TRAGEDIA SUL MONTE BIANCO Quattro morti (tra cui la guida Oggioni) salvi Bonatti, Gallieni e il francese Mazeaud

TRAGEDIA SUL MONTE BIANCO Quattro morti (tra cui la guida Oggioni) salvi Bonatti, Gallieni e il francese Mazeaud TRAGEDIA SUL MONTE BIANCO Quattro morti (tra cui la guida Oggioni) salvi Bonatti, Gallieni e il francese Mazeaud La scorsa notte, poco dopo le due, un uomo esausto, ma sorretto da sovrumana volontà, è giunto alla capanna Gamba dov'erano raccolte le squadre di soccorso: era Walter Bonatti - Aveva trascinato fin lì tre compaghi: Gallieni, Mazeaud ed un altro francese, Kohlmann - Ma quest'ultimo era impazzito e poco dopo è spirato nel rifugio - Sotto il passo dell'Innominata giaceva la salma di Oggioni, stroncato dalla fatica dopo avere sorretto i compagni più deboli e trasportato i pesi più gravosi - Vieille (21 anno, I figlio d'un ammiraglio francese) era stato ghermito dalla « morte bianca » nella mattinata di sabato (ed il suo cadavere non è ancora recuperato) - Lo scalatore Guillaume era spirato durante la drammatica discesa dalle rocce Gruber verso il ghiacciaio di Freney -1 superstiti in preda a choc ed a principi di congelamento agli arti disperata lotta degli tro la tremenda bufera scatenatasi dall'alba i eterni, condì mercoledì DAL NOSTRO INVIATO Courmayeur, lunedi mattina. La angosciosa incertezza sulla sorte di Bonatti e dei suoi sei compagni di ascensione, che da lunedi scorso risultavano scomparsi nella terribile bufera che ha investito il Monte Bianco, è terminata. Ma è terminata con'una tragica conferma, si è dissolta come nebbia rivelando un luttuoso epilogo: quattro degli scalatori sono morti, ghermiti dal gelo implacabile dei quattromila metri, stroncati da un calvario di sette giorni. E fra questi morti, vi 'è Andrea Oggioni di 31 anni, la guida famosa, protagonista di tante gloriose imprese. Le altre vittime sono J francesi: Robert Guillaume, di 26 anni, aspirante guida; Pierre Kohlmann, di £8 anni, perito tecnico residente a Parigi, scalatore di vasta notorietà; Antoine Vieille, di XI anni, figlio d'un ammiraglio. ■ Tre soli i superstiti: Wal'-' ter Bonatti, l'ing. Roberto Gallieni di 30 anni (industriale lombardo, appassionato ed esperto alpinista) e il francese Pierre Mazeaud di 36 anni, docente alla Sorbona. Questi tre superstiti con i loro soli mezzi, in preda a choc e ad un principio di assideramento, sono riusciti a discendere dall'inferno bianco. L'epilogo della tragedia desta più, dolorosa impressione considerando che Oggioni e Kohlmann sono spirati quando già la salvezza sembrava raggiunta anche per essi. Ed ecco la cronaca della terribile odissea quale risulta dalle prime testimonianze e dal racconto dei sopravvissuti. Alle due e mezzo della notte fra sabato e domenica due uomini arrivavano sfiniti alla capanna Gamba: Walter Bonatti e l'ing. Roberto Gallieni. Una ventina di uomini, fra cui erano le migliori guide di Courmayeur, stavano preparandosi a partire dal rifugio col proposito di attrezzare con corde e chiodi una ria sicura ■ dalla capanna al Colle Peuterey di dove, sabato a mezzogiorno, avevano udito provenire-i richiami Iella comitiva Bonatti. Bonatti annunciava ohe stavano arrivando altri suoi compagni . e che purtroppo (qualcuno era morto» durante l'ultima tremenda tappa. Le guide uscivano dal rifugio e fatti pochi passi trovavano un francese che pronunciava .'rasi sconnesse. Lo calmavano, lo adagiavano su una barella e lo portavano nella capanna, ma le condizioni del poveretto erano più gravi di quano apparissero e nonostante i soccorsi poco dopo decedeva. Era Pierre Kohlmann. Le guide capeggiate da Ulisse Brunod percorrevano allora a ritroso la pista seguita da Bonatti e Gallieni e poco lontano trovavano un altro francese, Pierre Mazeaud, stremato e colto da assideramento. Lo trascinavano nella capanna e lo rianimavano. Ieri mattina l'elicottero francese atterrato ieri a Courmayeur partiva per la capanna Gamba e invece di compiere, secondo il precedente programma, una esplorazione sul colle Peuterey per rintracciare gli scomparsi tornava subito a Courmayeur portando .prima i superstiti, poi le salme dei caduti. Non è facile descrivere che cosa è successo dalla notte di domenica scorsa 9 luglio, quando i sette alpinisti sono partiti per la scalata, al mattino della domenica successiva, quando là spedizione si è tragicamente conclusa. All'alba di lunedi scorso Bonatti, Oggioni e Gallieni insieme, con i quattro francesi che avevano incontrato al rifugio della Fourche e che intendevano anche loro aprire la nuova via al Monte Bianco per il Pilone Centrale, lasciavano il piccolo rifugio e si inoltravano sul ghiacciaio. Camminavano tutto lunedi e alla sera, con una complicata traversata ad alta quota, giungevano alla base del pilone. Primo bivacco. Martedì all'alba attaccano la bastionata alta ottocento metri che sorregge la cupola ghiacciata del Monte Bianco. Il primo tratto del percorso è già stato « attrezzato» con alcuni chiodi e la scalata procede rapidamente. I francesi sono tutti alpinisti esperti. Mercoledì mattina le tre cordate in cui si è diviso il gruppo procedono ancora rapidamente e nel pomeriggio, si trovano ad una quota superiore ad ogni previsione. Bonatti giudica che più di settecento metri del pilone siano stati superati, restano da scalare ottanta metri di dislivello Ma è a questo punto che si scatena il maltempo. La bufera durerà più di sessanta ore: neve, grandine, vento, fulmini e un freddo invernale di venti gradi sotto zero. Bonatti sa che davanti ad una bufera bisogna fuggire dal Monte Bianco, senza perdere un' ora di tempo. Comincia la fuga verso il e i o i o e o e a a , l o basso, ma è una fugo, rallentata dalle manovre di corda, dalle misure di sicurezza, dal maltempo, su quella parete è più facile salire che scendere. Mercoledì sera terzo bivacco in condizioni penosissime. Gelano i panni bagnati e avvolgono gli alpinisti in una rigida guaina; dove la roccia non è verticale si è deposto un metro di neve fresca. Gli alpinisti sono muniti di sacchi a pelo e tenr dine da bivacco, ma è difficile- in quelle condizioni sfruttare convenientemente il materiale. Giovedì la discesa per corda doppia diventa una manovra allucinante: le mani intirizzite e gonfie non reggono più il peso del corpo. Ancora trascorrono lunghe ore di angosciosa e forzata immobilità in parete. Per la seconda volta si abbatte sugli alpinisti la folgore. Il giorno prima Pierre Mazeaud era stato sfiorato alla bocca dalla saetta (e ne porta ancora il segno), giovedì due fulmini cadono quasi su Bonatti -e su altri componenti della comitiva e li lanciano a qualche metro di distanza. Le corde con cui gli uomini sono legati li trattengono da una caduta mortale. Soltanto venerdì pomeriggio alle ore 16, dopo il quarto bivacco, i sette alpinisti possono ridiscendere e giungono alla base della parete. Ma non sono ancora salvi. Bonatti conta di puntare verso il colle Peuterey a 3948 metri per poter sostare nella notte al riparo dalle valanghe. E sul colle infatti, raggiunto faticosamente, la comitiva si appresta al quinto bivacco. Sabato mattina comincia la tragedia. Bonatti dopo essersi consultato con i compagni decide di scéndere. Un altro bivacco in quelle condizioni — dirà poi — sarebbe stato fatale a tutti. Ma mentre la comitiva si prepara a scendere per le rocce Gruber sul sottostante ghiacciaio del Freney, Antoine Vieille si accascia sfinito, i compagni gli sono d'attorno, tentano in ogni modo di rianimarlo ma il povero giovane non sente più, non ha più alcuna reazione: si addormenta nel sonno mortale dell'assiderato. Il suo corpo viene avvolto in un telo e legato a un chiodo infisso nella roccia. La comitiva ridotta a sei uomini scende dal colle. Bonatti e Gallieni, la cordata che appare più veloce, è in testa; seguono. Mazzeaud e Kohlmann: ultimi Guillaume e Oggioni. In quale tratto particolarmente pericoloso gli. alpinisti si uniranno in una sola cordata. Ma la tragedia ormai incombe sulla comitiva: mentre stanno compiendo la delicata discesa dal colle alle rocce Gruber Guillaume è colto da collasso. Oggioni (che eroicamente si è assunto il compito più gravoso trasportando il peso maggiora di materiale) ne dà l'annuncio a gran, voce: si ripete la penosa scena dei soccorsi che purtroppo non possono essere efficaci e dopò mezz'ora di vani tentativi (Contìnua in 3" pagina) Bonatti è salvo, ma sul volto reca la traccia dello spaventoso dramma (Foto Moisio) L'arrivo a Courmayeur della salma di Oggioni, morto nella notte durante l'angosciosa discesa verso il Rifugio Gamba (Telefoto)

Luoghi citati: Courmayeur, Parigi