I racconti di Lampedusa

I racconti di Lampedusa STUDI PER IL "GATTOPARDO,, I racconti di Lampedusa Come deve essere giudicato il Gattopardo? La domanda, urinai v.'tta c ridicola, soprattutto-'dopo l'incredibile successo riportato in tutto, il mondo, viene indirettamente riproposta dall'editore Feltrinelli con la pubblicazione dei Racconti del Lampedusa, sempre curati da Giorgio Bassani. In altri termini: Giuseppe 1 omasi di Lampedusa deve essere considerato l'autore d'un libro solo o, al contrario, una figura completa, con un disegno ben definito e una stiria chiara della sua evoluzione? Dirci che sono proprio i Racconti a dar corpo e a convalidare la prima ipotesi, tenuto conni anche dei termini stretti della vicenda di Tornasi scrittore, per cui sembra più giusto considerare queste prove come dei cartoni, come degli esperimenti e, ad eccezione del più impegnato Lighea, tutti collegati al motivo ispiratore del Gattopardo. « Gattoparderic », come diceva scherzosamente il principe: motivi della memoria, ripresi con una struggente vena di passione. Probabilmente lo scrittore Tornasi non sarebbe neppure nato senza l'innesto violentissimo della memoria, senza l'apporto d'una lunga meditazione sulla sua privata vicenda terrena che, soltanto in un secondo tempo, riusciva a raggiungere un terreno più vasto e ad acquistare un significato generale, di grande valore umano. Ma vediamo un po' da vicino i! libro. E' composto di tre racconti e di un capitolo di memorie. Il primo racconto, che s'intitola // mattino di ufi mezzadro e risponde quasi meccanicamente all'eco del Gattopardo, è ancora la storia della evoluzione della società siciliana ai primi del secolo. Da una parte c'è la classe nuova, rappresentata dagli Ib taddmvggcurnbtcmdsnCcstmlBrtpcrnvGsègsrcuba, un mondo fatto di poche am-1bizioni, di avarizia e di furbizia; dall'altra la vecchia classe disfatta dei nobili, costretti a passare la mano, incapaci di contrastare validamente il passo ai nuovi padroni c paghi soltanto di risolvere la questione con dei risentimenti,- dei pettegolezzi e una grossolana ironia. Il lettore ritroverà addirittura personaggi e ombre di personaggi del Gattopardo, quali il figlio del ragioniere F'errara c il nipote del principe, don Fabrizictto Salina. A nostro parere, la cosa più importante da notare è il senso vivissimo delle proporzioni del tempo, che in fin dei conti resta l'eterno protagonista del Lampedusa:, qui la visione della vicenda irrimediabile delle fortune è perfetta, cosi come lo è quella dell'impossibilità di restare fedeli a certi miti di famiglia. Si ha l'impressione che, per Lampedusa, uomini c cose non fossero altro che ombre mosse e condotte dal vento della morte. Ala, a differenza del Gattopardo, lo scrittore qui sembra non dominare, non superare queste sensazioni violente che sfiorano la desolazione ultima, per cui i personaggi risultano schiacciati, appena abbozzati, meglio ancora poco consistenti. Già nel Gattopardo, soprattutto verso la fine, si intravvedevano le difficoltà che lo scrittore aveva dovuto affrontare; c quindi logico che al momento di voler dare un seguito al libro (c'era già il titolo, / gattini ciechi, di cui per l'appunto // mattino di un mezzadro doveva essere il primo capitolo) il Tornasi abbia avvertito meglio la natura dell'ostacolo, intuendo che non sarebbe stato soccorso da quella unità di ispirazione che gli era valsa a salvare il libro. Il secondo racconto. La gioia e la legge, non aggiunge nulla, c.so mai pone qualche dubbio e qualche perplessità sulle reali possibilità di Tornasi come scrittore a 'tonrtmo, tolto dal nucleo ispiratore della memoria. E' una storia di gusto crepuscolare che non riesce a risolversi né sul piano dell'ironia, né su quello di una modesta poesia delle cose. Girolamo — povero impiegato in lotta mortale con lo stipendio, che riceve per Natale un grosso panettone ed è costretto dalla moglie a regalarlo per un debito d'onore all'avvocato Risma — non ha fisionomia, così come non ce l'hanno la moglie Maria e le altre figure di comodo; è soltanto un fantoccio, che non sopporta il peso della piccola favola da rappresentare. Di maggior respiro e di ben altro impegno è Lighea. il terzo dei racconti pubblicati, anche se denuncia una grave limitazione di carattere culturale. In fondo sono tre gli aspetti dello scrittore che il libro sottolinea: II mattino di un mezzadro c l'ultima parte delle memorie. / luoghi della mia prima infanzia, riflettono il mondo vero, autentico del Tornasi, la sua Sicilia trasformata dalla meditazione. Il secondo racconto .indica la parte meno sicura del suo gusto (ad essere indulgenti, non è ohe un divertimento alla Panzini>. mentre il terzo, se ribadisce 1 limiti e la riduzione della forte tmitmgscpusdsremora culturale, mostra perni certe possibilità del Tornasi che i non hanno avuto modo di con- Isolidarsi e di definirsi. Alludo alla prima uarte di Lighea. al ritratto di una certa Torino al I tempo del fascismo, che esce assai bene dalla descrizione del l'omasi. Chi racconta c ancora un personaggio possibile del Gattopardo, un discendente dei Gnrbefa di Salina. Si trova 1 Torino (siamo nel 1938) per ragioni di lavoro, è un redattore della Stant11 e abita in un piccolo alloggiti di via Pevron Non ha grandi qualità (c'è il sospetto che sia entrato al giornale per una raccomunaazione del federale), ma gode di una cultura naturale che gli viene dall'ambiente in cui è nato Lo incontriamo nelle vesti di dongiovanni alle prese con due « tote » che perde per la su 1 : disonestà meridionale » — sono parole della « tota » n. : — in un caffè di piazza Carlo Felice. Ma non sarà lui il protagonista; per conoscerlo occorre aspettare che Corbcra faccia amicizia col vicino, di tavola, il senatore Rosario" La Giura, ordinario di letteratura greca all'Università, famoso in tutto il mondo. L'ambiente torinese, il caffè, la casa del professore in via Bertola, quella del giornalista, i reciproci scambi di cortesie: da tutti questi temi il racconto prende un avvio sicuro e preciso e ci fa vedere come il Tornasi avrebbe anche potuto scrivere un romanzo diverso dal Gattopardo, una storia dei nostri giorni, a patto di staccarsi dalla Sicilia. Infatti Lighea ne è una riprova: il racconto regge fino a quando alla storia torinese non si sostituisce quella siciliana e il La Ciura, con i suoi ricordi giovanili, non ci fa ricascare nella parte mitologica, poetica e filosofica così cara alla fantasia del Tornasi. In fondo sono due esemplari umani che lo scrittore mene di fIonte. j| giovane che si accon- tenta di quel poco che offre il mondo, e un mondo così avvilito, così suscettibile di essere ironizzato-(siamo al tempo del trionfo fascista), e .1 giovane di un'altra stagione eh?, non doveva cogliere nulla di facile, nulla di provvisorio dalla vita, ma solo lo studio, l'intelligenza delle prime verità c un amore unico, non umano: l'amore con uivi sirena. Il professor La f~iura, alla vigilia di partire per un congressi, confessa al giornalista quello che gli era accaduto tanti anni prima ad Augusta, l'incontro con una sirena, i venti giorni passati, con Lighea. Chi era questa figlia di Calliope? .< All'oscuro di tutte le culture, ignara di ogni saggezza, sdegnosa di qualsiasi costrizione morale, essa faceva parte, tuttavia, della sorgiva di ogni cultura, di ogni sapienza, di ogni etica e sapea esprimere questa sua primigenia supcriorit.i in termini di scabra bellezza ». .Ma il mattino di quel 26 agosto perduto, quando la sirena scomparve nella schiuma del mare, i! giovane professore senti una promessa : « Non dimenticherai ». su cui avrebbe sognato tutta la vita, Ed ecco che nel viaggio fra Genova e Napoli sul Rex il richiamo si fa inevitabile e La Ciura si tuffa in mare per soddisfare il sogno vagheggiato in tanti anni. Dal gusto naturalista della prima parte si passa a una forma allusiva, propria della scuola simbolista, dove non sarà difficile al lettore stabilire confronti c ritrovare echi: il Tornasi si è' servito della favola per dare ancora una volta un giudizio sulla vita e sugli uomini. Resta da stabilire qual era la sua vera strada: l'invenzione libera o quella condizionata dalla memoria, dai luoghi, dall'aria del tempo perduto? Ecco dove l'ultimo pezzo, che è una pura testimonianza privata, / luoghi della mia prima infanzia, risulta prezioso, non solo come cartone del Gattopardo (il lettore ritroverà le due case del principe, quella di Palermo e quella di Santa Margherita), ma come una specie.di testamento ideale o, addirittura, eli atto di fede. La luce il sole, la campagna, la memori 1 degli uomini chiusa nelle case votate alla distruzione e, dall'altra parte, il riscatto della poesia e l'abbandono cosciente nella tristezza. Non c'è dubbio, l'immagine del giovane Tornasi che legge il libro delle glorie napoleoniche nella casa di Santa Margherita è identica a quella del giovane Proust delle giornate di lettura: tutti e due sono rimasti a guardare la vita, a inseguirne il segreto atttaverso gli echi spenti che arrivavano nelle loro stanze per fissare la verità umana fra !a disperazione e l'amore. Un'ultima domanda: il libro, cosi com'è, vive da solo? No. e poiché fa parte di una ideale appendice del Gattopardo, sarà opportuno un giorno avere in un solo volume il romanzo, t racconti e i saggi e. magari, qualche lettera. Devo aggiungere che non il meglio, ma tutto Lampedusa sta nel Gattopardo? Qualsiasi inedito avrà solo una funzione complementare o , di conferma sui partict-lari. Carlo Bo