Divise dal muro di cemento le truppe si fronteggiano in silenzio di Giovanni Giovannini

Divise dal muro di cemento le truppe si fronteggiano in silenzio Ucciso dai comunisti un uomo che fuggiva a nuoto Divise dal muro di cemento le truppe si fronteggiano in silenzio Centinaia di berlinesi occidentali assistono in una tragica tensione ai tentativi di recuperare il cadavere del fuggiasco - Poi una folla minacciosa si avvicina ai reticolati : pronto intervento americano - Camion di soldati Usa fermato dai tedeschi dell'Est (Dal nostro-inviato speciale) Berlino, 24 agosto. Il piombo dei poliziotti comunisti ha insanguinato oggi le acque dello Sprea falciando per la prima volta in questi giorni la vita di un uomo che cercava di fuggire da Berlino Est, di raggiungere la parte Ubera della città. Poca gente ha assistito alla tragica scena, che si e svolta a Lehrter, nel cuore dell'ex-capitale, dove il fiume fa da linea di demarcazione tra le due Berlino ed è attraversato dal ponte della ferrovia sopraelevata, sul quale vigilano costantemente i «Vopo», gli agenti della Volkspolizei comunista. Qualche minuto dopo le cinque di questo freddo e grigio pomeriggio berlinese, si è visto sul ponte un poliziotto che correva e impugnava un mitra e in bosso nell'acqua qualcuno che nuotava disperatamente da un pilone all'altro. Mentre altri agenti accorrevano dalla riva orientale, il primo ha. aperto il fuoco e ha continuato fin quando una raffica non ha fatto una chiazza rossastra sul verde cupo dell'acqua. Il corpo dello sventurato fuggiasco non è stato più Disfo: al calar della sera, lo stavano ancora cercando i comunisti, che avevano fatto arrivare sul posto lance della polizia e dei pompieri con un sommozzatore. Immobili, in un tragico silenzio, assistevano a queste opera-noni dall'altra riva centinaia di berlinesi dell'Ovest: e si avvertivano fisicamente la pietà e il furore che portavano all'estremo la tensione d'una città intera. Già dal primo mattino la atmosfera si era fatta più pesante di quella di ieti, andavano a ruba i giornali usciti a piena pagina con l'annuncio della nota russa. Tra Berlino Ovest e la Germania Occidentale, chi viaggia in autostrada o in ferrovia è sottoposto a un controllo sovietico all'entrata e all'uscita: solo l'aereo garantisce la piena libertà di movimento, e qualsiasi accenno sovietico alle vie del cielo mette in allarme i berlinesi. Lo stesso borgomastro Brandt, dopo una prima dichiarazione in cui parlava di € pericolo di combattimenti di strada in città » e di calma della popolazione, ha ritenuto opportuno parlare alla radiotelevisione. La nota sovietica — ha detto in sostanza il Sindaco — ha due obbiettivi: contestare il diritto degli occidentali a servirsi del corridoio aereo (cosa che non era stata messa in discussione nemmeno ai tempi del blocco- dell'intera città e del famoso ponte aereo nel 19',8-')9); separare Berlino dalla Germania federale. Non bisogna però lasciarsi impressionare da questo nuovo pas¬ so « tartaro » in quanto, secondo Brandt, l'Unione Sovietica sa benissimo fin dove pub spingere il suo gioco senza correre il rischio di una guerra e per ora si sta dedicando tutta al compito di staccare per sempre la Germania Orientale da quella Occidentale. Il borgomastro, che conosce meglio di ogni altro i suoi avversari, è indubbiamente nel giusto, ma la situazione interna a Berlino resta ciò nonostante estremamente pericolosa: oggi i momenti critici sono stati più d'uno Andiamo al più importante dei sette varchi rimasti aperti in quasi quarantacinque chilometri, quello al di là dell'angolo tra la Friedrichstrasse e la Kochstrasse; troviamo verso le sette una piccola folla di berlinesi che andrà sempre aumentando nel corso della giornata; vediamo i soldati americani infreddoliti dalla notte passata all'addiaccio. Il loro battle group è schierato: quasi sulla linea di demarcazione, una fila di fanti con armi individuali; dieci passi indietro, un carro armato pesante seguito da un grosso semovente blindato; ai lati, oltre a jeeps con radio, nidi di mitragliatrici scaglionati in profondità. Più lontano e nascosti, altri uomini e mezzi. Tutte le armi, dal grosso pezzo del carro ar- ,mato alle mitragliatrici, sono j in posizione di fuoco. Il Kampfgruppe comunista è più lontano dalla linea sulla quale solo qualche uomo, in tenuta ordinaria, fronteggia — a non più di venti metri — i fanti americani: il grosso delle formazioni si intravvede lontano, a qualche centinaio di metri, con i suoi carri, autocarri, camionette. A pochi passi gli uni dagli altri, gli ufficiali degli opposti schieramenti osservano tranquillamente con potentissimi binocoli il campo altrui. Tutt'attorno nugoli di soldati, fotoreporters, operatori della radio e della televisione di tutto il mondo, lavorano tranquillamente. E su questo varco di frontiera capitano come ieri i fatti più stravaganti: arriva un pullman di turisti uruguayani (pochi in verità e tanto più da apprezzare per i loro interessi culturali da queste parti e di questi tempi), si fa strada alla meglio tra i due sbarramenti e, dopo il controllo delle due polizie, sparisce a Berlino Est. Altri episodi non hanno fatto sorridere. Alle 11 il comando americano ha evidentemente deciso di vedere cosa succede a far avanzare due pullman pieni di suoi soldati in territorio Est. E' un suo diritto, essendo giuridicamente Berlino sotto comune occupazione quadripartita ed essendo quindi lecito a qualsiasi appartenente a una delle quattro forze armate di recarsi nel settore altrui. Dopo affannose telefonate ai loro lontani comandi, i poliziotti comunisti non dicono né si né no, si limitano a chiedere tutti i documenti di tutti i passeggeri dei due pullman fermi sulla linea. Gli americani replicano che tale controllo è illegale, i poliziotti si stringono nelle spalle, e gli altri non insistono affatto e fanno tornare indietro i loro automezzi. L'atmosfera però s'è fatta un po' più tesa, anche perché nei dintorni migliaia di berlinesi occidentali si sono avvicinati — qualcuno c'è salito persino sopra — al famigerato muro, sfidando ostentatamente l'ordine dato ieri dai comunisti di starne lontani almi no cento metri. E' una folla inquieta che si muore intorno: ad un certo momento qualcuno incita sottovoce a far massa e ad attraversare la linea: vediamo gli americani unirsi d'urgenza ai poliziotti occidentali per respingere energicamente la folla. Mezzogiorno: arriva sulla linea un idrante blindato comunista, un ufficiale di Pan| kou> infimo a un ufficiale ame¬ ricano di far arretrare 4 suoi uomini minacciando di far entrare in funzione i getti d'acqua: l'americano lo guarda come se non l'avesse sentito, gli uomini non muovono un passo. Tratteniamo il flato. L'idrante resta inattivo. Passa qualche minuto, all'armamento dei soldati americani sul posto si aggiungono bombe lacrimogene. Verranno tirate senza esitazione ae i comunisti attueranno la loro minaccia. A mezzogiorno e mezzo i comunisti dirigono improvvisamente due violenti getti di acqua contro un gruppo di civili tedeschi, ma spruzzano anche dei soldati americani. Gli uomini guardano il loro comandante fermo in mezzo alla via, pronti a scattare. Attimi che sembrano ore. L'ufficiale fa segno di no. E in apparenza tutto torna come prima. Gli uomini in armi continuano a controllare quelli dell'altra parte; i berlinesi dell'Ovest ad affollarsi e a darsi il turno a migliaia dietro il famigerato muro, quelli dell'Est, alle prese con la loro polizia, a tenersene al largo. La barriera fra le due città è ormai praticamente insormontabile. Dall'Est non esce più nessuno; dall'Ovest passa solo chi può dimostrare ai comunisti di andare a un preciso lavoro nel loro settore. Gli altri hanno ormai perso ogni speranza di rivedere familiari e amici. L'assurda proposta comunista di aprire due uffici a Berlino Ovest per il rilascio di speciali permessi dietro domanda, relativi accertamenti e pagamento di un marco, è stata oggi formalmente respinta dalle autorità di Berlino Occidentale. Dall'altra parte del muro la situazione si fa difficile anche per gli stranieri che avevano fino a ieri circolato Uberamente con i loro passaporti. Si stanno attivamente occupando di questo nuovo problema tutte le rappresentanze estere, a cominciare dal nostro consolato generale. Abbiamo infatti ISSO nostri connazionali nel territorio di Pankow e 310 a Berlino Est, e si sa che a molti di loro viene impedito il rientro in territorio occidentale. In analoga situazione si trovano 1S mila austriaci, tremila svizzeri, molti olandesi, un certo numero di scandinavi: in totale circa ventimila persone della cui sorte sarà opportuno occuparsi e preoccuparsi fino a quando non avranno riattraversato il muro cinese che Ulbricht sta levando attorno ai suoi soggetti col cemento e col filo spinato, col fuoco e col sangue. Giovanni Giovannini

Persone citate: Brandt, Ulbricht