Dieci centrali atomiche in Italia

Dieci centrali atomiche in Italia Realizzate da industrie private ed enti pubbiiei Dieci centrali atomiche in Italia Tre sono in costruzione e produrranno energia elettrica, una è in fase di progettazione, sei già in attività per scopi di ricerca scientifica - La prima «pila» ad entrare in funzione è stata quella di Ispra Le pile nucleari, di cui si lamentò in anni vicini la mancanza totale nel nostro Paese, vi ammontano ora a una decina, di cui la metà già in funzione, le altre in via di completamento; set1 te di esse essendo destinate alla ricerca, tre alla produzione di energia elettrica ( 'este ultime in costruzione). Anche qui, dunque, industria privata ed enti pubblici, risalendo una scarsità di mezzi e di uomini che pareva incolmabile, si sono portati con grande vigore bene innanzi nel campo degli studi e delle applicazioni. I reattori di ricerca si trovano: a Ispra prèsso Varese (questo sotto l'egida dell'Euratom), Saluggia, presso Vercelli (per la Sorin), Milano (al Politecnico, Centro di Studi nucleari Enrico Fermi), Palermo (all'Università), Roma (alla Casaccia), S. Piero a Grado (per l'Università di Pisa è per l'Accademia navale di Livorno). I reattori di potenza (e cioè quelli destinati alla produzione di energia elettrica), stanno sorgendo a Latina (per conto dell'Agip Nucleare), al Garigliano (per la Senn), a Trino Vercellese (per la Selni). E' inoltre allo studio un reattore a liquido organico (in collaborazione tra vari eriti ) ; ma questo progetto è in fase preliminare. Questi dati noi abbiamo derivato da una « Carta dei reattori italiani », ottimamente redatta dal Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare. Un soddisfacente bilancio risulta dal documento, pur con l'indicazione di certi limiti della nostra presenza in questa specialissima ingegneria: per esempio che i reattori (fuor che uno, non completato) sono forniti tutti, nella parte essenziale, dall' industria straniera. Senza dubbio il contributo degli studiosi e dei progettisti italiani divente rà in avvenire sempre più importante. Il primo reattore ad entrare in funzione (a « diventare critico », co me dicono i tecnici) è stato quello di Ispra, nel marzo dei '59, cui segui da vicino quello di Saluggia, II.combustibile è in tutti l'uranio, ma variamente manipolato: in diversa misura arricchì to nella sua parte fissile (cioè dell'isotopo 235, espiosivo delle bombe nucleari ) ; sovente in lega con allumi nio, o come sale diluito in acqua, o sinterizzato, o di sperso in sostanza plastica, o come metallo purissimo (questo per la centrale di Latina). Per rallentare neutroni e renderli adatti a mantenere la reazione a catena, il più sovente si adopera acqua, ma una volta almeno (a Ispra) acqua pesante, e poi polietilene, zirconio, grafite. I moderatori liquidi servono anche per smaltire il calore; nella centrale di Latina si ado pera invece come fluido raffreddante l'anidride carbo nica. La potenza sviluppata in forma di calore è varia bilissima: praticamente nul la (come nel reattore di Palermo) e comunque mo' desta nei reattori di ricer ca; ma assai grande in quelli di potenza, dove il calore è destinato a produr re centinaia di migliaia di chilowatt elettrici. Come già abbiamo avuto occasione di accennare altre volte da queste colonne, le speranze che si erano concepite, anni addietro, sulla convenienza economica delle centrali nucleari per la produzione di ener già elettrica si sono venute alcun poco affievolendo, in questi ultimi tempi, e cosi l'interesse per questi im pianti. E' bensì vero che l'uranio, come materia prima, presenta vantaggi palesi rispetto al carbone e al petrolio: anzitutto esso co sta meno (se ragguagliato non già al peso, come avviene in commercio, ma all'energia che se ne può ri cavare, che è quel che conta); inoltre esso non pone problemi di trasporto dai luoghi di produzione a quel lo di impiego perché (sem pre a parità di energia prò dotta) ne occorre pochissimo. Ciononostante anche in quelle nazioni (come la Gran Bretagna) che hanno dato grande impulso alla produzione di elettricità di origine nucleare, si sono ridotti poi a dimensioni più modeste i programmi avve nire di questi impianti; < ciò per la concomitanza di due fattori. Il primo è questo: che il costo e Teserei zio di un impianto nucleare è tanto alto che, nonostante la convenienza della mate ria prima impiegata come combustibile (l'uranio), chilowattora -elettrico che esce da una centrale nucleare è parecchio più oneroso ddngpfcrszs(Pdcvpcsiccréfnttcuapdcclmaccagrtdtntqcninf di quello che viene prodotto da un impianto convenzionale. In secondo luogo, negli ultimi anni le ricerche petrolifere, grazie alle perfezionate tecniche di ricerca, alle maggiori profondità raggiungibili con le sonde, stanno mettendo a disposizione del consumo enormi serbatoi naturali di grezzo (basti pensare al Sahara). Perciò i timori che si erano diffusi nel mondo per una carestia di conibustibile convenzionale (e una sorta di panico si ebbe durante la crisi di Suez) si sono dissipati. Tuttavia l'enorme incremento mondiale dei consumi di energia elettrica consiglia di non trascurare (le situazioni mutano é magari si capovolgono in fretta) l'apporto dell'uranio alla produzione di elettricità. Sempre viva invece l'attualità dei reattori di ricerca. A dir vero, in questi ultimi tempi, le imprese astronautiche hanno alcun poco appannato l'interesse del. pubblico per le cose nucleari; ma (a parte la circostanza che presto o tardi l'energia nucleare sarà chia mata a dare il suo soccorso anche ai progressi dei veicoli e viaggi spaziali), di crescente interèsse sono, agli effetti teorici e pratici, gli studi.degli effetti delle radiazioni sui materiali inerti e viventi; la produzione di isotopi radioattivi, diven tati oramai onnipresenti nelle industrie, nell'agricoltura e nella medicina (e quésti isotopi sono fabbricati appunto dentro le pile nucleari ) ; sempre adoperati i neutroni (di cui i reattori nucleari sono inesauribili fucine) come mezzi di stu dio per la conoscenza più intima della materia; e in fine preziosissimo è l'addestramento di giovani desti nati a divenire domani fisici e ingegneri. In nessun luogo infatti i tecnici nu cleari hanno occasione di impratichirsi nella loro disciplina così compiutamente quanto lavorando attorno a reattori e ai laboratori che sogliono sorgere come costellazioni intorno i reattori stessi, derivandone per appositi canali radiazióni materiali radioattivi. Didimo

Persone citate: Casaccia, Enrico Fermi, Senn