Perché ribassano i corsi dei titoli

Perché ribassano i corsi dei titoli Perché ribassano i corsi dei titoli In questi giorni, l'andamento dei titoli a - reddito fisso o variabile, sul mercato finanziario italiano, genera ancora una volta qualche perplessità. Taluno interroga: se la produzione procede a gonfie vele, perché i titoli palesano flessioni nei corsi? Tja risposta, a ben considerare, non è difficile. I legami causali fra i .lussi produttivi e i cerai azionari sono lontani ed indiretti. Invece assai più pronti, vicini e diretti sono i legami fra i flussi monetari e finanziari da un lato, le quotazioni dei titoli, sia a reddito fisso che variabile, dall'altro. Cosicché, chi voglia investigare, almeno fino a un certo punto, sui fattori che influenzano l'andamento di questi ultimi, troverà facilmente la sua strada procurando di analizzare, prima di tutto, la situazione di liquidità del nostro sistema bancario. Facciamo un passo indietro. Le disponibilità liquide globali del nostro sistema potevano dirsi normali nel '57. Si accrebbero straordinariamente durante tutto il '58 e toccarono un vertice nei primi mesi del '59, in dipendenza di una inattesa eccedenza nella bilancia dei pagamenti verso l'estero. Divise che affluiscono impongono infatti la creazione, da parte della banca centrale, di mezzi di nagamento. A partire dal primo trimestre del '59, però, le disponibilità liquide nette del nostro sistema bancario si contraggono e ritornano ad una situazione non troppo dissimile da quella dei '57, per l'appunto sul finire del '60. Che è avvenuto ora (primo interrogativo) nel quadro di questa liquidità, durante i primi mesi del '61? * * A cagione di un forte sbilancio nelle correnti commerciali (deficit pari a 443 milioni di dollari, nel primo trimestre del '61, contro 206 milioni di dollari, nei primi quattro mesi del '60; la bilancia valutaria, in quest'ultimo tratto di tempo, si è chiusa in passivo: ciò malgrado un apprezzabile incremento nel gettito delle cosiddette « partite invisibili » (turismo, rimesse emigrati, eccetera). Di conseguenza, le disponibilità ufficiali in oro e valute convertibili diminuiscono nei primi quattro mesi del '61 di ben 132 milioni di dollari. Dunque: non soltanto oggi il Resto del inondo non giova a provocare un incremento nelle disponibilità liquide pel nostro sistema: ma esso, per contro, desta una diminuzione netta nei mezzi di pagamento disponibili. Ciò che del resto fu preannunziato assai autorevolmente. Volgiamo ora la nostra attenzione ad un altro Operatore. Quali le ripercussioni dell'azione del Tesoro, inteso in senso lato, sui mezzi r'onetari creati dalla banca centrale? La relazione del nostro istituto di emissione, pubblicata giorni fa, accoglie una dotta ara-jlisi sul comportamento di questo grande attore, nel 'HO, per quanto riguarda il mercato della liquidità. Essa conclude che, nei dodici mesi considerati, il Tesoro. quanto a flussi monetari, fu « neutrale » : ricoprì in. fatti il suo fabbisogno finanziario (circa 300 miliardi) ricorrendo al mercato dei capitali. Purtroppo, non furono -ancora mantenute talune promesse avanzate dal nostro istituto di emissione. Non sono state ancora pubblicate, cioè, cifre significative sul fabbisogno del Tesoro, della Cassa Depositi e Prestiti, delle aziende autonome, durante questi primi quattro mesi del '61; nonché sui mezzi impiegati, per coprire quel fabbisogno. Possiamo tuttavia avanzare la ragionevole ipotesi che. questo grande Operatore pubblico abbia continuato a mostrarsi neutrale sul mercato monetario, anche in aderenza ad un comportamento raccomandato dall'istituto di emissione. Pertanto procediamo. Che resta? Resta da considerare l'azione, sul mercato monetario, del cosiddetto Settore Privato; quanto a dire del sistema bancario. Ora il fabbisogno di liquidità del sistema bancario si è andato per certo accrescendo, in questi quattro mesi; e non solo perché la dinamica ascendente dei depositi richiede un analogo sviluppo nelle riserve ob¬ . .PJuj bligatorie, eccetera. Ma anche perché, più rapidamente dei depositi, si accrescono gli impieghi, in aderenza del resto alla favorevole congiuntura che si manifesta nell'attività produttiva. Il rapporto fra impieghi e depositi si è infatti accresciuto, per le nostre aziende di credito, da 65,5 in dicembre a 66,2 in marzo, ritornando ad una quota non dissimile da quella osservata agli inizi del '58. * * A questo punto possiamo tirare le somme. La liquidità del nostro sistema bancario è certamente diminuita, in Italia, durante questi primi quattro mesi del '61: e ciò non può non farsi risentire sul mercato dei capitali. Negli ultimi anni, infatti, vi fu un notevole trasferimento di fondi dal mercato monetario a quello finanziario; ed è merito dell'ultima relazione della Banca d'Italia l'aver anzi tentato una stima di questo « travaso » di disponibilità. Esso si calcola nel '58 a 276 miliardi; nel '59 a 293 miliardi di lire; infine, nel '60 a 183 miliardi. Minor liquidità del sistema si risolve in più esigui trasferimenti di fondi, al mercato dei capitali. L'offerta di capitali monetari, per investimenti in titoli, oggi dunque si contrae; Vi è forse da sorprender si, se i corsi dei titoli ne risentono? E se si ricorda poi che i capitali monetari richiesti nei primi mesi del '61 — mediante l'emissione di azioni ed obbligazioni — ebbero a superare del 35 % i capitali monetari richiesti per la stessa via, nei primi mesi del '60 (sono cifre rilevate dall'associazione fra le società italiane per azioni) non si ritrova forse un'altra ragione ottima (e questa, per così dire, operante dal lato della domanda di fondi) per spiegare l'attuale andamento nei tassi di rendimento dei titoli, a reddito fisso o variabile? Ferdinando di Fenizìo

Luoghi citati: Fenizìo, Italia