Sette operai prigionieri per otto ore nel mare in un cassone di cemento rovesciato sul fondo

Sette operai prigionieri per otto ore nel mare in un cassone di cemento rovesciato sul fondo Giornata d'angoscia a Genova per nn incidente al cantiere Ansaldo Sette operai prigionieri per otto ore nel mare in un cassone di cemento rovesciato sul fondo Tutti salvi • Due soli di essi hanno accusato sintomi di choc • Erano scesi a 10 metri di profondità per la costruzione di una diga - Il grosso cubo si è adagiato su un fianco ma per fortuna il sistema di rifornimento d'aria è rimasto intatto - La difficile opera di soccorso -1 vigili del fuoco sommozzatori hanno raggiunto l'interno della «campana» scavando un passaggio nel fondo sabbioso - Tratti in superficie con l'autorespiratore (Nostro servizio particolare) Genova, 2 agosto. Giornata di angoscia a Genova: sette uomini prigionieri in fondo al mare, davanti al cantiere navale Ansaldo, come l'equipaggio di wn sommergibile incapace di risalire a. galla,. Si è temuta per molte ore una tragedia, ma fortunatamente i sette sono stati salvati, ad uno ad uno, grafie agli sforzi di un esercito di soccorritori, e in particolare dei vigili del fuoco. Gli ultimi salvati sono emersi poco prima del tramonto; si sono avviati, abbastanza saldi sulle gambe (ad eccezione di uno, cui è stata praticata la respirazione artificiale) alle autoambulanze che li hanno portati all'ospedale di San Martino, dove saranno trattenuti in osservazione. Soltanto a due è staio riscontrato un lieve sintomo di choc. Gli altri cinque sembrano in buone condizioni. Sott'acqua si erano avute scene drammatiche al momento del salvataggio, essendo l'operazione molto ardua. Ma in complesso gli operai avevano tenuto duro bravamente. La loro capacità di resistere, moralmente e fisicamente, si spiega con l'assistenza ohe è stata data subito dai palombari. Uno di essi, a turno, è rimasto sott'acqua accanto al cassone affondato, comunicando con gli uomini prigionieri per mezzo di segni convenzionali, battendo un martello sulla- parete della prigione sottomarina. Quei segnali assicuravano: < Stiamo lavorando per voi, il rifornimento d'aria è assicurato, fra poco vi libereremo >. Per quasi otto ore si è lottato e resistito così, su un fondo di dieci metri, mentre una folla enorme (migliaia e migliaia di persone) si raccoglieva nei pressi del cantiere, trattenuta da cordoni di cara* binierl. A nessuno è stato consentito di avvicinarsi mentre ferveva l'opera di soccorso; le voci più drammatiche si diffondevano negli stabilimenti della zona, quindi in tutta la città, creando una diffusa ansia che soltanto le notizie della tarda serata hanno dissolto. L'incidente è avvenuto nelle acque del cantiere navale Ansaldo di Sestri Ponente, alla periferia occidentale della città. I sette operai specializzati erano scesi sul fondo entro un cassone in cemento ohe doveva essere posato sulla superficie sottomarina per la costruzione di una diga necessaria all'ammodernamento del cantiere navale, in corso da alcuni mesi. Il cassone si è rovesciato, gli operai ne sono rimasti prigionieri, collegati con l'esterno da una < manichetta » che fortunatamente ha continuatola fornire aria per tutto il tempo delle operazioni di salvataggio. Non è facile, per il profano, capire il meccanismo dell'incidente. Proviamo a spiegarlo seguendo le descrizioni dei tecnici. Il cassone è un grande cubo di cemento, vuoto all'interno e diviso in compartimenti. E' munito di due < campane > in ferro, con botole slmili a quelle dei sommergibili, attraverso cui passano gli uomini che devono lavorare sott'acqua. Quando il cassone è arrivato sul fondo, poggiandovi saldamente, per mezzo di un sistema pneumatico viene trasformato in una grossa bolla d'aria entro cui gli operai si muovono liberamente, senza bisogno di scafandri, procedendo alla sua sistemazione Successivamente il cassone viene riempito di calcestruzzo, disposto dagli operai fino ni completamento del blocco, che resta sul fondo come elemento della diga in costruzione. I sette < camionisti » sono: Angelo Bogo di 39 anni, da Zignago (La Spezia); Valentino Perini di 43 anni, da Piacenza; Giovanni Nardo di 36 anni, da Treviso; Terzo Passero di Si anni, da Piacenza; Santo Rosati di 21 anno, da Carpegna (Pesaro); Lino Strapazzon di 86 anni, da San Vito d'Arsinio; Domenico Achillea di te anni, da Turzi (Matera), tutti residenti a Genova- Essi dovevano appunto sistemare una parte della diga antistante il cantiere navale. Alle 10,30 erano a dieci metri sott'acqua, dentro il grosso cubo di cemento, pesante S50 tonnellate. In superficie seguivano il loro lavoro i tecnici della ditta appaltatrice, la «SUm>, con palombari ed operai imbarcati sul pontone-appoggio < San Gennaro >. Dal pontone si provvedeva a mandare arieagli operai per assicurarne la respirazione. Improvvisamente una colonna d'acqua torbida si levò dal fondo: un palombaro si calò subito, comunicò che il cassone si era rovesciato. Fu controllato il sistema di rifornimento d'aria: fortunatamente era intatto. Cominciò allora la penosa attesa dei sette imprigionati, mentre la notizia si diffondeva in un baleno. Accorsero sommozzatori, arrivarono altri due grossi pontoni, muniti di gru poderose, nella speranza di poter agganciare il cassone e sollevarlo. Ma l'idea fu ben presto abbandonata, perché l'operazione offriva troppi rischi. I tecnici ripiegarono su un sistema più lento ma meno pericoloso: i vigili del fuoco som¬ U1111111M1111 !11 ! [111 !i IMH11) 1M111 II 1 111 tIIi!)Il !1111 mozzatori, agli ordini del capitano Enrico, lavorarono accanitamente sul fondo sabbioso, riuscendo ad aprire un varco sotto una parete del cassone, raggiungendo l'interno nella parte vuota. Bussarono alla porticina in ferro che chiudeva il primo compartimento, entro cui erano quattro operai. Aperto il compartimento, l'aria lo mantenne libero dall'acqua. Ad uno ad uno i quattro prigionieri furono muniti di un autorespiratore, condotti attraverso un cunicolo intemo del cassone, guidati sul fondo e dal fondo alla superficie. L'operazione fu ripetuta per il secondo compartimento, entro cui erano gli altri tre. Ci furono momenti1111111 1 ! 111111111111111111,1M111111 ] 111 ii 111] 111 II11 , n o l o i n , o u i i drammatici, quando un operaio rifiutò di indossare l'autorespiratore, terrorizzato. Un vigile del fuoco restò con lui un'ora e mezzo dentro il cassone, riuscendo infine a trascinarlo a galla. Oi volle molto tempo: il vigile del fuoco Mario Bruno portò in salvo il primo operaio alle IMO, l'ultimo affiorò poco prima del tramonto. Dal momento dell'incidente erano passate 8 ore. Molte donne avevano pregato per tutto quel tempo, dietro il cordone dei carabinieri, mentre i parenti e gli amici dei prigionieri del fondo marino aspettavano, ammutoliti dall'angoscia. Ora i sette, come abbiamo detto, sono all'ospedale di San Martino. Uno solo, Giovanni Nardo, è rimasto in camera di decompressione per qualche tempo. E' quello che più aveva sofferto durante il salvataggio. Gli altri sei, dopo le prime ore di sbigottito silenzio, sembrano invasi da una euforia inarrestabile: ridono, intrattengono ad alta voce parenti e amici, chiedono ai medici pastasciutta e vino. Sembrano aver dimenticato con incredibile rapidità il terrore', di oggi. Ma forse la loro euforia è soltanto reazione all'idea della morte che avevano visto vicinissima. Valentino Perini, dai capelli brizzolati e dal viso scuro, dice ridendo: c La morte, l'ho vista vicina quando il cassone s'è abbattuto e s'è fatto tutto buio. Allora ho detto: "Ci siamo" e ho chiuso gli occhi*. Lino Strapazzon, un veneto robusto dal volto di ragazzo, aggiunge: <Poi l'acqua si è schiarita e dall'oblò del compartimento è filtrata un po' di luce. Avevamo una campana d'aria attorno a noi. L'acqua ci arrivava alla cintola. Ci siamo sentiti diversi quando abbiamo visto che Varia arrivava dentro con forza. Poi abbiamo respirato, sentivamo i segnali, da fuori ». E riprende a ridere. Gli. altri cinque attorno a lui scoppiano in una gran- i de risata. m. f. 11111111JIM1M M111111M [I ! 11111111 11 11111111111U1111!111 □ Sul pontone (in primo piano) ferve l'opera dei soccorritori; dalle banchine la folla assiste alle operazioni (Tel.) Angelo Bogo, il primo operaio estratto dal cassone, viene trasportato verso un'autoambulanza (Telefoto)