«Se non ci fosse stato Bonatti neppure uno sarebbe tornato vivo»

«Se non ci fosse stato Bonatti neppure uno sarebbe tornato vivo» / giornali savoiardi esaitano il comportamento delia nostra guida «Se non ci fosse stato Bonatti neppure uno sarebbe tornato vivo» La stampa francese concorde nell'escludere che la sciagura del Monte Bianco sia dovuta a difettosa preparazione della spedizione -1 salvatori sarebbero giunti in tempo se avessero saputo con un minimo di precisione dove si trovavano gli sperduti (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 20 luglio. « Bonatti è un uomo eccezionale ("un surhómme"), lo ha dimostrato in più di una circostanza, ha fatto tutto ciò che ha potuto, ed è verosimile che se non ci fosse stato lui non vi sarebbe stato un solo sopravvissuto nella tragica comitiva del Pilone del Freney >. Questo giudizio di Ph. Oaussot, compare sul Dauphiné, uno dei giornali savoiardi che con maggiore obiettività e competenza riferisce e commenta le mprese alpinistiche. I valdostani ascoltano con attenzione ciò che si dice in Savoia sui fatti che accadono in montagna perché riconoscono alle guide e agli alpinisti savoiardi una competenza di prim'ordine; nel caso poi della sciagura del Freney, i francesi, che sul Pilone hanno lasciato tre morti, hanno pieno diritto di dire la loro opinioneEssi infatti fanno una cronaca particolareggiata della vicenda tenendo conto non soltanto delle dichiarazioni di Bonatti, di Gallieni e delle guide italiane, ma anche del racconto di Pierre Mazeaud, lo scalatore francese sopravvissuto. I quattro francesi erano giunti per primi domenica sera 9 luglio al bivacco della Fourche. Più tardi giungevano Bonatti, Oggioni e Gallieni. < Voi siete i primi — disse Bonatti ai francesi — a voi l'onore della scalata, ne avete il diritto ». « Anche voi — risposero i francesi — avete dei diritti sul Fre ney. Facciamo cordata comune >. Cosi fu deciso. II diario della spedizione è simile a quello che abbiamo yià pubblicato. Da parte francese si precisa che i sette alpinisti nel pomeriggio del.lunedi, dopo avere attraversato il ghiacciaio di Freney, attaccarono subito lo zoccolo sul quale si drizza il Pilone, e alle ore SI sistemarono il bivacco su due piattaforme rocciose. Il giorno dopo, martedì, alle ore 16, furono colti dalla tre menda bufera e flagellati da grandine e neve. I fulmini si abbattevano con intensità spaventosa. Mazeaud veniva ustionato alla guancia e Kohlmann, che per un difetto di udito era munito di un apparecchio acu stico c Sonotone », veniva colpito da un fulmine all'orecchio, e forse questo grave incidente determinava poi la sua penosa crisi di follìa. I sette alpinisti, dopo la vana attesa di una schiarita, discesero nello stesso giorno al bivacco da cui erano partiti il mattino alle 5, e su quelle due piattaforme, quasi alla base del Pilone, rimasero abbarbi cati mercoledì e giovedì. II venerdì mattina, non avendo più viveri e bevande affrontarono la discesa al Colle di Peuterey affondando nella neve fino al ventre. Cominciava la marcia disastrosa e nella giornata di sabato le qnacGazggM11 f 1111 r 11M111111111111111M11111MI % 11111111 11 11T11M1111 I l l e e n l a e quattro vittime si abbattevano ad una ad una. Vieille cade mentre scende alle rocce Gruber. Sul ghiacciato del Freney, Bonatti e Gallieni sono in testa per aprire la strada, seguono Mazeaud e Kohlmann, chiudono la marcia Guillaume e Oggioni. Ad un certo momento Oggioni grida ai compagni che Guillaume non può proseguire. Mazeaud affida Kohlmann a Oggioni e torna indietro, solo, alla ricerca di Guillaume che è rimasto distanziato, ma non lo trova e pensa che sia caduto in un crepaccio. Poi, presso il colle dell'Innominata, cede Oggioni. Bonatti Mazeaud, lega i lo affida a due uomini a una corda che fissa a un chiodo piantato nella roccia, e con Gallieni e Kohlmann scende alla capanna Gamba per chiedere soccorso. Durante la discesa Kohlmann è colto da sincope e al rifugio arrivano soltanto Bonatti e Gallieni Le guide, come sappiamo, sono riuscite a trovare Kohlmann moribondo, a salvare Mazeaud e a ricuperare la salma di Oggioni. « Nonostante l'ordine di sospendere le ricerche (dato dalla guida francese Rebouffat), una cordata guide ta dalla guida valdostana Ulisse Brunod — conferma la versione dei francesi — ritrova anche il corpo di Guillaume e lo porta al rifugio sfidando enormi pericoli di valanghe ». Perché — si chiedono i francesi — i sette alpinisti si sono fermati due giorni nel bi"»rcu quasi alla base del Pilone invece di fuggire subito verso la capanna? Perché — riconoscono — il maltempo continuava con una violenza spaventosa, era caduto un metro di neve, e la discesa non poteva essere, come poi è stata, che una corsa alla morte. Era possibile salvare i sette alpinistif si chiedono ancora i francesi; e rispondono: i salvatori sarebbero giunti in tempo se avessero saputo con un minimo di precisione dove si trovavano gli sperduti. Soltanto sabato mattina furono udite le voci dei pericolanti e si ritenne che gli alpinisti si trovassero sotto il colle di Peuterey. Questa, data la violenza della bufera, non poteva essere che una supposizione, ma era esatta: gli sperduti stavano effettivamente scendendo dalle rocce Gruber e in quella direzione domenica mattina \sarebbiero salite le-!oarpvane di soccorso. Purtroppo nella notte dal sabato alla domenica la tragedia si è compiuta. Dopo avere escluso che la sciagura sia dovuta a difettosa preparazione della spedizione, il minuzióso indagatore afferma che una sola cosa non è stata prevista: che su un versante orientale della montagna non si vede mai in tempo arrivare la tempesta, ebdfpprlmsc It 111M1111M1111111M111111111 ■ 1111M11111111 [ 1111111 [ IFI rt e che questi verganti dovrebbero essere considerati coma delle trappole. Se gli alpinisti fossero stati muniti di un apparecchio radio, avrebbero potuto essere avvertiti del pericolo dal bollettino meteorologico, ma — si ammette — i meteorologhi sbagliano così spesso... Ancora una domanda: sabato gli alpinisti potevano ancora essere salvati? <Per Antoine Vieille che morì per primo al colle del Peuterey era troppo tardi. Gli altri bisognava sapere dove precisamente cercarli. Ora non esiste ancora un dispositivo di segnalazione capace di attrarre sugli alpinisti in difficoltà l'attenzione dei salvatori in piena tempesta e in piena notte. Se qualche tecnico riuscirà a trovarlo, farà un'opera benemerita. Se venerdì pomeriggio, per esempio, si fosse avuta una segnalazione radio an nunciante che gli alpinisti si dirigevano verso il colle del Ptc—sagfcuMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiniiii Peuterey forse si giungeva in tempo a soccorrerli. Ma —• conclude la breve inchiesta — come è facile scrivere la storia il giorno dopo!». Ettore Doglio

Luoghi citati: Courmayeur