Trentacinquemila giovani si iscrivono all'Università

Trentacinquemila giovani si iscrivono all'Università Trentacinquemila giovani si iscrivono all'Università Fra questi ci sono i diplomati degli istituti tecnici che per la prima Volta possono accedere alle fluita scientifiche - In tutto gli studenti saranno 230 mila - Il numero è alto, ma insufficiente rispetto ai nuovi bisogni (Nostro servizio particolare) Roma, 10 agosto. Trentacinquemila, secondo le previsioni che più si fanno, sono i giovani che si apprestano ad iscriversi nelle università italiane. Scegliendo la facoltà essi faranno una prima scelta della carriera. Secondo % propositi del governo il primo novembre di quest'anno dovrebbero avere anche inizio i corsi della nuova Università della Calabria. Tenendo conto di quelle della Calabria — per le quali occorre però il consenso del Parlamento — le sedi universitarie in Italia saranno complessivamente 35. Sono troppo po chef I pareri, in proposito, sono discordi. Si suole dire e ripetere, con una punta di ironia, che «l'Italia è un paese dove tutti vogliono essere dottori ». Il che ha il sapore di una critica sever per questa « corsa alla laurea ». Ma è una critica infondata. Infatti se in meno di mezzo secolo gli stu denti iscritti ai diversi corsi di laurea sono aumentati di otto-nove volte come cifre assolute, e sono più che quadruplicati rispetto all'incremento demografico italiano, passando da 7,7 allievi ogni 10 mila abitanti del 1913-1914 al 31,4 del lo scorso anno accademico, si iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiii a r n a e e n e a o l o a o può dire che il loro numero è ancora basso. Anche in Italia, infatti, si va facendo la persuasione che fra lo sviluppo economico e istruzione a tutti i livelli esiste un stretto rapporto di interdipendenza. Non potremo raggiungere il livello di reddito singolo proprio dei paesi più evoluti senza un corrispondente elevamento dell'istruzione generale. I i una economia come l'attuale, fondata sull'impiego sempre più largo delle macchine, il numero dei tecnici deve ancora aumentare. Lo studio promosso dal ministero della Pubblica Istruzione sul prevedibile fabbisogno di personale qualificato nei vari rami di attività economica nel 197S, ha offerto un quadro su quello che dovrà essere ' l'aumento degli studenti universitari nei prossimi quattordici anni. Esso prevede la richiesta di più d'un milione di dirigenti, di un milione e mezzo di tecnici superiori, di quasi tre milioni di tecnici intermedi, di quasi un milione di capi subalterni, di oltre dieci milioni di lavoratori qualificati e di appena quattro miJi'oni di lavoratori generici. L'indagine suggerisce che nel 1975 ci sarà bisogno di almeno quarantamila laureati ogni anno. Siccome attualmente il loro numero si aggira sui ventimila, dovrà essere raddoppiato. Ciò significa che anche l'esercito degli universitari dovrà crescere. Ora è formato di 230 mila giovani che nel 1975 dovranno superare i quattrocentomila. Le sedi universitarie italiane, che sono, come s'è detto, trentacinque, dovranno essere aumentate per resistere all'urto della larga leva studentesca che viene auspicato ' Le strutture delle università italiane sono adeguate alla necessità che abbiamo di far aumentare, in poco più di un decennio, del 120 per cento il numero dei laureati annui di facoltà 'universitarie? I docenti universitari che si occupano di questi problemi dicono che nella civiltà d'oggi lo sviluppo degli studi superiori degni di tale nome esige una notevole attrezzatura scientifica- per dare la possibilità agli studenti e al docenti di effettuare esperimenti e ricerche; impone, quindi, un tale cumulo di spese che solo le grandi sedi universitarie possono farvi fronte. In Italia, invece, si hanno troppe piccole uniuersitd... La polemica è destinata a durare. Un giovane, Giuseppe Barillà, ha compiuto, di recente, una seria indagine visitando atenei, interrogando professori e studenti, ha consultato uomini politici, scienziati, esponenti del mondo produttivo per dare una risposta ai quesiti che si pongono sui nostri studi superiori. I risultati dell'indagine sono condensati in un volumetto che ha per titolo « Un futuro per l'università italiana», per il quale il prof. Gustavo Colonnetti, presidente emerito del Consiglio nazionale delle ricerche, ha dettato una pmbpsr—s prefazione nella quale afferma, tra l'altro, che « il problema che occorre risolvere per salvare la nostra università da una definitiva ed irreparabile decadenza non è — e non è soltanto — un problema di finanziamenti. E' un problema di strutture e di costume ». Colonnetti confida che il problema sarà risolto. Sono vive le speranze che l'università non mancherà ai compiti che l'attendono per contribuire, in modo determinante, allo sviluppo economico, sociale, scientifico e tecnologico del Paese. E' per questo che la rinascita universitario è un dovere della società verso se stessa. Vittorio Staterà

Persone citate: Colonnetti, Giuseppe Barillà, Gustavo Colonnetti

Luoghi citati: Calabria, Italia, Roma