Rinunzia allo spogliarello la Salomè di Visconti

Rinunzia allo spogliarello la Salomè di Visconti ECCEZIONALE SPETTACOLO AL "FESTIVAL DEI DUE MONDI,, Il regista ha ritenuto che l'abuso degli « strip-tease » abbia tolto ogni potere di suggestione alla « danza dei sette veli» - Ma la scena che la sostituisce resta molto al di sotto dell'antica invenzione (Dal nostro inviato speciale) Spoleto, 30 giugno. La rappresentazione di Salomè ha certamente portato sulle scene del «Nuovo» un'atmosfera di eccezione, ma anche parecchi eccessi e scompensi che non hanno giovato all'equilibrio dello spettacolo. Per esprimere più chiaramente il nostro pensiero dobbiamo rifarci ai tempi in cui il melodramma relegava la rappresentazione teatrale, la recitazione, in secondo o in terzo piano, e dava 11 massimo rilievo alla partitura e alle voci. I cantanti non recitavano, ma cantavano, senza preoccuparsi, per così dire, dell'azione scenica, e assumevano le positure più comode per estrarre il massimo della resa vocale. A questa tendenza si reagì, non ingiustamente, in nome dei diritti del « teatro ». L'intervento della « regia » nell'allestimento degli spettacoli di melodramma è una novità piuttosto recente. L'opera non doveva essere più un pretesto per mettere in rilievo il dirette .'e d'orchestra e gli assi dell'ugola, secondo la loro importanza: ma uno spettacolo completo, in cui musica, canto, recitazione, scenari, costumi eccetera sì fondessero in un tutto* unico e armonico. Chi può negare la legittimità di una < rivoluzione » che ha dato ottimi risultati nel nostro più recente teatro d'opera? Il solo pericolo, semmai, era che in reazione al vecchio sistema, non si finisse per dare troppo risalto allo spettacolo teatrale a scapito dei valori canori e musicali, concedendo all'occhio più che non all'orecchio. Ebbene, assistendo alla prima della Salumi* spoletina. che quest'anno costituisce il principale numero di attrazione del festival, s'è avuta l'impressione che la tragedia di Oscar Wilde prendesse 11 sopravvento sul testo musicale di Strauss. Questo bilancio non poteva non prendere uno spicco particolare dal momento che, alla distanza, appare chiaro che la musica di Strauss vaie più del mediocre testo di Oscar Wilde Salomè, st conserva una vibrazione, è più di spìrito poI lemico che poetico. Wilde la Iscrisse per e pater la borghe¬ sia vittoriana agitando 11 fantasma di un amore ribelle, rivoltoso, irregolare, impossibile, contro il conformismo dominante. Vi si vede una vergine principessa, poco più dì una fanciulla, prendersi d'un amore quanto mai terreno per un santo. Un delirio, che Salomè lungi dal soffocare nel suo pudore, proclama con impeto irrefrenabile, invertendo le posizioni del corteggiamento classico, cavalleresco, in cui è l'uomo che si lancia all'attacco. Qui è la giovane principessa di Giudea che prende l'iniziativa, che esalta la bellezza di Jokanaan con una intraprendenza degna del più spericolato dongiovanni. « Voglio baciare la ,tua bocca, Jokanaan» è il leit-motiv della passione di Salomè. Un simile attivismo non impressiona troppo al nostri giorni che hanno visto insorgere un ideale femminile, come quello di Brigitte Bardot, che al pari di un Don Giovanni seduce gli uomini e poi li butta via. Ma era piuttosto esplosivo ai tempi in cui le fanciulle non uscivano senza la chaperon al fianco. Tanto è vero che di Salomè, per molti anni, fu proibita la rappresentazione. E tuttavia, non si può negare che fossero conformi al gusto dominante del tempo, l'esotismo fastoso e decadente, un certo fascino prezioso del barbaro, il maledettlsmo, il bric-à-brac orientaleggiante, la volut'.à e la morte, e quel tanto di « babilonese » che ridonda in certo mondo dannunziano, vedi la Capponcina. In questa Salomè 1961, la regia ha messo l'accento sulla passione erotica e voluttuosa Uno al sadismo e alia violenza della giovane principessa, temi non estranei alla vena di Luchino Visconti. Salomè fin dai primi quadri appare In scena piuttosto svestita. Indossa una guaina di calzamaglia di filo d'oro, aderentissima, che spesso dà l'illusione del nudo, e arabeschi di pietre preziose che formano una specie di rilucente « bikini >. Il mantello double-face bronzo e fragola e 1.1 velo di chiffon turchese che la ricoprono all'inizio, sono presto abbandonati sui gradini del palazzo del Tetrarca. Questa Salomè della bella cantante Margaret Tynes, sinuosa e vellutata, fanciullesca e perversa, lussuosa e sensuale, vien voglia di dire che non sarà facile dimenticarla. Ha recitato be¬ Rinunzia allo spogliarello la Salomè di Visconti nissimo la sua passione per] Jokanaan, cantando in tutte le posizioni possibili, seduta, rovesciata a terra, capovolta, accoccolata: ciò che non è agevole per chi, oltre a tutto, deve anche tirare fuori la voce. Ha fatto benissimo finché non è incappata nel trabocchetto della danza dei sette veli. Questa danza è stata sempre uno dei problemi di Salomè. E ciò perché una cantante non è una danzatrice di professione come richiederebbe la parte. In passato, non sono mancati gli allestimenti In cui questo passaggio cruciale dell'opera fu affidato a delle controfigure, un- espediente tutt'altro che felice. Nella sua regìa, Visconti ha tentato un colpo di testa. Partendo dal presupposto che, al giorno d'oggi, l'uso e l'abuso degli spogliarelli hanno tolto qualsiasi suggestione alla danza dei sette veli, egli ha rinunciato alla sua stessa essenza, che consiste nel graduale denudamento del corpo femminile, e ne ha fatto un'altra cosa. Salomè. che appare quasi compietamente spogliata fin dall'inizio, rinuncia ad una delle eterne risorse della seduzione muliebre, e compie una serie di passi tentennati fra sette schiavi ognuno del quali regge un velo di colore diverso. La novità resta molto al di sotto dell'antica Invenzione, e non impedisce che la buona volontà della cantante si impigli nella goffaggine che in questi casi non può non insidiare chi non è del mestiere. Anche nella scena finale, In cui Salomè conquista i) prezzo della danza, cioè la testa di Jokanaan, non mancano ì motivi di perplessità. Non dispiace che la testa del profeta sorga dal fondo della cisterna coperta daiun suggestivo velo di chiffon rosso, che attenua il macabro dell'apparizione, pur suggerendo allusivamente l'idea dello strazio e, se si vuole, del martìrio del. santo. La testa del profeta è ridotta ad una maschera, ad un simbolo. Sconcerta invece che Salomè. nel culmine del suo truce trionfo, porti a spasso per la scena quel manichino irreale abbandonandosi ad una mimica erotica cosi evidente che mette in rilievo tutta la sua assurdità. L'insistenza sul lato teatrale e spettacolare di Salomè ha sortito l'effetto di far risaltaIre la debolezza della tragedia dì Wilde, che non sembra sorpassare ì limiti di un c libretto >. Ed è accaduto che, in tanto clamore visivo, la musica ha rischiato di ridursi a < colonna sonora », Questa Impressione è potuta sorgere anche perché la voce dell'orchestra non è uscita con tutta la sua risonanza dal cassetto del < golfo mistico » sepolto sotto al proscenio, e ciò, pare, per un difetto di costruzione. Co3i .a direzione di Shlppers, che è parsa a tutti eccellente, è rimasta forse un po' troppo sacrificata. E' giusto dire comunque che l'edizione spoletina ' della Salomè non deve confondersi con quelle smorte e di c routine » che si sonò viste troppe volte nel passato. Margaret Tynes, salyo alcune difficoltà sceniche, è stata bravissima e cosi pure George Shirley.'nella parte di Erode, che ha riscosso moltissimi applausi, e tutti gli altri Interpreti. Suggestive le scene e i costumi (per i quali soho state Impiegate diecimila pietre preziose finte) che Visconti ha disegnato ispirandosi a Gustave Moreau con l'aiuto del giovane pittore Paolo Guiotto. Alfredo Todisco

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