Eichmann: «Sono pronto a impiccarmi in pubblico per espiare i miei crimini»

Eichmann: «Sono pronto a impiccarmi in pubblico per espiare i miei crimini» Il «ragioniere del genocidio» conclude la sua difesa Eichmann: «Sono pronto a impiccarmi in pubblico per espiare i miei crimini» L'ex-colonnello si riconosce colpevole dal punto di vista umano, non da quello giuridico - « Tutto dipende dal capo. Io fui sfortunato. Hitler ordinò le deportazioni ed io dovetti ubbidire » - A domanda del Procuratore generale, approva le condanne a morte di Goering e Frank a Norimberga: «Loro sì, davano gli ordini» - Contesta la frase: «Morirò felice con cinque milioni di ebrei già nella fossa» (Nostro servizio particolare) Gerusalemme, 7 luglio. Con una professione di innocenza giuridica ma di responsabilità personale e morale. Adolf Eichmann, il ragioniere del genocidio accusato dello sterminio di sei milioni di ebrei, ha portato a termine stamane la difesa di se stesso. Alla domanda conclusiva del suo avvocato se sentisse < il peso della colpevolezza » come ebbe a dichiarare durante la fase istruttorio del suo processo alla polizia israeliana, il < colonnello della morte » ha detto: € Sono trascorsi da 16 a £2 anni da quando tutto ciò accadde. Una quantità di cose che esistevano allora non esi stono più. Devo fare una distinzione fra la colpevolezza da un punto di vista legale e dal punto di vista umano. I fatti di cui sono stato chiama to a rispondere di fronte a gue sta Corte riguardano la parte che ebbi nelle deportazioni. Ma queste deportazioni furono ordinate da uno Stato sovrano. La colpa ricade ir* coloro che furono responsabili questa decisione politica. Dove non esiste responsabilità non esiste colpevolezza. uillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllimilllllllll < Tutti dobbiamo fiducia e lealtà al vertice dello Stato, il sovrano. Colui che ha un buon sovrano che lo guidi è fortunato. Io non sono stato fortunato: il capo del mio Stato mi ordinò queste deportazioni e il mio compito era di eseguire questi ordini dall'alto. Nel codice delle SS era scritto che la insubordinazione veniva pu nita con la morte. Anche la divulgazione di corrispondenza segreta era punita con la reclusione e la morte. Io feci di tutto per essere trasferito da questo lavoro ma non ebbi successo. Nel 1939 quando fui assegnato alla polizia di sicurezza ciò avvenne contro la mia volontà. Dovevo farlo perché questi erano gli ordini. Eravamo in guerra. Dovevo obbedire... fuggii all'estero per ragioni politiche e familiari non perché avessi paura di essere processato ». ■«Non mi sottoposi al verdetto di un Tribunale tedesco perché sapevo che se lo avessi fatto sarei stato processato secondo principi politici e non giuridici. Sarei stato disposto a presentarmi in Tribunale ma solo se avessi avuto la garanzia che sarebbe stato un procedimento non in- imiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimmimimiimmiimi fluenzato da considerazioni politiche ». eli mio compito era fra i pi-U difficili e dovevo eseguirlo. Tutti coloro che hanno detto qui ohe era facile disobbedire agli ordini non hanno fornito ragguagli su come essi fecero. Alcuni hanno detto che si poteva fingere di essere ammalati. Quésto poteva valere per i generali non per i subordinati. E se si scopriva che la malattia era falsa allora le conseguenze sarebbero state gravi. Il piccolo uomo non poteva fingere di essere malato. Egli poteva uccidersi. Ma non poteva disobbedire agli ordini. E' la cosa più difficile per un uomo disobbedire agli ordini. In questo caso io dovevo obbedire. Eticamente, verso me stesso, il senso della colpa va oltre la legge. Io qui condanno me stesso e continuo ad interrogarmi, cerco di continuo il colloquio con me stesso. In conclusione desidero dire che ho dei pentimenti e un senso di colpa per lo sterminio del popolo ebraico ordinato dai governanti tedeschi. Ma non potevo saltare sulla mia ombra. Ero uno strumento nelle mani dei forti e dei potenti e nelle mani dello stesso fato che non conosce misericordia», In apertura d'udienza l'avvocato Servatius aveva posto ancora qualche domanda al suo cliente per consentirgli di precisare alcuni punti. Fra l'altro ha ribadito di non sapere il numero degli ebrei sterminati in quanto non disponeva di cifre al riguardo; ha escluso di avere detto all'ex-ufficiale delle SB Kurt Becher che gli alleati Zo consideravano uno dei principali criminali di guerra perché aveva sei milioni di vite di nemici del Reich sulla coscienza. Ha ammesso semplicemente di avere detto ad un suo subalterno quando la fine si approssimava: «Se il Reich crolla salterò felice nella tomba sapendo che nella tomba vi sono anche cinque milioni di nemici del Reich ». < Ma non intendevo gli ebrei. Facevo riferimento ai russi e alle flotte da bombardamento degli Stati Uniti. Questi erano i nemici del Reich di cui parlavo ». Quindi, fra l'attenzione generale il pubblico ministero Hausner, inizia il controintcrrogatorio. Hausner — Nel vostro interrogatorio diceste che eravate pronto a impiccarvi in pubblico per espiare i vostri crimini. Siete pronto a ripetere queste parole t Eichmann — Ribadisco questa dichiarazione e non la nego. Hausner — Confessate di essere complice nell'assassinio di milioni di ebreit Eichmann — Questo non posso ammetterlo, per quanto riguarda, la colpevolezza personale. Per quanto riguarda la mia partecipazione personale devo porre in risalto che non mi considero colpevole dal punto di vista legale. Io ricevevo soltanto e trasmettevo degli ordini Se gli ebrei che veni vano da me deportati trovarono la morte occorre esaminare l'aspetto legale della cosa. Hausner — L'imputato si astenga dal fare discorsi e risponda alle domande con un si o un no. La mia domanda non è di carattere legale. Nel la vostra coscienza vi sentite colpevole quale complice dell'assassinio di milioni di ebreit Si o not dcgcmcceszSapustodEdsaA Eichmann — Su da un punto di vista umano perché sono colpevole di avere eseguito degli ordini di sterminio. Il pubblico ministero per chiudere l'argomento cita le memorie di Eichmann pubblicate da. Lite nelle quali l'excolinnello delle SS dice che era stato invitato a nascondersi dai suoi stessi compagni nazisti perché, se fosse stato preSo, -data la sua importanza avrebbe danneggiato tutti. Eichmann — Ero l'ufficiale più elevato in grado del mio ufficio ed era chiaro che venissi ricercato. Hausner passa quindi ad altro argomento. « Avete detto ohe l'ordine per lo sterminio degli ebrei veniva da Hitler. E' esattot Eichmann — Si, questo mi disse il mio superiore, lo stesso Heydrich. aiiìiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Hausner — Sapete che Goering, Frank (il « governatore » della Polonia), ed altri sono stati condannati a morte a Norimberga per la parte che ebbero nello sterminio degli ebrei f Eichmann — Sì, essi erano coloro cho davano gli ordini. Hausner — Ritenete che queste condanne siano state giustet "'•'• Eichmann — Sì, dato che erano coloro che davano gli ordini, avevano delle responsabilità, dovevano sopportarne le conseguenze. Hausner — Foste sempre rigidamente antisemita? Eichmann — Non sono mai stato antisemita. Ero un acceso nazionalista. L'ho confessato. Non l'ho mai contestato. L'udienza è stata poi rinviata a lunedi a. p. iiimiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin

Luoghi citati: Gerusalemme, Norimberga, Polonia, Stati Uniti