Mandato di cattura contro il "protettore,, che ha confessato d'aver uccìso la mondana

Mandato di cattura contro il "protettore,, che ha confessato d'aver uccìso la mondana A un m ose dalI coperti del delitto di Novara Mandato di cattura contro il "protettore,, che ha confessato d'aver uccìso la mondana Ricostruì.^ il crimine dopo una notte di interrogatori e di confronti - Ha soppresso la donna per rapina - L'ha colpita al capo con il calcio della pistola e quindi l'ha soffocata - L'inutile alibi concertato con l'amante (Dal nostro inviato speciale) Novara, 24 agosto. Dopo un'estenuante notte di interrogatori e di confronti, sommerso dalle contestazioni e dalle prove, questa mattina all'alba Carlo Bricco si è deciso a rendere l'ultima e definitiva confessione. A uccidere Enrica Vietti detta Tina, l'indomabile mondana quarantatreenne, è stato lui, il ragazzo di ventisei anni, il c protettore » delle mondane di piazza Stazione a Novara. L'ha uccisa per denaro, per depredarla dei modesti risparmi fatti nella sua lunga e ignominiosa attività. TI fermo di Carlo Bricco è stato subito trasformato in arresto, e nei suoi confronti è stato spiccato mandato di ■ 11 ] i m 111 il i i 11 ■ 111 ■ t n ■ 11 it i ■ 11 ■ e 111 ■ ■ 1111 ■ > ■ 11111 ■ 1 cattura per omicidio premeditato a scopo di rapina e per rapina. Un altro reato, lo sfruttamento, potrà venir configurato nel corso dell'istruttoria che, data la particolareggiata confessione convalidata da svariate prove, verrà condotta col rito sommario. Si conclude cosi, a un mese esatto dalla scoperta del cadavere di Enrica Vietti nel suo alloggio di via Rosselli 9, la laboriosa fase delle indagini, intelligentemente condotte dal capo della squadra mobile dott. Angotti e dal dott. Roberto, sotto la guida diretta del sostituto procuratore della Repubblica dott. Elio Bevilacqua. Appunto al finissimo intuito e al senso psicologico 1 ■ 1111111111111 ■ 11 ri i 1111 ■ 1111 é r i ■ 11111111111 r* di questo giovane magistrato, valente cultore di criminologia, sì deve gran parte del felice esito di quest'inchiesta. Scoperto il delitto, per parecchi giorni le indagini si svolsero nel buio più completo. Finalmente, a furia di setacciare l'ambiente, qualcosa venne a galla. L'informazione che un tale, la sera del tei luglio, cioè quella del delitto, era stato visto verso le nove con una maglietta gialla cosparsa di macchie; più tardi era stato rivisto con un impeccabile abito a quadretti. Costui era Carlo Bricco, noto protettore di mondane, e che appunto poteva sapere qua.lcosa sulla fine di Tina. Un paio di giorni dopo fu raccolta un'altra informazione. Carlo Bricco aveva detto di sapere chi era stato a uccidere Tina. La polizia andò ad agguantarlo. Se lui sapeva chi era stato, lo dicesse. Bricco cominciò a tergiversare, infine fece un nome. Risultò che la persono indicata era in Francia da parecchi mesi. 'Allora ne fece un altro. Anche questo era palesemente estraneo al delitto, ita gl'indagatori capirono che colui che aveva dato quelle due indicazioni calunniose la sapeva lunga, troppo lunga, sulla vicenda. Era un terreno fertile, e se lo lavorarono a dovere. Carlo Bricco cominciò a fare vaghe e confuse ammissioni. Poi si penti, e ritrattò. In un terzo interrogatorio confessò di nuovo. Era un gioco temerario. Era lui, indubbiamente, ma bisognava trovare le prove. Il dott. Elio Bevilacqua non esitò a prorogare fino al termine massimo di sette giorni i termini del fermo. E si continuò a interrogarlo, a fare accertamenti, a scoprire le numerose contraddizioni. A un certo momento gl'indagatori furono colti da sgomento. Carlo Bricco aveva fornito come alibi la sua presenza a Troni dal ti al SI luglio. Lettere spedite da quella città furono trovate in casa della madre a Cerano, ma erano chiaramente sospette. Da Trani giunse la conferma del suo soggiorno in un albergo nei giorni indicati. E tuttavia gl'inquirenti erano fermamente certi d'avere fra le mani l'uccisore di Enrica Vietti. Pure sospetta apparve Jolanda Mazzocchi, amante del Bricco, e per le sue contraddizioni fu fermata. Intanto si venne a sapere ohe il ti egli si trovava a Lesa con un amico, certo Grassi. Se era a Lesa non poteva essere a Trani, in Puglia. Bisognava concludere. Ieri sera il dott. Bevilacqua s'insediò in questura insieme con i funzionari della Mobile, deciso a non uscirne che dopo avere ottenuto la certezza assoluta della colpevolezza o dell'innocenza di Carlo Bricco. Cosi è avvenuto. Quando attesta mattina dopo le sette ha lasciato gli uffici della questura, il magistrato aveva una certezza assoluta, ed era quella della colpevolezza del Bricco. E' stata una notte animata, intensa, febbrile. Nell'uffisio degl'inquirenti passarono tutti coloro, uomini e donne, che avevano avuto a che fare col Bricco. Fra queste, alcune delie sue protette, le signorine Milena, Antonietta e Isa. Dal carcere giunsero anche Carlo Bricco e Iolanda Mazzocchi. Da Cerano furono mandati a prendere gl'infelici genitori di lui, Mario Bricco e Antonietta Ferrari. Era il grande epilogo. Ogni risposta, subito controllata, era un nuovo indizio contro di fui. Un apporto de¬ cisivo lo diede involontariamente la madre, quando in un confronto con Carlo insistette nell'affermare che il 21 egli indossava calzoni grigi e una maglietta gialla. A tarda notte il fermato fu portato nella casa della Vietti. E lì egli ripetè, gelido, la confessione, ancora lacunosa e piena di contraddizioni, ma valida per accusarlo. Carlo Brioco afferma che si trattò d'un delitto occasionale, non preordinato, d'una discussione sorta per una divergenza di natura economica. < A un certo momento le diedi un colpo in testa con la paletta del carbone ». L'autopsia rivelò invece sul cranio l'impronta del calcio d'una Colt 45, una delle due armi che egli teneva sempre con sé. Ammettere l'arma confermerebbe infatti la premeditazione. € Lei cadde, e perché non gridasse le infilai in bocca un asciugamano ». La morte infatti è avvenuta per soffocamento. < Poi mi lavai le mani e andai via. Trovai ventimila lire, o quarantamila', non ricordo, e le presi ». L'accusa sostiene invece che provento della rapina fu la somma d'un milione e settecentocinquantamila lire, che Enrica Vietti pochi giorni pri ma aveva prelevato dulia ban ca. Evidentemente egli lo sa peva, e volle impadronirsi di quel denaro. Agendo con scal trezza e con ingenuità si preparò due alibi. Il £0 spedì a Trani la sua amante Iolanda, le consegnò la propria carta di identità, e costei lo fece regi strare all'albergo Adriatico dove prese alloggio. A lei diede anche incarico di spedire alla madre le lettere destinate a rafforzare l'alibi, lettere in cui veniva grossolanamente insi stito sulla data di spedizione. Il ti sera uccise Tina. S'im padroni del denaro, un milione e 750 mila lire. Lui ne aveva già tanto dalle sue protette, ma ne voleva ancora di più. Tina soleva cenare fra le 19 e le 19,30. Il delitto avvenne circa un'ora dopo, come rivelò l'analisi del contenuto gastrico. Uscito, incontrò Milena; costei notò come egli fosse stravolto e avesse la maglietta gialla con macchie scure. Carlo andò a cambiarsi d'abito in casa di Iolanda, poi si recò alla stazione e incontrò Antonietta. « C'è quella Milena, egli le disse, che mi dà fastidio. Telefonale dicendole ohe mi hai visto partire per Milano diretto al sud, sabato poi ti vengo a prendere e ce la spassiamo. In tasca ho un milione e 750 mila lire tutte da spendere ». Antonietta fece la telefonata-alibi, ma il promesso viaggio di piacere non avvenne. Quel giorno egli e l'amico Grassi erano stati a Lesa a cercare una ragazza diciottenne. Non la trovarono, e allora andarono dai carabinieri a denunziarne la scomparsa. La denunzia fu registrata, e ha contribuito a smantellare il suo alibi. Il 24 fu scoperto il cadavere di Tina, i giornali cominciarono a occuparsene. Tre giorni dopo egli partì per Trani, per mettere in azione il suo secondo alibi: permanenza al sud. Quando tornò ai primi d'agosto, Milena se lo ricordò come lo aveva visto la sera del 21, stravolto e col vestito macchiato. Di sangue T t .Di', ma sei stato per caso tu a uccidere la povera Tina t ». L'altro impallidi. Con sufficiente fermezza tuttavia rispose: « Non sono stato io, però so chi è stato ». Le parole volarono, giunsero alla polizia. E Carlo Bricco fu fermato. Ora, se verrà provata la sua colpevolezza, lo attende l'erga¬ stolo. g. f- ■ I KCil II II ti 111111111111 11 11111111 ii I > 111 IIIIIIIIIII Durante il sopraluogo, Carlo Bricco è fatto passare davanti alla casa del delitto sotto i portici di via Rosselli II sostituto procuratore che ha condotto le indagini