Allegra partenza tra i bagnanti di Mosca per il lungo viaggio sulla «madre Volga» di Alberto Ronchey

Allegra partenza tra i bagnanti di Mosca per il lungo viaggio sulla «madre Volga» IL GRANDE FIUME E\ PER I RUSSI, COME IL NILO PER L'EGITTO Allegra partenza tra i bagnanti di Mosca per il lungo viaggio sulla «madre Volga» Con un canale di 128 km., Mosca è collegata con il fiume, è diventata un grande porto - Il vecchio battello (ne sopravvivono alcuni a ruota) entra subito nella foresta; le spiagge sono popolate di gitanti, molte ragazze si sono cucite con le proprie mani un « due pezzi » occidentale Scendere il fiume verso il. Caspio, è come prendere contatto con la storia, la poesia, l'anima della Russia - Ma il Volga occupa anche un gran posto nell'odierna economia: con grande dispetto dei pescatori di storione, vi sono stati costruiti i maggiori bacini artificiali d'Europa In un primo articolo, pubblicalo domenica scorsa, il nostro corrispondente dn Mosca ha raccolto le prime impressioni di un lungo viaggio in battello sul Volpa. Ora egli rievocherà, in alcune corrispondenze, le impressioni riportate nelle varie tappe, che lo hanno condotto da Mosca a Stalingrado. m1111 II 111 ! 11111 r 1111 !11111 r 11 ! 1111111111111111 ■ m1 f11111 m 1 (Dal nostro inviato speciale) Volga, giugno. Ho preso il battello a Himki, sulla Moscova, il più elegante porto di Mosca. C'è un parco che ricorda il Giardino d'Estate, ricco di siepi e gloriette, una capitaneria che somiglia all' Ammiragliato di Leningrado e un ristorante di lusso, celebre per lo sto- 1111 1 ! 11111111 ! n 11n111 11 m1111111111 r 1111 II111111 n rione allo spiedo. Il porto è stipato di battelli, che grazie alla rete di canali e chiuse costruita negli ultimi vent'anni e alla sistemazione del Volga raggiungono il Baltico e il Mar Bianco, il Caspio, il Mar d'Azov e il Mar Nero. Il battello si chiama Kavkaz. E' nuovo, verniciato di fresco, agile. Ma ce n'è anche di quelli vecchi, a ruota, decorati come i leggendari postali del Mississippi. Il piervi-sturman, o secondo, è un tartaro di Kazan; riceve gli ospiti con le premure di una hostess. I passeggeri sono alti funzionari, dirigenti di fabbrica in vacanza, anziani signori in paglietta e giacca color crema, svagati e assorti come personaggi cechoviani. Con le mogli, poche valigie e numerosi fagotti legati con lo spago, al modo del Mezzogiorno d'Italia, salgono sul battello tirandosi dietro anche non poche borse a rete gonfie di provviste. Sono le sei di sera e il sole è-ancora. alto, J»gabbiani stridono rincorrendosi in mezzo al fiume, dalle due rive spira un profumo di prati e boschi, che si mescola con l'odore di legno, pesce e petrolio portato dai grandi carghi. Le sirene delle fabbriche di Mosca annunciano che il lavoro è cessato e il battello salpa lasciandosi dietro una scia d'oro scuro. Navighiamo contro corrente, verso Nord, per descrivere un largo semicerchio lungo il canale Mosca-Volga, il mare di Mosca, il mare di Ribinsk (un gigantesco bacino artificiale creato nel '39) e discendere poi, costeggiando Yaroslavl e Rastrema, verso le grandi metropoli del Sud. Le due rive sano popolate di bagnanti, che nuotano e prendono il sole sugli argini, al limite della foresta. Il Serébrennij bor, o bosco d'argento, dove trionfano le ragazze moscovite che hanno trascorso le ultime settimane a confezionarsi il « due pezzi » di stagione secondo la moda occidentale, è invaso dalle moltitudini a piedi nudi sull'erba. Un vento soffice increspa la superficie violacea del fiume, venata di turchese, e potremmo dimenticare già. la tensione della capitale e l'onnipresenza del partito, delle sue parole d'ordine, quando i microfoni del Kavkaz diffondono un sermone iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiinii inatteso, che comincia con queste parole: < Tovarisci passajiri, fra le squadre dell'equipaggio è in corso una sozialisticeskoe sorevnovanie (un'emulazione socialista) in onore del terzo anno del piano settennale e del prossimo congresso del partito...». L'enfatico comizio in mezzo al fiume, come ognuno spera, non dura a lungo, poiché non si addice al luogo. Il microfono diffonde subito dopo l'ultima canzone russa, bella e struggente, che narra la storia di due innamorati, i quali sono come dva bierega, due rive dello stesso fiume, che si guardano sempre ma non s'incontrano mai. In questo momento, anzi, il fiume si estende in larghezza, le due rive si allontanano e la pianura appare sconfinata. Solo chi conosce lo spazio russo sa che cos'è la vastità a migliaia di verste, lo spessore dei prati, l'altezza del ciclo. I prati sono chiazzati di verde smeraldo e muschiosi, come da noi in montagna, ma immensi come laghi fra le strisce cinabro cupo dei boschi. In questo paesaggio è stata aperta alle acque una strada dritta per 128 chilometri, che con undici chiuse ci conduce al Volga. Giungiamo a notte fonda sul Volga e distinguiamo l'altra riva solo dal chiarore delle mede. Passatio a distanza altri battelli illuminati, zattere e traghetti, si odono voci che riecheggiano lontano insieme con lo sciabordio dell'acqua. Poi, nella foschia dell'alba (alle due e mezzo di mattina) si scorgono i primi villaggi dai tetti di tronco, le flottiglie da pesca ancorate nelle insenature, fra ponticelli e allevamenti di oche, le centrali elettriche, le isole. Grande è l'emozione che suscita il Volga nei russi. I viaggiatori osservano e meditano immobili, si direbbe con rcligioìie. E' la Mat Volga, la madre Volga (in russo il nome è femminile/, non uh fiume qualsiasi come ce ti'è più di centomila nell'Unione Sovietica. Hanno l'Ob e lo Yenissei, la Lena e l'Irtisc, il Don e la Rama, ma la matuska Volga è la Russia medesima, come il Nilo è l'Egitto. S'impara già nelle prime classi elementari che la Russia fu per la prima volta unita quando Ivan conquistò le tartare Razan e Astrakhan (una reconquista spagnola moltiplicata per cinquanta) e l'intero corso del Volga appartenne alla Moscovia. L'esercito del principe Pojarskg che respinse i polacchi, nel Seicento, fu organizzato e finanziato dai mercanti del Volga, capeggiati da Miniti. Le due grandi rivoluzioni contadine ebbero origine sul Volga: quella di S te pan Razin nel '600 e quella dì Pugacev nel "700. Razin coleva uno zar « più buono di Alexei Mihaìlovic, perché senza zar non sapeva immaginare la vita, e fu squartato. Un secolo dopo Pugacev, più evoluto e llllllllllllllllllllllMIIIIIIMIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIU più furbo, sosteneva d'essere lui lo zar ucciso Pietro III, e Caterina, anch'ella più evoluta, perché aveva letto Voltaire, non lo fece squartare, bensì decapitare. Anche la guerra civile fu decisa sul Volga, che divideva le truppe « bianche» di Denikin da quelle di Rolciak. Le battaglie decisive furono dirette da Frunze a Razan e Samara, da Rirov ad Astrakhan, da Stalin a Tsaritsin (oggi Stalingrado). La riserva aurea dello Stato fu conquistata a Razan. I tedeschi, nel '41, superarono il Don ma non il Volga e persero la loro guerra a Stalingrado. iuingo il Volga, attraverso il Caspio, giungevano nel Medio Evo a Nithnij Novgorod, a Mosca e a Grande Novgomd le merci della Cina e dell'India. Tutta la Russia, per secoli, ha condito il grano delle steppe nere e brune del Volga col suo pesce e col sale dei suoi deserti. E' patrimonio del Volga il caviale di bìeluga, brillante, e fangoso, pietanza dei principi, e l'energia delle elektrostanzii che a centinaia alimentano l industria pesante moderna. Sul Volga nacquero Nicola Nekrassov e Scialiapin, Massimo Gorki e Lenin, Lobacevslci, Butlerov, Cernìscevski. Scendiamo a Uglic, prima sosta del viaggio, una delle cittadine più antiche del paese, fondata nel decimo secolo. Tutti i passeggeri, vecchi, donne e bambini, si affrettano a varcare il ponticello di legno. Un russo si sente qui come un italiano a Siena o a Verona. Lo zarevic Dmitri, figlio di Ivan, fu. ucciso a Uglic. fra le memorie del principato di Yaroslav, all'età di io anni. Che significa, Uglic? Il nome deriva da ugni (angolo ) ; nngnlo del Volga. E' qui, dinanzi alla chiesa di < Dmitri nel sangue >, dalle azzurre cupole a bulbo, che Puskin prima e Mùssorski poi vennero ad attingere suggestioni per dar vita poetica e musicale alla tragedia di Boris Gudunov. Se non fosse per la grande diga che si leva a valle diremmo che fra le antiche mura di Uglic, calcinate nell'epoca barocca, e le mazze ferrate della lotta contro i tartari, il tempo si è fermato come le banderuole segnavento del distrutto Cremlino locale, conservate nelle teche di cristallo. Nella poesia di Past.ernak ricorreva H nome di Uglio come sinonimo di sortilegio. (<... Qui la primavera è fiabesca come Uglic...>). A Ribinsk, più oltre, il sortilegio è solo tecnico: .'t60n chilometri quadrati di terre sono state trasformate in bacino artificiale, il secondo d'Europa (il primo t quello di Rnibyscev, pure sul Volga). Sale sul battello una coppia di sposi, fra pianti e abbracci di amici ubriachi, che non svegliano tuttavia una squadra di colcosianc addormentate fra i sacchi di patate. Scende una famiglia in vacanza, carica di canne da pesca, e scende il pensionato che torna a casa dopo trent'anni e non riconosce più i suoi luoghi; sono stati sepolti dall'acqua decine di villaggi e perfino una cittadina, che si chiamava Goloma (affiora sulla superficie solo qualche cupola a fiamma). Un tale di Ralinm protesta perché con queste dighe hanno decimato gli storioni e il caviale non fu mai cosi prezioso. Una donna replica che ciò si deve alla negligenza delle industrie chimiche, dalle quali scolano giù i rifiuti velenosi. < Lo scrive anche il giornale, processarli dovrebbero ». Dinanzi alle chiuse di Ribinsk, al centro del fiume, è stato eretto un monumento alto dieci metri alla Mat Volga, che non dà più caviale. Alberto Ronchey