Più stretti rapporti fra Italia e Jugoslavia su basi di collaborazione e buon vicinato di Enzo Bettiza

Più stretti rapporti fra Italia e Jugoslavia su basi di collaborazione e buon vicinato Un cordiale incontro con Tito conclude II viaggio di Segni Più stretti rapporti fra Italia e Jugoslavia su basi di collaborazione e buon vicinato Il comunicato sui tre giorni di colloqui del nostro Ministro degli Esteri con i dirigenti belgradesi - Possibilità d'Una soddisfacente soluzione dei problemi di frontiera: "Le minoranze devono essere elemento di comprensione e avvicinamento,, Prevista una maggior cooperazione tecnica, industriale e culturale; gli esperti preparano nuovi accordi commerciali (Dal nostro inviato speciale) Rrioni, 1 luglio. All'apertura di questi colloqui italo-jugoslavi mettevamo in rilievo il fatto nuovo affermatosi sui nostri confini nordorientali, e cioè lo spostamento dello spirito di collaborazione dalla frontiera austriaca a quella jugoslava. Alla conclusione della visita di Segni, cui minata oggi, qui a Brioni, in un cordiale incontro di qua ranta minuti con 11 marescial lo Tito, questa nuova atmo¬ sfera è stata solennemente definita in un comunicato congiunto, lungo quattro, pagine dattiloscritte, emesso dopo lo scambio di vedute fra il ministro italiano ed il presidente jugoslavo. La difficoltà di tutti 1 nostri rapporti passati con la Jugoslavia nasceva, così come nasce quella delle nostre relazioni attuali con l'Austria, essenzialmente da un anacronistico scontro psicologico: che fu, prima di tutto, scontro di na- ziorlalisti, i quali conducono sempre ad una frenetica politica di prestigio, di pressioni e di ricatti perseguita-nel nome delle minoranze. Il comunicato, stilato dai due ministri degli Esteri ed approvato da Tito, sembra fare piazza pulita del vecchio e nocivo equivoco in due punti, di cui uno si richiama in concreto alle questioni delle minoranze attestate di qua .0 di là di Trieste, mentre l'altro stabilisce in termini chiari un principio ge- iterale di mutua compatibilità [Mnazionale, quanto mai esem- splare nel momento in cui essai lè venuta a mancare sul Bren- j nero per colpa di un noto! estremismo. | Dice il comunicato: « Esami- - nando le questioni relative al-[le due minoranze d'italiana in Istria e la slovena nella Ve-1 nezia Giulia), i ministri hanno constatato che sono stati conseguiti dei progressi ed hanno convenuto sull'opportunità che si pervenga a soluzioni soddisfacenti per ambedue le parti. I due ministri hanno espresso la convinzione che le minoranze devono essere elemento di avvicinamento e di reciproca comprensione » gni ha parlato dell'Alto Adige agli jugoslavi, i quali, ovviamente, non possono disinteressarsi di un fatto che gravemente turba le relazioni di due Stati che sono, ambedue, loro vicini. Più chiaramente di cosi non poteva esser detto, dunque, che la chiave per un regolare sviluppo delle relazioni di due Paesi confinanti è nell'abbai Certamente, anche se non I sappiamo in quali termini, Se- |l t i a e o 1 n a l e dono, definitivo, dei vecchi schemi e pregiudizi nazionalistici. L'incontro di Segni con Tito è avvenuto nella residenza estiva del Maresciallo, questo arcipelago istriano che fu una volta luogo d'incontro della più lussuosa mondanità europea. Un posto immerso in un antico silenzio mediterraneo, da cui sono stati espulsi, nella maniera più rigorosa, 1 rumori e gli odori della civiltà delle macchine. Spicca, quasi detersa in quell'atmosfera di cristallo, tutta la varietà della verzura adriatica: pini marittimi, tamarindi, agavi, larici. Si aprono, tra i boschetti, prati di un nitore giallo abbacinante. Sparsi ruderi romani sprofondano tutto In un tempo mitico. Su questo quadro di favolosa classicità si staglia, con un effetto che ricorda le pitture di certa bizzarra arcadia settecentesca, una imprevedibila fauna esotica: abbiamo visto un dromedario che brucava pacifico tra alcuni cespugli in riva al mare, due elefanti asiatici con orécchie simili, per le rughe e il colore, a gigantesche foglie di tabacco, e poi cervi ed antilopi in libertà, fagiani, cigni; questa fauna variopinta non riflette solo un capriccio, ma anche una tendenza politica: i dromedari sono un dono della Repubblica araba a Tito, e gli elefanti un regalo del Nepal. Tra le bestie, le piante e le rovine spuntano candidi picchet ti di marinai armati, che montano una'guardia severissima in molti punti dell'arcipelago. Possono accedere alle isole solo l più Intimi collaboratori del Maresciallo, le personalità straniere, e, in casi eeceziona li, come oggi noi, i giornalisti, Segni, giunto a Brioni a bor do di un motoscafo che batté va bandiera italiana poco dopo le 10,30, si è trattenuto brevemente sull'Isola principale, do ve la residenza ufficiale di Ti to, la « Bjela Kuca », è deserta. Il Maresciallo, afflitto da una infiammazione alla gola acutizzatasi tra ieri e oggi, ha preferito ritirarsi con la moglie Jovanka e il suo medico personale su un'isoletta vicina, praticamente uno scoglio, che si chiama Vanga; qui sorge, nel silenzio più assoluto, una specie di rifugio rustico in legno e mattoni, e qui Tito ha rice vuto Segni verso le 11. Insieme con il Ministro italiano e la sua consorte sono sbarcati dal mo- l toscafo a Vanga l'ambasciatore a Belgrado, Berlo, l'ambasciatore jugoslavo a Roma, Jaworski, il direttore generale degli Affari politici, Fornari. Il Presidente jugoslavo 11 attendeva in compagnia del ministro Popovic. Da quanto si è potuto apprendere, Tito appariva piuttosto sofferente e dimagrito. Vestiva un completo grigio chiaro di lino. Ha ricevuto gli ospiti sulla soglia e poi subito ha espresso il desiderio di ritirarsi solo con Segni nel rustico. Poiché le questioni particolari sono state affrontate al livello dei Ministri, lo scambio delle idee deve essersi mosso su una direttrice più ampia e generale, i cui spunti essenziali ritroviamo, del resto, nel conclusivo comunicato bilaterale. Ricostruendo il colloquio sul la traccia del comunicato, pos diamo dire che una volta di più, nel giro d'orizzonte che il Ministro italiano ha avuto con gli esponenti jugoslavi, l'accento si è spostato sulla politica internazionale: come se la fase dei problemi bilaterali, pur complessa, fosse data per ovviamente risolta in anticipo, e era stesse per aprirsi un nuovo e più interessante periodo di collaborazione impegnata in settori extra-bilaterali. II comunicato, come accade al documenti di questo genere, non dice nulla di preciso, ma accenna chiaramente ad una nuova atmosfera di interessi comuni, che ha più di una risonanza < kennediana » (la politica del nuovo Presidente americano è seguita con molto interesse a Belgrado). Affermati i princìpi dell'esemplarità dei rapporti ita io-jugoslavi, i quali dimostrano che paesi a regimi diversi possono tuttavia e bene collaborare, della necessità di risolvere tutti i conflitti mondiali pacificamente, nel quadro della Carta delle Nazioni Uclt Unite, del disarmo generale e controllato come contributo alla distensione internazionale, le due parti si sono trovate pienamente d'accordo «ul dovere morale di aiutare i paesi di recente indipendenza nel loro sforzo verso il progresso ■ tecnico e l'autonomia politica. Il contributo che sarà dato alla collaborazione industriale ed economica con questi nuovi stati (gli- jugoslavi, nel caso, non amano usare la parola < aiuti ») non dovrà, in nessun modo, soggiacere a condizioni: chiaro accenno ad una linea di interventi tecnici e finanziari diversa da quella sovietica, gravata da pesanti ipoteche politiche. Riteniamo, dai primi risultati della visita, di poter prevedere che, dopo la conferenza del Ventidue neutrali di Belgrado, la politica di Roma avrà modo di precisarsi con maggiore concretezza verso una cooperazione con la Jugoslavia in alcuni precisi settori del < terzo mondo ». Sui rapporti bilaterali, soprattutto economici, oggi, ufficialmente, non è stato detto altro se non che : si prevede un notevole sviluppo reciproco. L'attesa, ora, resta puntata in particolare sul nuovo accordo commerciale che dovrà essere definito dagli esperti. Al ritorno da Vanga a Brioni, Segni ha detto ai.giornalisti, con espressione convinta, che il suo colloquio con Tito è stato « molto interessante ». Enzo Bettiza

Persone citate: Brioni, Fornari, Jaworski, Popovic, Segni