Pio IX. Vittorio Emanuele e le ambizioni degli Aosta

Pio IX. Vittorio Emanuele e le ambizioni degli Aosta Pio IX. Vittorio Emanuele e le ambizioni degli Aosta ' Il padre Pietro Pirri ha portato a compimento la pubblicazione del carteggio privato tra Pio IX o' Vittorio Emanuele- II. ' I primi due volumi relativi al periodo 1848-1856 (La laicizzazione dello Stato sardo) uscirono nel 1944, allorché l'attenzione degli stessi studiosi non era proclive a rivolgersi ad un lontano passato; Nel '51 seguì il carteggio relativo agli anni i856-'Ó4, ora viene quello del '64-'78. Come nei precedenti, si accompagnano un volume che è l'opera personale dell'eminente gesuita, la ricostruzione storica desunta, con obiettività, dai documenti, ed un volume di carteggi. Le lettere del papa e del re ne sono la minima parte; abbondano corrispondenze di nunzi, di vescovi, Jt principi, di uomini politici. Se Casa Savoia avesse poso.- a disposizione degli studiosi i suoi archivi con la larghezza del Vaticano, avremmo un materiale prezioso per la storia dell'Ottocento. Chi. ha presente tutta la corrispondenza tra Pio IX e Vittorio Emanuele, in questa del 1864'78 trova il re mutato. Agl'inizi del regno si esprìmeva con estrema vivacità, spesso concitazione, talvolta appariva sincero, talora commediante O' tragediante; ma era il re rude, a scatti, non troppo preoccupato delle remore costituzionali, clie la tradizione ha tramandato. Qui sembra spento : le risposte alle deplorazioni del papa paiono imbarazzate, a volte hanno quasi un tono burocratico, 10 stile dell'» esamineremo, vedremo, provvederemo ». Precoce vecchiaia, o fuori di Torino il re non si sente più a suo agio, 0 il gioco è diventato troppo complesso e sente di non poterlo dominare appieno, come confida va nei primi anni, o le preoccupazioni familiari lo opprimono? Anche dei rapporti con la .Mira fiori è qui traccia: con acccn ni al timore dei figli legittimi che un matrimonio civile, che seguisse a quello religioso del 1869, potesse dare alla Rosina la post zione di sovrana, e soprattutto con sentori della intenzione — ma ci fu? — che ad un certo momento avrebbe avuto Vitto rio, di legittimare i figli Mirafiori. Pio IX appare invece fino all'ultimo immutato: con tratti su cui pare sovrapporsi la figura di Pio X: schietto, rude, inflessibile nei principi. Chiamerà sempre Vittorio ' Emanuele re "di Sardegna ; gli negherà di essere padrino dei nipoti Luigi Napoleone ed Emanuele Filiberto d'Aosta, perché scomunicato-, quando, in occasione delle condanne di Monti e Tognetti e di Aiani, il re impetra dal papa clemenza, Pio IX gli risponde soltanto che 1 latori delle lettere non aveva no accennato al contenuto « perché si sarebbero vergognati di parlarne ». Dopo il '70 scriverà qualche volta dal Vaticano al Quirinale per deplorare inconvenienti che si verificano in Roma, persecuzioni, una « casa chiusa » accanto ad una chiesa: senza la minima captatici di benevolenza. Dell'affetto che il papa avrebbe serbato per Vittorio non si vede qui traccia, a non pensare alla concessione dei conforti religiosi in punto di morte senza ritrattazione, e dei funerali in chiesa Ma sembra da tenere pur in conto ciò che scriveva Quintino Sella alla moglie: dell'esplosione d'ira che avrebbe potuto suscitare un diverso contegno. Casa Savoia: restano confermate alcune « voci del fante » vecchi sussurri. Una certa contrapposizione degli Aosta al re comincia allorché Amedeo torna a Torino dopo il breve regno di Spagna. La duchessa d'Aosta è una Della Cisterna, figlia di un antico cospiratore e sempre mal pensante, il cui nome ricorre spesso nel journal di Carlo Alberto, e di una De Mérode, gran de aristocratica belga, della famiglia del pro-ministro di Pio IX: la duchessa appare piissi ma. Pio IX ha mal visto l'avventura spagnola: il regno di Amedeo nasceva all'insegna del liberalismo. Con la consueta fran chezza il papa rispondeva alla lettera inviatagli dal nuovo re, ricordando di essere sempre stato in ottime relazioni con Isabella 11 e di essere padrino di quegli che sarebbe poi divenuto Alfon ' so' XII. Quando Amedeo ritorna, lo considera colpito dalle censure per la sua opera di re liberale ed Amedeo il 5 dicembre '73 manda al papa una formale ri trattazione, accusandosi c per avere promesso con giuramento l'attuale Costituzione di Spagna che contiene non poche offese ai diritti della nostra S. Religione, per avere sanzionate varie leggi » contrarie alle dottrine e diritti della Chiesa. La cosa tra pela, il governo chiede spiegazioni al principe, il quale risponde vibrato che la lettera è privata ed il governo « non ha- nes sun diritto di mischiarsene » Minghetti. che aveva preparato una smentita, deve limitarsi negare che vi sia stata una « lettera politica » del principe al papa. Da Torino, Clotilde ed Amedeo restano in posizione di contrasto al Quirinale: nel 1877 Amedeo invia un calice a Pio IX. Umberto salendo al trono vorrebbe il fratello al comando militare di. Roma : Amedeo, sorretto da Clotilde, rifiuta decisamente. Resterà sempre a Torino, al Palazzo della Cisterna, fino al secondo matrimonio dell'US, senza comandi effettivi. E' una linea che continuerà nei figli. Nel 1895 i giornali cattolici notavano che nelle celebrazioni delle nozze d'argento dell'unione di Roma con l'Italia, gli Aosta non si erano visti. Dai carteggi, la .politica vaticana di questi anni non appare particolarmente audace od illuminata: tutta tesa nel" non fare ammissioni di sorta, nessuna presa di contatto che potesse sembrare la più lieve accettazione del fatto compiuto. Speranze in un disfacimento dell'unità-italiana attraverso moti rivoluzionari, che soverchino la monarchia. Più saggio, Napoleone III sul finire del '64 dice al Njnzio ch'egli pure non aveva creduto al consolidarsi della nostra unità, ma che « gli italiani hanno un gran buon senso e prevedono mali che attirano i motivi rivoluzionari-, quindi preferiscono sempre di restar tranquilli », e soggiunge un po' malignamente che < le Provincie che furono sottratte alla Santa Sede sono ora le più quiete e sembrano accettare più volentieri il nuovo governo ». Neppure mostrano grande perspicacia le speranze che vengono riposte dal Vaticano in Guglielmo di Prussia, soprattutto dopo le prime vittorie dell'estate '70. Guglielmo è un superstite- del mondo della restaurazione, un fedele della legittimità: ma la sua politica è condotta da Bismarck, ed è in quel momento accentuatamente anticattolica. Più realisticamente si constata come la situazione cattolica vada rapidamente migliorando in Inghilterra, sicché si confida di poter allacciare relazioni diplomatiche (ciò a cui per il momento non si riesce). Nessuna rivelazione abbagliante; ma tutto il quadro risorgimentale, anzi tutto il mondo ottocentesco, con qualche figura dimenticata (un cardinale Corsi, arcivescovo di Pisa, che ai suoi ricevimenti ammetteva le sole mogli dei professori dello Studio che fossero- nobili), riceve un altro tocco di colore. ' I due protagonisti muoiono a poche settimane di distanza; Mazzini e Napoleone HI sono già scomparsi: Garibaldi vivrà ancora quattro anni, quasi murato dall'artrite. Tutto il quadro dell'Europa del Risorgimento va rapidamente mutando. 1 sovrani divengono sempre più costituzionali e più restii ad iniziative personali. Quel ch'era stata Parigi intorno al 1855-65, capitale morale e centro politico d'Europa, vorrebbe esserlo Berlino, senza riuscirvi; ma l'irradiazione del potere della Germania, l'ammirazione e la fiducia nella sua forza militare, nella sua economia, nei suoi metodi, nel suo sapere, contrassegnano un'altra fase della vita dell'Europa: ancora splendidamente isolata, che ancora non sente influenze di nitri continenti. A. C. Jemolo