizio, si è visto che le forze dei rivali di Anquetil non davano l'impressione di grande valdre e la realtà inesorabile, al è incaricata di gettare al vento le' Illusioni : italiani e belgi andavano al piccolo trotto, tedeschi, olandesi, spagnoli ed inglesi in pratica non esistevano ed erano bravissimi unicamente a cader per terra, I regionali, dopo aver ceduto gli elementi migliori alla nazionale per compiacere alle esigenze di < sua maestà Anquetil », avevano perso il brio e la spregiudicatezza degli anni passati, GanI non aveva gregari ed 11 primo giorno s'era beccato nn ritardo di otto minuti e più. «ito minuti e più... Un «handicap «tremendo, il giorno stesso del battesimo" della manifestazióne gli organizzatori si sono accorti di aver sbagliato I conti ed hanno patito nn fiero colpo di sfortuna. Avevano sbagliato i conti mettendo in programma una prova a cronometro individuale che favoriva esclusivamente l'atleta che era già persln troppo favorito Halle circostanze, hanno avuto sfortuna perché Anquetil ha animato, nella semltappa in linea, una fuga a sorpresa e Jacques, all'atto di.stendere il primo bilancio, si è trovato con un vantaggio tale da viver tranquillamente di rendita, uccidendo sul nascere ogni speranza persino al più ottimista dei suol rivali. C'erano, nel quadro vasto del Giro, le Alpi ed i Pirenei e si è preso allora ad anticipare la riscossa di Ganl. Un grande scalatore aveva In effetti qualche probabilità di contrastare validamente il passo alla maglia gialla che in salita si difende e non sempre con successo. Ganl ha attaccato una volta sola, il giorno dell'arrivo a Grenoble, ma è caduto quando stava sviluppando la sua azione. E Gaul si è arreso con un cosi singolare menefreghismo da far circolare tutte le voci possibili, persino quella (alla anale — sia chiaro — noi non prestiamo fede) di un accordo con Anquetil. Ganl Invece — la spiegazione è più banale, ma ha tutto l'aspetto della verità — ha dimostrato semplicemente di aver perso quelle doli che lo rendevano .scalatore irresistibile e la sua resa ha rappresentato 11 colpo più duro per 1 responsabili della manifestazione francese. Chi c'era da « montare * a dovere, sino a portarlo alla altezza del campione che dominava il campo? Nessuno. Non c'era davvero nessuno, la buona voglia episodica e sporadica degli italiani, del belgi e dei regionali si risolveva In piccole cose, Hasslgnan si affermava nel Gran Premio della Montagna, ma senza nemmeno tentare una grande impresa; belgi e regionali si impegnavano per qualche vittoria di tappa, la lotta finiva con 11 restringersi melanconleamente ad nna doppia lotta in sottordine, la lotta per la conquista del secondo posto in classifica tra Gaul e Carlos! e la lotta per la conquista della maglia verde, tra Darrigade e Galnche. Robetta di poco conto, briciole, espedienti di scarso valore. GII avversari di Jacques si sono equivalsi e, a dimostrare con esattezza di termini la loro reale abilità, bastano I piazzamenti di Manzaneque e di Dotto, uomini di assoluta modestia, che pure hanno trovato posto, alla resa dei conti, nel quartieri alti della graduatoria. Una gara povera, Insomma, una gara che rispecchia fedelmente I mali del ciclismo moderno, nel quale mancano 1 fuoriclasse, un ciclismo che obbliga In un certo senso le mezze figure a patti di non aggressione per cercar di mascherare una congenita debolezza. In questo quadro piuttosto squallido, la squadra italiana se l'è tolta con discreto onore, senza lode, ma anche senza Infamia, t'ovolo, al suo esordio nella fun- zione di < accompagnatore ufficiale » si è trovato da sbrigare un compito non facile ed ha avuto la cattiva aorte di perder per strada elementi utili come Battlstinl, Brugnaml e Plzzogllo. Con qnel che gU è rimasto, ha fatto quel ehe ha potato: ha vinto con Masslgnan li Gran Premio della montagna, ha ottennio con Carlesi li secondo posto In classifica generale e con Masslgnan 11 quarto, grazie all'* exploit » dell'ultima tappa. Tre vittorie di tappa, ancora Carlesi ben piazzate nella graduatoria per la maglia verde. Un bilancio discreto, In rapporta agli nomini che abbiamo messo In campo, sbagliando formazione. Non lo diciamo da oggi: dopo le rinunce di Pamblanco e di Nenclni, invece di perder tempo ad aspettare vanamente che del « no » risoluti si trasformassero In altrettanti Improbabili « si » era meglio puntare su Masslgnan, Carlesi e Batilstlni, immettendo subito nella compagine Defllippis, Coletto e magari Conterno, Giusti, Bruni e LIviero, ed I risultati in un Tour cosi bislacco sarebbero stati senz'altro migliori. Accontentiamoci, però, a noi bastava non far brutta figura e brutta figura non l'abbiamo fatta. Nell'insieme, però, II Tour deve cambiare. Conservando la formula a « équipe» » nazionali che garantisce un lievito di spontanea rivalità e di' sicuro interesse, occorre che gli organizzatori cerchino ad ogni costo I campioni, un Van Looy, ad esemplo, avrebbe dato da solo nn volto ben differente all'Intera competizione. E bisogna livellare in un certo qual modo 1 valori in campo, senza creare una « supersq'uadra » che sia troppo in gamba. Un Cazala, al comando di una formazione di regionali, invece che agli ordini di Anquetil, sarebbe riuscito ad animare la gara con il suo generoso slancio. Ed è necessario ridurre II programma, quindici, sédici tappe sono più che sufficienti,. Il Tour non si deve trasformare in una passeggiata turistica, disattenta e svagata. Ma, in particolare, è Indispensabile dosare meglio iè forze e creare comunque validi motivi di contrasto allo pari. Anqnetll ha trionfato o non è davvero colpa ina se gli avversari non gli' hanno neppure dato noia. Ma il Tour del '61 passerà alla storia del ciclismo cerne la manifestazione più scialba degli sitimi dieci anni. E anche se il pubblico parigino ha esaurito tutti I posti disponibili del « Pare des Prince» » decretando a Jacques gU onori di un autentico trionfo, la vittoria di Anquetil ne esce diminuita di valore. Peccato; peccato davvero. GIGI ItOK ACINI Cortesi: secondo in classifica nbivgrsvfsslHk

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