Quattro generali e decine di funzionari arrestati nell'IRAN

Quattro generali e decine di funzionari arrestati nell'IRAN Per reprimere la dilagante corruzione Quattro generali e decine di funzionari arrestati nell'IRAN Il nuovo "premier" sembra deciso ad adottare radicali provvedimenti per risanare lo Stato, ma il malcontento popolare resta assai minaccioso - Critiche allo Scià, che mercoledì parte con la moglie per l'Europa Nostro servizio particolare Teheran, lunedì mattina. Appropriazione di pubblico denaro, corruzione, abuso di potere, concussione, malversazione: queste le accuse mosse a quattro generali (di cui due ex-ministri) ed a numerose altre persone (si dice siano più di cento) arrestate nelle ultime ventiquattro ore a Teheran ed in altre città dell'Iran. La magistratura ha spiccato anche mandato di cattura contro il generale Mohameil Daftari, olir però risulta sia riuscito a sottrarsi all'arreso fuggendo in Europa. Inoltre dieci alti funzionali dei Ministero della Giustizia sono stati sospesi dal grado e dalla funzione. Gli osservatori ritengono che con questi provvedimenti, che non rimarranno isolati, il Primo ministro Ali Amini intende * purificare l'ambiente » e spazzar via quella corruzione « ad alto livello » che purtroppo ha reso inutili, o quasi, tutti 1 tentativi finora compiuti in Persia per portare il paese sulla strada del progresso economico e sociale. I generali attualmente in stato di arresto sono: Mehedigol Alavi, già ministro dell'Interno e per lungo tempo capo della Polizia; Ali Akbarzargham, già ministro delle Finanze e capo del Servizio dogane e monopoli; Haj-AIi Kia, capo del controspionaggio militare e direttore dei servizi informazioni delle Forze armate; e Rouhoiiah Hevissi, già direttore generale dei servizi delle pesca e delle pescherie statali. Un portavoce della presidenza del Consiglio ha affermato che 1 generali saranno giudicati da un Tribunale militare non appena sarà completata l'istruttoria aperta nei loro confronti. « Finché non sarà stroncata la piaga della corruzione — ha dichiarato il portavoce — l'Iran non potrà diventare un paese veramente moderno ». Qualche giorno fa — va rammentato — il generale Kia, resosi impopolare con la dura repressione di recenti moti studenteschi, era stato duramente percosso da un folto gruppo di iraniani che l'aveva riconosciuto all'aeroporto Mehrabad di Teheran ed aveva creduto che si accingesse a lasciare il Paese. La folla lo aveva circondato e, prima che agenti di polizia potessero intervenire, lo aveva colpito a pugni e calci, gridando: "Ladro, bandito, affamatore!" ». Il governo di Ali Amini appare deciso a scindere le proprie responsabilità da quelle di coloro che l'opinione pubblica accusa di corruzione. A tal fine ha adottato, nel corso di una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, una lunga serie di misure tendenti a ridurre le spese pubbliche e ad impedire che la mal ver sazione possa ancora prospe rare nei pubblici uffici. Nello stesso tempo si cerca di spezzare quell'onestà poliziesca In virtù della quale finora i «pezzi grossi » riuscivano ad intimorire dipendenti e cittadini che mostrassero di voler de nunciare le loro malefatte. Tuttavìa la notizia dell'arre sto dei quattro generali e del le misure severissime adottate dal governo, ha soddisfatto solo in parte la poverissima popolazione iraniana in gran parte analfabeta. I maestri — il cui sciopero provocò le di missioni del governo dello sce riffo Amami, non senza tumul ti che causarono spargimento di sangue — sono tornati al lavoro fiduciosi che Amini manterrà le promesse fatte. In altri ambienti viceversa ci si chiede come per anni la corruzione abbia potuto allignare nei pubblici uffici raggiungendo vette impensabili di impudenza e di criminalità senza che « in alto » nessuno ne sapesse nulla o, peggio ancora, senza che nessuno <t in aito », sapendo¬ lo, abbia preso provvedimenti. Fra gli osservatori v'è chi ritiene che Ali Amini sia giunto troppo tardi al governo, quando cioè la cancrena della corruzione è tanto diffusa che qualsiasi intervento chirurgico provocherebbe la morte o quanto meno la paralisi del paziente: l'Iran. Altri ancora ritengono che in taluni ambienti della opinione pubblica non ci si accontenterà della punizione di coloro che sono stati colti con le mani nel sacco, ma si pretenderà di sapere perché le ruberie — di cui tutto il popolo si lamentava — non hanno già da parecchio tempo provocato l'intervento di colui al quale spetta la suprema tutela della vita del paese. Cioè lo Scià In persona. Insomma l'irrequietezza esistente nell'Iran non si placherà tanto facilmente e tempi duri si preparano per l'Imperatore il quale, ben conscio dei pericoli incombenti sul suo regno, proprio ieri l'altro ha distribuito a 736 contadini gli atti di proprietà di un appezzamento di terra di cinque ettari per ciascuno. Si tratta di terreni demaniali bonificati, che l'Imperatore ha assegnato a manovali agricoli appartenenti al sottoproletariato iraniano. Ma è una goccia d'acqua in un deserto assetato. La miseria nell'Iran è spaventosa e pressoché generale. Reza Pahlevi, che Ano a qualche anno fa godeva di vastissima e profonda popolarità, oggi comincia quanto meno ad essere « discusso ». E probabilmente non è senza qualche inquietudine che mercoledì (come ha annunciato ieri sera il portavoce di Corte) egli partirà insieme alia consorte l'arali Diba per un viaggio in Europa da tempo predisposto. Prima 1 tappa Zurigo, quindi proseguimento per Oslo in visita ufficiale. u. p. il

Persone citate: Ali Akbarzargham, Ali Amini, Amini, Diba, Mohameil Daftari, Reza Pahlevi