Tutta la vita del Cavour ricostruita nel nuovo, suggestivo Museo di Santena di Marziano Bernardi

Tutta la vita del Cavour ricostruita nel nuovo, suggestivo Museo di Santena PRESSO LA CASA AVITA, NEL PARCO DEI SOGNI GIOVANILI Tutta la vita del Cavour ricostruita nel nuovo, suggestivo Museo di Santena Migliaia di memorie e documenti sono raccolti in un semplice edificio rustico, ai margini del giardino silenzioso - Sfilano sotto gli occhi le origini familiari del grande statista, la giovinezza, le esperienze inquiete, le passioni, la prodigiosa opera politica - E la vicinanza della campagna consente di capire meglio la sua figura Salitemi, 28 giugno. A pochi passi dalla tomba dove accanto al nipote Augusto, caduto ventenne a Goito, da cent'anni riposa nella cripta familiare di Sàntena; sul lato opposto della grande villa dei Benso chiusa nel verde dei secolari alberi, alla cui ombra tante volte sognò nel tempo giovanile eventi che a lui stesso dovevano sembrar miraggi e che il suo genio rese invece possibili; Cavour ritoma vivo — meravigliosamente, pateticamente vivo — con tutte le immagini, le memorie, le cose, con tutti i pensieri, i fatti, i successi, i travagli, gli amori della sua straordinaria esistenza, nel nuovo museo che gli è per intero dedicato e che domani s'inaugura. Nulla vi manca. Non un mo to dell'animo, come pochi altri passionale, impetuoso. Non un lampo della mente, logica, fredda, paziente pur nel fuoco della stupenda invenzione politica. C'è la sua educazione sentimentale, c'è la sua formazione intellettuale. C'è la cultura e c'è l'azione; la calda simpatia per le parentele variamente diramate in ambienti diversi e cosi ricchi di fecondi umori; i dubbi e i pentimenti dei momenti torbidi, quando al cedimento morale subentra la vergogna (una pagina famosa del Diario, sulla disastrosa perdita al gioco) per la propria debolezza. C'è l'uomo che, folgorato Inelle sue speranze più ambiziose, pensa un istante di sop primersi; e c'è lo statista acclamato che assiste lucido al suo trionfo e addita le vie dell'avvenire. Infine, al colmo dell'energia vitale, la quasi subitanea morte che placa tanta lotta, e che gettando un popolo nel lutto è pianta nel mondo da ogni vigile spinto Questa minuziosa e commo. vente restituzione integrale, con migliaia di documenti, della figura e dell'opera del Ca! vour, la dobbiamo al lavoro I tenace, intelligente e disinte I ressato di poche persone. Fin Ida! 1957, quale commissario ideila « Fondazione Camillo Cavour», costituitasi in seguito lai lascito alla Città d; Torino Ideila villa dell'archivio e delle itene di Sàntena da parte del ; marchese Giovanni Visconti | Venosta, morto nel 1947, ultimo erede del patrimonio di ricordi cavouriani pervenutogli Ida Giuseppina Alfieri di Soste Igno, la prediletta nipote che confortò l'agonia di quel gran-| de, Vittorio Viale ebbe l'ideai di trasformare un basso fah-, bricato adibito ad usi agricoli; presso la villa, nel museo chei la villa stessa non era adatta, ad ospitare, e che tuttavia lej disposizioni del generoso lega-j to imponevano di costituire nell'antico possesso dei Benso di Cavour. Va subito detto che assai, più opportuna, per evidente maggior agio di visite e di stu di, sarebbe stata l'istituzione del museo a Torino, possibil-1 mente nello storico palazzo do ve il conte nacque, visse, mori. Comunque, dati gli obbli ghi connessi con il lascito, l'idea del Viale parve — come difatti era — eccellente; ed approvata dalla Fondazione presieduta dalla marchesa Margherita Visconti Venosta, e dall'amministrazione municipale torinese, trovò la sua attuazione in una giovane prò- ; gettista, la signora Maria Grazia Daprà Conti, laureata in | architettura e non alle sue prime armi, che disinteressatamente offri la sua opera. Così, steso il progetto nel '39, iniziati i lavori a metà del| '60 sotto la direzione dell'uffi ; ciò tecnico della Fiat, dalla stretta collaborazione del- j l'espertissimo Viale e della valente Daprà, è sorto questo bel museo dalle tranquille linee architettoniche ottocentesche, che nei suoi bianchi tre corpi di fabbrica a due piani fuori terra e disposti ad angoli retti, racchiude un ampio spazio verde, in parte alberato, sul lato sinistro della villa ì Un edificio sereno, che con-! serva qua e là qualche simpatica traccia delle sue vecchie funzioni rustiche, con in-1 presso proprio che lo svincolai dalla solennità dell'attigua di- i mora signorile, e che a prima ! vista nessuno supporrebbe racchiudere un museo, ma piuttosto una gaia scuola rurale, un cenobio, un decoroso asilo per anziane signore. Soprattutto è il suo aspetto agreste, è quanto da esso spira di semplice, di umano, d'antiretorico, che immediatamente piace ed attira. E allora, alle riserve prima fatte sull ubicazione, conviene opporre che la rispondenza spirituale fra il museo e l'uomo cui è dedicato, non si sa| rehhe potuta ideare più comì pietà; e viene alla memoria jquella mirabile «cosa vista > |di Ugo Ojetti, La camera di Cavour, luminosa pagina del lontano 1921 che nessun scrittore ha saputo uguagliare in questo centenario: «. Ma se torno a guardare dalla finestra questi campi, questi filari e questo cielo... per spiegare l'equilibrio e la fede di lui più m'aiuta la sua passione per la campagna e per l'agricoltura... Solo dai camp: appren li quella che Camillo Cavour chiamava la filosofia del possibile: che cioè è inutile affaticarsi e sciuparsi a voler mutare l'autunno in primavera e in sole la pioggia e in querci le canne, e che ogni frutto, se hai seminato e difesa la pianta, ti viene sotto la mano al suo giorno >. Perciò accanto alla villa paterna di Sàntena, caro rifugio alle ansie giovanili (vi venne una volta di notte, a piedi, nel luglio 1834, sotto una luna che brillava — è annotato nel suo Dimio — «d'un éclat puissant et doux », turbato dal pensiero della Nina Giustiniani), qui nella pace profonda della campagna, il < Museo Cavour » pienamente si giustifica. Dentro, la sistemazione museologica: percorso, visibilità, illuminazione, pannelli mobili con inseriti a pressione i documenti, vetrine, attrezzature, servizi, ambienti d'esposizione e ambienti di sosta e di studio, persino una saletta per conferenze, e l'ufficio direzionale, gli appartamentini per il conservatore e per il custode, tutto è perfetto. Ordinatrice scrupolosa e puntigliosa, la segretaria scientifica della Fondazione, professoressa Maria Avetta, ha suddiviso le lunghe ali del museo, d'accordo col Viale, secondo il curriculum più razionale. Dopo l'ingresso dominato dal ritratto del ministro eseguito dal Duprè, particolare del noto monumento di piazza Carlina a Torino, ecco specchiati da dipinti, disegni, incisioni, miniature, l'ambiente di Sàntena e i nuclei familiari dei Benso, dei De Sales, dei De Sellon, dei De Tonnerre, dei De la Rive, nei loro vari centri fra il Piemonte e la Savoia, fra Torino e Ginevra, che così sottilmente influirono sulla educazione di Camillo. Il giovinetto è pronto a formarsi, ardente, insofferente, anche gaudente, ma ben conscio del modo con cui vuole affrontare la sua sorte. Lo vediamo, sempre al riflesso di immagini, scritti, testimonian¬ ze d'ogni genere, allievo dell'Accademia militare, paggio del principe di Carignano, ufficiale del Genio non troppo disciplinato (la punizione nella fortezza di Bard). Smessa l'uniforme, subentra l'uomo di mondo, il viaggiatore attento, che tutto studia e annota in Svizzera, Francia, Inghilterra, Belgio: poi l'agricoltore, che non sdegna gli affari e azzarda la speculazione. Cavour e l'amore — dalla Giustiniani Schiaffino alla Ronzani, dalla Nomis di Pollone alla Costa Ghighetti — più che una parentesi, è una vicenda sentimentale o sensuale che l'accompagna tutta la vita: ma non ne turba quanto nel museo è presentato come < il pensiero ». Giungono gli anni decisivi: Cavour giornalista, Cavour uomo di stato fino al '59. Una sosta distensiva con il ministro nella caricatura, dal modesto Redenti al grande Daumier. Poi l'azione conclusiva, 'R0-'61, di Cavour « europeo ». E' l'ora fatale: e la camera da letto del palazzo torinese dov'egli si spense confermando inni H1 ii in in uni uni mi in ni iniiiii nini in li in al confessore il suo testamento politico: < Frate, frate, libera Chiesa in libero Stato... » già trasferita intatta, con tut ti i mobili, il ritratto e la giubba insanguinata del nipote Augusto custodita in una teca, prima nella villa e poi nella torre medioevale avanzo del castello di Sàntena, e adesso qui ricostituita, ci riporta tangibilmente, e con un'icasticità addirittura conturbante, dopo una così lunga evocazione ideale, alla fatalità umana, al la « povera foglia frale » che l'uomo è, sia che guidi la storia o trasvoli negli spazi, sia che appena levi il capo dal lavoro oscuro. Si esce dal museo assorti, commossi. Qual vita, quale impresa, quali eventi! Si guar dano queste pareti tranquille candide nel sole, quegli altri muri antichi della villa, gli alberi immensi solenni che cin gono il gran prato verde. Non c'è che da attraversare un piazzale per giungere alla tomba. Ma la natura immutabile ci restituisce — essa sola il senso dell'eterno. Marziano Bernardi IIIIIIIIMIIIllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll