Arturo Santato è pazzo: 5 anni di manicomio Per il fratello succubo: 10 anni di reclusione

Arturo Santato è pazzo: 5 anni di manicomio Per il fratello succubo: 10 anni di reclusione Richieste del Pubblico Ministero per la tragedia di Terrazzano Arturo Santato è pazzo: 5 anni di manicomio Per il fratello succubo: 10 anni di reclusione Il principale imOggi la sentenza Tre ore e mezzo di requisitoria - Ricostruita l'allucinante vicenda dei 94 scolari e delle tre maestre putato ascolta distratto, poi esclama: «Ammiro la Pubblica Accusa perché mi aspettavo di peggio» (Dal nostro inviato speciale) Milano, 30 giugno. Il rappresentante della pubblica accusa dott. Umberto Di Giovine, ha pronunciato oggi la sua requisitoria nel processo ai « ponzi di Terrazzano », riconoscendone pazzo soltanto uno, e cioè Arturo Santato per il quale ha chiesto il ricovero in un manicomio criminale per un periodo minimo di anni cinque, perché la legge non concede di chiedere ;;: partenza di più; per il fratello Egidio tia chiesto dieci anni di reclusione con \l beneficio della semi-infermità di ménte e centomila lire di multa. La requisitoria ha avuto una durata di circa tre ore e mezzo. Essa comincia col ricordare minuziosamente la tragica giornata del 10 ottobre 1956 nelle scuole elementari di Terrazzano, < aggredite da due cri minali armati di pistole, di tritolo, di acido muriatico » che sequestrarono in un'aula sola Dlf bambini e le loro maestre, minacciando tutti di morte se la società non versava subito 200 milioni di lire. Al possesso delle scuole si arriva con uno stratagemma, « segno indubbio di un piano ponderato » e cioè la favola di \o milioni nascosti sotto un pavimento e che bisognava quindi rimuovere con la necessità di portare i bambini altrove. Appena comparvero le pistole, l'allarme si sarebbe trasmesso alle altre classi provocando una fuga inarglnabile e il fallimento dell'impresa in partenza. I due fratelli, sostiene la Pubblica Accusa, sapevano benissimo quello che facevano; essi non avevano scelto a caso Terrazzano per mettere in opera « la loro nefanda, mastodontica azione terrorizzante*; essi avevano già scartato altre nove scuole poiché giudicate inidonee Tir un motivo o per l'altro; ed erano ben decisi ad andare sino in fondo. Non valsero a rimuoverli l'intervento di un sacerdote, del prefetto, del questore, di una loro sorella e di amici, né il pianto delle mamme e le implorazioni dei padri. Se non si può imputare a loro la tragica fine dell'eroico, generoso operaio Sante Zennaro, ne sono indubbiamente i responsabili morali perché senza il loro gesto « folle » egli non avrebbe perduto la vita. La Parte Civile ha chiesto ier l'altro che sia < riveduta > in lllfl dprmnclEmlcscugitctlnEctzpccsllsissgIsPrgnsede giuridica la responsabilità diretta per la morte dello Zennaro. La Pubblica Accusa risponde che questa non è la sede per discuterne. Qui si tratta soltanto di esaminare le imputazioni dei due Santato. L'Arturo deve rispondere di sequestro di persona con l'aggravante della crudeltà e di parecchi tentati omicidi (contro la signora De Pezzio, contro il tenente Bassi, contro sua sorella, contro la maestra Supini e contro Sante Zennaro) e ntsswii dubbio sussiste sulla sua colpabilità effettiva; senonché cgH ùà assolto dalle rispettive responsabilità penali, data la sua incapacità totale di intendere e di volere riconosciutagli da un collegio peritale. Sia ben chiaro, precisa la Pubblici, Accusa, che l'Arturo Santato aveva una forte capacità di intendere e di volere ma a modo suo. Egli possedeva un'intelligenza superiore alla media comune del suo ceto, ma. deviata. Autodidatta, egli sa di elettrotecnica, di televisione, di ipnotismo, di religione, di filosofia, di politica e d'altro ancora, sa persino con Einstein che materia è eguale a energia, ma è incapace di una correlazione diretta tra quello che apprende e l'applicazione pratica nella vita. Con la storia della materia uguale ad energia, egli deduce che siamo tutti uguali eccettuato lui, la cui energia può dominare la materia. Gli manca soltanto un primo capi tale di partenza e glielo fornirà l'azione di Terrazzano con quei 200 milioni. E allora lui, super uomo finalmente riconosciuto, riformerà il mondo comincian do in un primo momento dal l'Italia ed estendendosi quindi all'estero. In sostanza, nel suo cervello malato di megalomania c'è « uno squinternamento dei poteri logici >; egli è indub blamente pazzo della peggiore pazzia perché la visione della sua meta assicrda gli toglie ogni sentimento umanitario; egli non ha paura neanche di una strage pur di arrivare dove si è prefisso. Diversa è la condizione del fratello Egidio. Tutti o due derivano da un padre alcoolizzato e prepotente, dal quale hanno ereditato le stesse tare. Ma in Egidio queste sono benigne. Egli è l'opposto del megalomane, anzi è afflitto da un complesso di inferiorità per via della balbuzie che lo colpì all'età di otto anni. Il fratello gli ha promesso non soltanto di liberarlo dalla balbuzie a forza di milioni con specialisti americani, ma anche di nominarlo viceré o qualche cosa di equivalente nel suo impero mondiale. Egli è sciocco nel credere ciò ma non pazzo. La Difesa, dice la Pubblica Accusa, sosterrà che l'JUgidio agì dietro la pressione ipnotica di suo fratello; contro questa asserzione sta una realtà scientifica inoppugnabile;- in stato di < sonno ipnotico» si possano compiere te azioni piò. stravaganti, anche se imposte dall'ipnotizzatore a distanza di tempo; ma l'ipnotizzato non ricorda poi nulla di ciò che egli ha fatto. Egidio Santato viceversa ha ricordato benissimo tutti i particolari dell'infamia di Terrazzano. La Pubblica Accusa lo proscioglie dall'imputazione di concorso in tentato omicidio contro Sante Zennaro per insufficienza di prove, ma lo considera pienamente responsabile del sequestro di persona con l'aggravante della crudeltà. I due fratelli hanno seguito la requisitoria con diverso atteggiamento: distratto (fino a sembrar che dormisse) l'Arturo, o ironico, o sorridente o con improvvisi dinieghi del capo di tanto in tanto; attentissimo e immoto l'Egidio, rimasto però sorpresissimo nel sentire per sé una richiesta di pena piU grave che non per il fratello. Il quale viceversa ha detto così del rappresentante della Pubblica Accusa: < Lo ammiro perché mi aspettavo di peggio >. La sentenza a domani. Antonio Antonucci Arturo Santato, al centro in camicia bianca, ed il fratello Egidio, a sinistra, ier in Tribunale a Milano durante la requisitoria del Pubblico Ministero (Telef.)

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