Viaggio a Innsbruck di Francesco Rosso

Viaggio a Innsbruck Viaggio a Innsbruck (Dal nostro inviato speciale) Innsbruck, 12 luglio. Al Brennero, le operazioni di frontiera si svolgevano stamane con la sollecita gentilezza che nei giorni estivi rende solidali turisti e doganieri nel desiderio di fare in fretta. Di notte, lungo la strada verso Bolzano, pattuglie di carabinieri fermavano le automobili per dare un'occhiata al baule e alle valigie, ma ritornata la luce diurna, e cessata la minaccia incombente di traffico di esplosivi, il movimento è ritornato normale, con lunghe file di automobili e autobus, quasi tutti con targa tedesca, incolonnate in corsa paziente verso le spiagge italiane. Poche invece le automobili dirette in Austria, ed erano di turisti tedeschi che rientravano al termine delle vacanze. Se davvero i terroristi tirolesi hanno sabotato le ferrovie italiane con l'intenzione di spaventare i turisti stranieri e indurli a scegliere altre residenze estive, direi che sono stati delusi; anche se non imponente come negli anni scorsi, il traffico al Brennero era oggi assai più intenso che nei giorni successivi agli attentati in Alto Adige. Differenti rer>r:r-«; invece ho notato a 1. ck, la capitale dell'irredentismo tirolese. Analizzerò in altre corrispondenze lo stato d'animo e la mentalità di questa gente, oggi mi preme seguire la cronaca degli avvenimenti successivi alla seconda ondata di terrorismo al tritolo in zone le quali, tenendo conto della scacchiera geografica su cui gioca il nazismo pangermanista, non devono essere considerate estranee al movimento irredentista altoatesino. Le esplosioni avvenute sulle ferrovie di Verona, Como, Luino, Domodossola hanno provocato reazioni contrastanti a Innsbruck, alcuni le hanno condannate, altri le hanno approvate con sottile ipocrisia, altri ancora fingono di ignorarle. In tutti però è evidente l'irritazione per le misure adottate dal governo italiano nel tentativo di bloccare alla fonte i rifornimenti di tritolo ai terroristi e del materiale di propaganda ai sobillatori. Oggi circolava a Inn sbruck la voce che il valico del Brennero era stato chiù so e nessuno, austriaci tede schi inglesi americani fran cesi, poteva uscire dall'Au stria senza un regolare vieto sul passaporto. Era una ihiara menzogna perché, co me ho detto, al posto di frontiera il traffico era nor malissimo e sveltito al mas simo, ma la voce diffusa ad arte aveva lo scopo di arre stare il flusso cospicuo di automobili cariche di turi sti, soprattutto tedeschi, che si avviavano alle vacanze in Italia. Per i soli cittadini austriaci il visto era richiesto a partire dalle 18 di questa sera, ma sin dalle prime ore del mattino gli uffici del nostro consolato generale di Innsbruck sono stati aggrediti da una folla enorme di tirolesi che vole vano il timbro sul passapor to per poter oartire al più presto. Il console generale Franco Bellia non aveva ancora ricevuto istruzioni da Roma e si destreggiava per soddisfare le richieste di quella marea umana che pareva avesse un solo desiderio, andare in vacanza in Italia. Verso mezzogiorno il ministero degli Esteri telefonò che poteva concedere visti gratuiti ed immediati ai turisti austriaci che si recano in località balneari o montane distanti dai luoghi in cui sono avvenuti gli attentati dinamitardi. L'effetto psicologico delle voci messe in circolazione da chi ha interesse a sfruttare al massimo i risultati del terrorismo ha procurato alcu¬ ndgrstpIqnnbscicrqdpvsp ne ore di ansie al migliaio di operai italiani, fissi e stagionali, che lavorano in Tirolo. Qualcuno gli ha fatto sapere che, chiusa la frontiera del Brennero, essi non potranno più ritornare in Italia, ed anche per tranquillizzare questi nostri connazionali che- non corrono nessun pericolo di essere bloccati in Austria, il console generale Bellia ha faticato non poco. Certo la situazione non è idillica, tuttavia non tragica come qualcuno ha interesse a dipingerla. Fino a questo momento il governo di Vienna non ha fatto sapere quali misure adotterà verso i cittadini italiani, ma sembra che non arriverà nemmeno a imporre la reciprocità dei visti. I giornali di Innsbruck non hanno commentato gli attentati terroristici, in genere-si limitano a registrare ampiamente le cronache. Soltanto il TiroZer Nachrichten riproduce con evidente compiacenza, al centro della prima pagina, incorniciato e in neretto, il testo dei volantini che i terroristi tirolesi hanno lasciato sui luoghi degli attentati per minacciare nuove esplosioni. Questo giornale è l'organo della Volkspartei ed esprime le opinioni del signor Aloys Oberhammer, membro del governo provinciale del Tirolo e riconosciuto capo non solo spirituale dell'aggressivo irredentismo tirolese. Ora Oberhammer è in Svizzera, ma tornerà fra alcuni giorni. Non può essere assente al grande raduno che i Ge birgsjager, le truppe di montagna naziste, hanno indetto a Innsbruck per la fine del mese con il dichiarato proposito di onorare un certo numero di generali hitleriani. Ormai, il Tirolo è diventato il campo d'azione del risorgente nazismo, non so con quanta soddisfazione della maggioranza dei tiro lesi. Giudicando dall'esterno, si direbbe che solo po chissimi fanatici siano i responsabili del movimento pangermanista che mette in pericolo la solidarietà europea. A sentir parlare di attentati la gente d'Innsbruck scuote il capo amareggiata, poliziotti, vigili urbani, camerieri e facchini d'albergo si sforzano a parlare uno stentato italiano per dimostrarmi la loro simpatia e per farmi comprendere che essi non hanno nulla in comune con gli oltranzisti, che, dicòno, nemmeno conoscono' di nome. Tutto il mondo sa che il terrorismo pangermanista ha la sua patria in Tirolo, ma soltanto i tirolesi lo ignorano o fingono d'ignorarlo. Però l'idea di una patria tirolese indipendente, possibilmente con l'esule Otto d'Asburgo, il nipote di Cecco Beppe, sul trono seduce i pacifici e astuti bottegai di innsbruck come gli ottusi contadini delle montagne, che, se a parole condannano il terrorismo irredentista, fra di loro lo approvano e assolvono. Francesco Rosso

Persone citate: Bellia, Cecco Beppe, Franco Bellia