L'uomo e lo spazio

L'uomo e lo spazio L'uomo e lo spazio Più che il volo nello spazio di Titov mi hanno interessato impressioni e commenti. Qualcuno bizzarro: L'Express ha colto un distacco tra le classi mature, e così quelle che dirigono gli Stati, impreparate e sgomente a tali conquiste, ed i ragazzi e gli adolescenti che attravèrso i volumetti di fantascienza, e le creazioni di un grande giocattolaio francese, Tintin, hanno già con esse familiarità, ed appaiono quindi più pronte a muoversi nel mondo di domani. Molti commenti ispirati ad illimitata fiducia nelle conquiste della scienza; altri, monito agli uomini, i he non ( ossono più concedersi insanie ed abbandoni, avendo ormai i mezzi per distruggere il loro stesso nido; molte più voci fiduciose che spaurite: pochissime quelle in cui vibrasse l'avversione per il paese da cui era partito l'esperimento. E solo nei fogli schiettamente cattolici un richiamo a Dio creatore, la cui opera l'uomo, può esplorare, non completare. Un insieme di voci in cui manca l'afflato religioso, quella preoccupazione per le cose più grandi di noi che altre generazioni ebbero, dando le risposte più varie ed anche quelle che agli ortodossi apparivano le più empie. Che in fondo era anche nei materialisti di ottant'anni or sono, i quali trascorrevano la vita a, dimostrare non esserci che materia e produzioni della materia, e così col pensiero costantemente vòlto al problema dell'esistenza di quel divino che si facevano a negare. Al volo della prima nave spaziale osservavo che l'uomo potrà andare sulla I.unà, forse sugli altri pianeti, potrebbe pur darsi fuori del sistema solare; ma con ciò non avrà compiuto un sol passo innanzi nella conoscenza di quelli che sono i sommi problemi per gli animi religiosi: donde veniamo? Quanto della nostra libertà è reale c quanto appa'ente, perché ciascuno di noi e quel che è, qual è stato l'apporto della sua volontà e quale quello di una eredità biologica che doveva subire? C'è una sopravvivenza, ed è dato intravederne delle forme? Nessun accenno nei commenti degli scorsi giorni a questi limiti di conoscenza entro cui è murato, l'uomo. Né direi che il silenzio sia dovuto all'essere nozione accettata che ogni'ricerca in tale senso..non approderebbe mai ad una sponda sicura, che quei confini dell'uomo sono verità ammessa ed indiscutibile. Credo piuttosto che a quei confini non vada mai il pensiero dei più: bramosi forse di solcare lo spazio materiale, i cieli azzurri, ma non di penetrare oltre l'universo tangibile. L'uomo stesso è guardato in superficie. Interessa tutti sapere come il nostro corpo si comporti allorché più non agisce la legge di gravità, se sia possibile nutrirsi, se regga l'appetito, se sopravvenga il sonno, se s'instauri un senso di angoscia che occorra prevenire con eccitanti o droghe Ma assai meno si pensa ad inserire queste più recenti imprese in una traiettoria dell'uomo, a farne elemento per tentar di fissare la nostra posizione nell'uni verso. - A me parrebbe naturale che ogni volta che - o la lente del l'astronomo o il calcolo del matematico o la nave spaziale esplorano le immensità deserte dei cieli — giacché fin qui nessun indizio, nessuna traccia di esseri vi venti: fin qui in un senso non fisico ma più alto la terra resta quel ch'era per gli antichi, centro dell'universo in quanto sola sede della vita e cosi del pensiero — la mente corresse subito alla stranezza di questo essere che è l'uomo. Incommensurabile di fronte alle distanze spaziali assai più piccola cosa che non sia un virus filtrabile di fronte ad ogni colossale creazione umana — egli considera e per quanto può esplora quegli spazi. Gli sprechi della biologia — centinaia o migliaia di uova o di graneilini di polline, di cui po chissimi soltanto saranno fecondati o feconderanno — sarebbero un nulla per chi volesse collegare i due mondi, della realtà fisica e del pensiero, i vedere nel primo il campo di studio e di meditazione dell'uomo. Ma ogni altra visione è del pari sconcertante. Quella di una intersezione di due mondi del tutto distinti; che rapporto è dato riscontrare tra le leggi della gravità o della trasmissione della energia elettrica, ed il senso estetico, il mondo morale, il sacrificio della vita per far trionfare un convincimento od asseverare una verità, l'operare giornaliero della creatura benefica? E non è visione che susciti minor numero di perché quella del materialista, per cui non c'è che il mondo della realtà fisica, e l'operare del santo, il sacrificio de martire, il capolavoro dell'artista sono fenomeni più complessi, ma del medesimo ordine, di quel ch'è stato il primo formarsi di una muffa, del lichene sulla roccia. Perché queste fioriture e que sti trapassi? Come, il sorgere di quelle che per il materialista sono illusioni, la credenza nell'eterno, nel trascendente, nel divino? E se poi il materialista rispondesse che questi sono sprechi della natura, analoghi a quelli noti alla biologia, o che le illusioni dell'uomo sono un mezzo di rafforzamento della specie, altre non meno affascinanti domande sórgerebbero. Come possono nascere illusioni che non abbiano un punto di partenza nella realtà, quella della eternità o dell'immortalità, da una esperienza che non conosce che la caducità e la morte? E questa difesa della vita, comune a tutte le specie, si può non collegarla ad un finalismo? E perché mai per le specie animali e vegetali c'è il sorgere e l'estinguersi, ci sono le variazioni biologiche, ma, nulla che accenni a nuovi bisogni (il cane di Ulisse, i cavalli delle più remote epopee, del tutto simili ai nostri), l'inquie¬ tgm■iniiiiniiMMiiiiiinniiiiiiiiitMiniMiiiiiiiiitiiiii tudine, l'anelito alla scoperta, sono il retaggio del solo uomo? Ad altre conquiste umane, questi erano i discorsi che risuonavano; persino il superficiahssimo Monti terminava l'ode a Montgolfier con l'evocazione della morte (resta all'uomo ancora « d'infrangere anche alla morte il telo »). ' Di tali preoccupazioni non ho udito negli scorsi giorni l'eco. Alcuno osserverà che è segno di saggezza lasciare da parte i problemi che si sono appurati irresolubili. Nelle scienze esatte è certo così: ma la vita dello spirito ha altre leggi. E la storia della civiltà dalle sue più remote pagine ci ammonisce che la nobiltà dell'uomo si è sempre mostrata nell'artrnntare e tormentarsi su problemi cui la ragione non può dare la risposta'che tutti appaghi. A. C. Jemolo iiiitiiiiiiiiiiiiMinniMiniitiuiiiiMiiiiiiniiiitiiMii

Persone citate: A. C. Jemolo, Titov