Combattere l'infezione di Luigi Salvatorelli

Combattere l'infezione Boriino, Aito Adi*/e, ITiiwstit —— Combattere l'infezione Mentre perdura la crisi di Berlino, e anzi sembra acuirsi grazie a inopportune propalazioni di piani militari di emergenza — che, per se stessi, rientrerebbero in quelle precauzioni di obbligo in certe circostanze —, un'altra crisi si è affacciata sull'orizzonte internazionale: quella per il Kuwait. Chi è persuaso che allo stato odierno delle cose non c'è pericolo di guerra per Berlino, a maggior ragione deve ritenere lo stesso per il Kuwait. Ciò non significa che non siano possibili, e magari probabili, fatti d'arme. Ma da questi alla guerra di portata e pericolo internazionale, molto ci corre, ai giorni d'oggi. Occorre guardarsi dagli allarmi infondati, o esagerati. Questi concorrono a deprimere il morale dei popoli democratici e pacifici, facendo perfettamente il giuoco di quegli altri. E' certamente utile far sapere all'Urss che si è disposti e pronti a respingere ogni aggressione; ma, per ciò, vi sono altri mezzi ben più acconci di quelle propalazioni biasimate sopra. Di fronte alle quali, Mosca ha buon giuoco a replicare che i suoi progetti per Berlino e la Germania non contemplano per 3é nessuna offensiva bellica; e pertanto ad accusare chi sbandiera controffensive in anticipo, di avere esso intenzioni bellicose. Si sa benissimo, a Mosca, che queste non esistono; ma si ha buona occasione di far credere il contrario, e non soltanto a comunisti e a neutri. * * Motivo di allarme tuttavia c'è, se non per uria guerra prossima, per un deterioramento sempre maggiore dell'ambiente internazionale. Sotto questo angolo vi' suale, anche la faccenda del Kuwait non è da prendere alla leggera. Essa mostra il moltiplicarsi dei centri d'infezione, tanto più preoccupante perché non è propagazione spontanea, per circostanze d'emergenza. La rivendicazione di Kassem per il Kuwait è un caso tipico di programma imperialistico, preparato a freddo secondo i sacri princìpi della storiografìa nazionalistica più o meno falsificata, della geopolitica dello spazio vitale, del razzismo brigantesco e ricattatore. Tutto materiale nauseabondo, ma anche incendiario, che l'Europa traviata del Novecento, sotto le due bandiere nemiche e convergenti del nazismo e del comunismo, ha contrabbandato ai popoli di colore, o piuttosto alle cricche militari e feudali salite in groppa ad essi per meglio divorarli. La nuova infezione, del resto, non è che un caso particolare di quella vecchia, che ha nome anti-israelismo e panarabismo. Non soltanto gli svariati autocrati arabi lottano fra loro per la supremazia; ma taluno di essi mira ad allargare il suo bccnqslnfdHdcpttusmrdominio sul mondo negro,in varie-direzioni tra l'Ocea no Indiano e l'Atlantico, passando per il bacino del Congo. * * I « grossi » occidentali, di qua e di là dell'Atlantico, dovrebbero ormai aver compreso che un loro compito essenziale è quello di identificare, circoscrivere e combattere i centri d'infezione. Purtroppo, fino adesso hanno mostrato incapacità, e si direbbe quasi incoscienza, in un caso evidente e grave: quello del conflitto fra Israele e gli Stati arabi, cioè della crociata, sfiorante nei propositi il genocidio, dei secondi contro il primo. Credo che le testimonianze di volontà pacifica, gli inviti a un accordo, le offerte di una convivenza collaboratrice da parte d'Israele abbiano raggiunto e superato, a quest'ora, il centinaio. Si avvicinavano già a tale cifra nell'opuscolo Lea offres de paix d'Israel aux Etats arabes. pubblicato nel '58 dal Ministero degli Esteri israeliano. Di contro, io non ne conosco — dalla morte di Abdullah re di Giordania in poi — neppure uno da parte degli Stati ara- bi. E' un fatto notorio che codesto sovrano arabo, unico ad aver mostrato inclinazione ad una intesa, per questo suo delitto fu assassinato da un arabo naainnalista — o più precisamente nazista, se, come si è detto, fu ispirato dal Gran Muftì di Gerusalemme, Amin ElHussein, magnifico scolaro di Hitler e compagni. Anche adesso, tra le voci di protesta di capi arabi contro la mossa di Kassem (protesta per sé apprezzabile), una tra le maggiori ha risonato invocando l'unità del mondo arabo « contro imperialismo e sionismo ». * * La stessa crisi risorgente di Berlino ha il suo centro d'infezione: il governo co- munista di Pankow, insedia to colà da Mosca in diretta contravvenzione agli accordi dei « quattro » per Berlino. Il governo della ufficialmente detta « Repubblica democratica tedesca » è tutto agitato dall'ambizione di prendere il suo posto paritario nei consessi internazionali (ambizione che, in fin dei conti, si potrebbe in qualche misura soddisfare) ; ma, altresì, dal desiderio mal dissimulato di impadronirsi di Berlino-Ovest, o almeno di ridurla in condizioni tali da non far più arrossire, nel confronto, BerlinoEst. Da un pezzo io mi domando se la campagna di Kruscev, a tratti e a scatti, contro Berlino-Ovest, non sia dovuta almeno per il cinquanta per cento alle pressioni di Ulbricht, uno dei tipi più sinistri del sinistrismo comunistico-sovietico. In compenso è lecito formulare il quesito se Kruscev non abbia dato qualche suggerimento a Kassem per il Kuwait. * * C'è chi, dandosi l'aria di possedere la ricetta contro l'irredentismo terroristico per l'Alto Adige, vorrebbe concentrare tutta l'attenzione e tutto lo sdegno degli italiani cpntro la Germania di Bonn, e più precisamente contro Adenauer. Non mi sembra che codesto sia un gioco con le carte in regola. Che di nazionalismo, anzi nazismo, ce ne sia, e parecchio, nella Germania di Bonn, anche con qualche infiltrazione nei circoli governativi, non par dubbio. Ma non è davvero Adenauer l'i spiratore; e anche chi non è affatto un suo incondizionato ammiratore, chi disapprova il suo stile dittatoria le, e il suo rabbioso anti-| socialismo, non può non riconoscere che, allo stato delle cose, egli è ancora la forza maggiore, pur con qualche oj.portunistica concessione, contro una rinascita nazionalistica germanica. Rimane sempre, in ogni caso, che noi per l'Alto Adige abbiamo da fare con il governo austriaco (presentemente vezzeggiato da Kruscev) ; e questo governo dobbiamo ritenere responsabile di uno stato di cose non sopportabile più a lungo. Non si può seguitare indefinitamente a trattare con chi calpesta, nei nostri confronti, le norme più elementari di correttezza internazionale. Basti ricordare come, nell'ultimo incontro di Zu- rigo, esso abbia ricalcato il contegno di Kruscev nel fallito vertice di Parigi. Quando il governo di Vienna avrà ripetuto per iscritto la sua richiesta dell'autonomia regionale per l'Alto Adige e il rifiuto di discutere le sostanziali offerte italiane, non ci sarà altro da dirgli se non che l'Austria ha ripudiato definitivamente l'accordo De Gasperi - Gruber, e che quindi nessuna trattativa è più possibile. Luigi Salvatorelli *4>-