Come vivono e cosa fanno i 10 studiosi nelle caverne di Frabosa di Giancarlo Masini

Come vivono e cosa fanno i 10 studiosi nelle caverne di Frabosa Come vivono e cosa fanno i 10 studiosi nelle caverne di Frabosa Lo racconta uno di loro tornato alla luce del sole dopo una settimana per un incidente Hanno un laboratorio scientifico che vale mezzo miliardo di lire - Due medici compiono ricerche sul sangue dei compagni - Seminato un campo di cicoria - Esperimenti sugli animali: morìa di pulcini - Fantastica esploratane del corso sotterraneo del torrente Maudagna - Ricostruita con i fossili la storia di un cinghiale vissuto quarantamila anni fa Giancarlo Musini, assistente all'Istituto di chimica - fisica dell'Università di Firenze, è uno del dieci giovani studiosi dell'cperazione speleologlcosclentiflca « 700 ore sottoterra ». Ieri ha dovuto anticipare la sua uscita dalle grotte per un piccolo incidente e ha scritto per c La Stampa » la cronaca dei primi sette giorni di attività nelle caverne profonde e misteriose che si chiamano con 1 nomi suggestivi di «'Sala del cristalli », « Sala delle vasche », « Sala Verne ». Frabosa Sottana, 14 agosto. Sono il primo dei dieci uomini dell'operazione « 700 ore sottoterra* che ha la ventura di rivedere la luce del sole dopo una settimana di permanenza nella profondità del Caudano, senza alcun contatto con il mondo esterno. Vn banale incidente, una caduta da uno spuntone di roccia fangosa, durante un'esplorazione ai nostri fiumi sotterranei, mi pro¬ curò ieri mattina alcuni danni alla gamba sinistra; il capo spedizione, il prof. Silvano Maletto, decise allora di anticipare la mia uscita. Eravamo entrati nella caverna alle 83,55 di domenica 8 agosto. I primi tre giorni di vita in caverna sono stati i più duri. Si trattava di trasportare e sistemare circa dieci tonnellate di materiali; attrezzature scientifiche del valore di oltre mezzo miliardo. All'ingresso della grotta il vento umido e gelido ci sferzò la faccia con violenza sconsigliando anche i più. coraggiosi, ma l'impegno era preso: il primo senso di repulsione fu vinto. Alla mezzanotte e dieci, dopo circa trecento metri di percorso attraverso .rocce scoscese e passaggi impossibili, facemmo il primo brindisi, sotto il cosiddetto « pozzo di Circe* che risale alla < Sala delle va¬ sche » ed a quella dedicata al nome di Verne. Poi, ancora millecinquecento metri di impervio cammina ed eccoci agli accampamenti; una zona di frana all'imbocco della « Sala dei cristalli » (la parte più antica e più bella della caverna). Tra noi ed il mondo della luce ci sono ora 800-900 metri di roccia impenetrabile. Sulle nostre deboli tende sono sospesi macigni alti come palazzi, tenuti fermi dalle misteriose forze della coesione, a trenta, cinquanta, ottanta metri di altezza. Enormi stalattiti pendono dal soffitto e dalle « cengie », come fantastiche cascate pietrificate di cristalli bianchissimi o di calcare grigio: il pensiero che esse sono cresciute alia media di tre millimetri ogni diecimila anni, sgomenta e annichilisce. Divisi in varie squadre abbiamo provveduto ad impiantare il laboratorio, la < cucina- soggiorno >, lo stabulario per gli animali e i servizi indispensabili per noi. Silvano Maletto dell'Istituto di Zootecnìa della Università, di Torino è un uomo formidabile. .- Arrampicato come un ragno sugli spuntoni di roccia è riuscito a creare un perfetto impianto elettrico che illumina i punti più pericolosi del nostro quotidiano e più comune percorso, si preoccupa di tutto e di tutti. E' stato lui che la prima mattina ci ha svegliati con un suono meraviglioso, quasi un clavicembalo, ottenuto battendo col manico del martello speleologico contro un gruppo di stalattiti. n laboratorio è stato sistemato sotto la sala Verne, quasi al centro della Caverna. In esso é anche un minuscolo prato verde, ottenuto con della cicoria e della lattuga, seminata sopra uno speciale composto di cellulosa, che ser¬ ve da terreno di coltura, illuminato da tre lampade al neon. I due medici della spedizione, il dott. Renzo Gozzi e Cesare Volante, ambedue ufficiali alpini distaccati quaggiù, eseguono per conto dell'Istituto di Fisiologia Umana dell'Università di Torino ricerche sulle reazioni del sangue, prove della visione colorata, esami di diuresi, ed indagini ortoclinostatiche, cioè controllano il battito cardiaco e la pressione in fase di riposo e dopo un leggero sforzo. Tutti e dieci, ogni giorno sottostiamo a queste pYove. Cavie volontarie, ogni mattina, a dtgiuno, ci facciamo prelevare il sangue ed osserviamo scrupolosamente ogni altra regola imposta dall'esame clinico. Le altre ricerche scientifiche consistono nella misura della ventilazione a varie ore del giorno, misura dell'umidi- tà e temperatura dell'aria e dell'acqua, campi elettrici, conducibilità. Per l'analisi delle acque e dell'assorbimento e del filtraggio dei teneni, proprio nei giorni. scorsi, in superficie, sono stati gettati 150 chilogrammi di cloruro di sodio; ora vedremo in che quantità tale composto riuscirà a raggiungere i due flunA sotterranei della grotta. Il dott. Pierangelo Raviola provvede invece all'esame del comportamento dei prodotti farmaceutici; nel tempo libero svolge egregiamente le mansioni di cuciniere. Il dottor Franco Valfré, deU'Istituto di Zootecnia dell'Università torinese, svolge per conto del prof. Masoero, che è stato il promotore della spedizione, tutte le analisi e le indagini sugli animali. In grotta con noi, in uno speciale ambiente, ricavato sotto una colata di stalattiti, nella parte più vicina all'uscita, si trovano due vitelli, quattro pecore, ventinove galline, quarantanovc pulcini. I pulcini, negli ultimi tempi, sono morti ad una media di due al giorno. Erano quelli di minor peso. Gli individui più deboli che non si sono adattati a sopportare {'umidità del 100 per 100 quale esiste nella grotta e la bassa temperatura, quasi sempre costante sui 6-7 gradi. Solo le € galline pioniere», cioè quelle che ci hanno preceduto, sembrano ormai completamente ambientate. Collaborano col dott. Valfré: Ettore Ferrio, Alessandro Gallice, Francesco Marletto, tutti dell'Università di Torino. Paolo Durio e Silvano Maletto, dopo la mia partenza, hanno invece l'incarico del «test Piecardi»; quelle particolari operazioni di chimica-fisica ideate dal prof. Giorgio Piccardi dell'Università di Firenze per determinare gli influssi dei fenomeni spaziali (raggi cosmici, attività solare ecc.) sulle reazioni chimiche. E' veramente uno spettacolo eccezionale vedere sistemati nella caverna, su tavolati infissi nella roccia o sui ripiani calcarci tanti delicati strumenti. La cucina, composta da un fornello a gas, da due tavoli inchiodati a dei pali infissi nell'argilla è isolata da quattro teli da tenda dal resto della Caverna. Essa è anche il nostro « soggiorno »,° più bello e più accogliente del più lussuo so dei ristoranti. E' qui che gli uomini della spedizione passano le ore più belle della giornata. Dopo le fatiche del lavoro ci si siede, si raccontano barzellette, si canta, si studia, si legge « Topolino ». La sua attrezzatura ha richiesto tutta ^'inventiva e l'adattabilità che in operazioni del genere hanno gli alpini. Da una cassa vuota, sospesa ad un masso, è stata ricavata là libreria; riempiendo e spianando una buca è stata costruita la dispensa. E' il 10 di agosto, S. Lorenzo, la festa di uno di noi, Renzo Gozzi. Raviola ha preparato la cena. Forse fuori cadranno le stelle o forse pioverà; non sappiamo. Alcune gocce hanno aumentato il ritmo della loro caduta traslucida. Sono quelle le nostre stelle ed in questo mondo pietrificato sono astri stupendi. Oggi vitto speciale: minestra di tartaruga e « bagna cauda »; non manca lo champagne e l'allegria. Che importa se nei sacchi a pelo dove dormiamo c'è l'8$ per cento di umidità* Nessuno di noi ha ancora accusato un raffreddore. Ultimata la sistemazione dei dosimetri e dei contatori pei le ricerche sulla radioattività; fatti i prelievi per le indagini micologiche; acchiappati due dei rari insetti privi di occhi, che però possono muoversi al buio con organi di sensibilità ancora sconosciuti, si parte per la prima esplorazione alle vie d'acqua. Calzate le tute stagne scendiamo dalla 'saia dei pozzi — che di regola servono per i prelievi dell'acqua d'uso quotidiano — e ci incamminiamo lungo il fiume principale: il corso sotterraneo del torrente Maudagna. In alcuni tratti l'acqua arriva alla cintola. E un mondo meraviglioso, indescrivibile; l'acqua è limpida e cristallina come mal era capitato di vedere. Talvolta occorre contorcersi per superare uno stretto passaggio, talaltra occorre strisciare su! dorso. Percorriamo due chilometri e mezzo; siamo nel punto più profondo delle numerose deviazioni della caverna. Maletto individua un sifone. Domani prenderà gli autorespiratori, si immergerà con altri e passerà oltre. Al di là mai ha sostato piede umano. Poco prima del sifone, ricostruiamo la tragica fine di un cinghiale, vissuto quarantamila anni fa. In un banco d'argilla che l'umidità e la temperatura hanno conservato come allora vi sono chiarissime le impronte della corsa pazza dell'animale, forse caduto laggiù o forse spintovi da qualcuno degli « orsi spelei », di cui Ferrio ha trovato interessanti resti fossili. La bestia deve essere impazzita in quell'oscuro labirinto senza scampo; essa affondò nel fango e mori. L'argilla concrezionata ne conserva chiarissime perfino le impronte delle setole. E' qui che è accaduto l'incidente causa del mio ritorno. Uscito all'aria, mi sono venuti incontro il dr. Cesare Potrucco e Gianni Massera, insieme agli altri del campo esterno. Ho guardato il cielo e gli alberi ma i miei occhi erano abbacinati. Ho cominciato a distinguere nettamente i colori soltanto dopo alcuni secondi. Per domani, mentre noi saremo al sole di Ferragosto, gli studiosi rimasti al buio della grotta, coi-ipiuto il consueto lavoro scientifico, faranno per se stessi il « Caudano show ». Hanno intenzione di illuminan? alcuni cristalli con effetti spettacolari poi faranno passeggiate in cunicoli àncora inesplorati. Rivedranno il cielo soltanto il sette settembre. Giancarlo Masini Aloun] membri della spedizione mentre esplorano la corrente principale del Maudagna, proseguimento sotterraneo dell'omonimo torrente o Il capo spedizione prof. Silvano Maletto nella sala Verne della grotta Oaudano

Luoghi citati: Frabosa Sottana, Torino