Le sostanze dell'argentino di Acqui lasciate ad un agricoltore di Neive

Le sostanze dell'argentino di Acqui lasciate ad un agricoltore di Neive Le sostanze dell'argentino di Acqui lasciate ad un agricoltore di Neive Nominato erede con un testamento olografo - Se il designato fosse già morto, la fortuna andrebbe al Cottolengo - Il ricco italoamericano, noto per la sua avarìzia, era deceduto tre anni fa (Dal nostro corrispondente) Acqui, 1 agosto. La vicenda della grossa eredità del miliardario italo-americano Carlos Bazzana Cardoso, deceduto ad Acqui il 23 marzo 1958 all'età di 69 anni, si arricchisce di un nuovo ed imprevisto colpo di scena. Un testamento olografo pervenuto alla procura della Repubblica di Acqui da Tres Harragos di Bahia Bianca in Argentina, paese nativo del Cardoso, e pubblicato oggi dal notalo acquese Baccalario, indica come erede universale delle sostanze un certo Giovanni Filippa, residente in regione Bricco di Neive; nel caso di premorte dell'erede le sostanze dell'argentino andranno al Cottolengo di Torino. Il testamento è redatto su un mezzo foglio di carta da bollo filigranata con ancora la dicitura « regno d'Italia » e datato Acqui Terme 7 febbraio 1958, particolare che conferma come 11 documento sia stato scritto poco tempo prima della morte del bizzarro miliardario. Carlos Bazzana Cardoso, per quanto fosse un facoltoso possidente, conduceva una vita stentata e in completa solitudine. Nato l'il ottobre 1889 a Tres Harragos da un italiano di Magliano e da un'india, da ragazzo fu adottato dai coniugi Bazzana, emigrati italiani molto ricchi, divenuti successivamente cittadini argentini. Nell'anno precedente la prima guerra mondiale, deceduti i genitori veri e anche quelli adottivi, Carlos Bazzana si trasferì in Italia ad Acqui, stabilendosi in una villa in regione Bagnoli, sulla provinciale per Visone. Dalla residenza acquese l'argentino (tale infatti rimase sempre di nazionalità) non si era più allontanato, benché possedesse nell'America del Sud una grossa fortuna in beni immobiliari. Anche in Italia, aveva forti depositi bancari e alcune proprietà, ma il Bazzana si era sempre fatto notare da tutti per la sua eccezionale avarizia. Ad Acqui lo ricordano ancora, sempre vestito con i medesimi sgualciti indumenti, quando percorreva i tre chilometri che separano la sua casa dalla città, a piedi o in bicicletta, anche nei più rigidi giorni del periodo invernale. Il 23 marzo di tre anni or sono l'italo-argentino fu rinvenuto cadavere nella sua misera stanza. Ovunque regnava il disordine. Si disse allora che il miliardario era morto vittima del suo stesso male, l'avarizia, non avendo voluto acquistare alcuni farmaci necessari per curare una malattia che da tempo lo affliggeva Apertasi la curatela dell'eredità giacente, che fu affidata all'uw. Enrico Piola di Acqui, si iniziarono le ricerche in Ita¬ lia e in Argentina per trovare un erede. Quando già si pensava che l'intero patrimonio sarebbe stato incamerato dallo Stato italiano, saltò fuori un successore nella persona del signor Godofredo Bartolomeo Cardoso, figlio di Severino Cardoso, fratello di Carlos Bazzana, residente a Cordoba. A mezzo di due legali l'erede, legalmente riconosciuto dall'autorità giudiziaria italiana, procedette alla vendita di numerose proprietà provvedendo con una parte del ricavato a pagare le onerose imposte di successione. Ora è giunto, inaspettato, Il testamento olografo, redatto in parte nella lingua italiana e In parte nella lingua argentina. Il documento nomina Giovanni Filippa erede di tutti l beni mobili ed immobili posseduti in Italia e all'estero, con l'aggiunta che in caso di premorte dell'erede il patrimonio sarà devoluto al Cottolengo di Torino. La notizia del rinvenimento del testamento olografo non mancherà di sollevare questioni di carattere giuridico in un possibile conflitto di diritto internazionale. In attesa di ulteriori sviluppi della vicenda per ora solo gli acquirenti di parte del beni del miliardario italo-argentino, beni già venduti dal Godofredo Cardoso, restano in apprensione nel timore di vedere danneggiati i loro interessi, g. p.