Il cinema e la noia

Il cinema e la noia Il cinema e la noia Nell'attuale momento cinematografica italiano, Vavventura c La notte vengono ari assumere sempre più un posto preciso, un peso suscettibile certo di sviluppo anche se non sappiamo ancora in quale misura, dimensione, li' intanto significativo l'interesse che larghi settori della cultura dimostrano per questi due film. Moravia, a esempio, per la prima volta da quando va scrivendo le sue note cine- Dncdnrsnemdd.M<cmatogralichc nell'Espresso, e tornato sull'ultima opera di Anto-j nnioni, per meglio sottolinearne ; mil particolare impegno culturale, j cI.a maggior parte dei nostri film pse fossero tradotti in opere Ict- stcrarie — scrive Moravia — di- bventerebbero romanzetti rosa; per signorine, romanzi d'appcn-1 cdice, libri gialli o neri, nel migliore dei casi, racconti del più tradizionale Ottocento; « Antonioni è. invece, tra i pochi i cui film, voltati in prosa, non sfigurerebbero accanto ai prodotti più sofisticati della narrativa moderna ». Non meraviglia questa adesione di .Moravia all'ultimo Antonioni. 1 due autori, è noto, hanno interessi culturali e narrativi comuni : la « noia » intesa come mancanza di rapporti concreti dell'uomo con la realtà, l'incomunicabilità e l'impotenza ad agire in un mondo clic appare assurdo, cioè composto di oggetti non collegati tra di loro da alcun nesso razionalmente apprezzabile, un « po' come un sogno o un mondo totalmente nacdcbmrCtnmtmmzdM«tsstraniero». Deve far meditare i.|pfatto che anche scrittori quah|jCalvino abbiano salutato Vai ventura e La noia — « uno dei | libri più seri e più belli di Moravia » — come gli avvenimenti della trascorsa annata italiana; e che critici quali Fortini vedano, nel film di Antonioni. un caso di « trionfo del realismo ». Atteggiamento questo, ripetiamo, piuttosto diffuso nei settori della norcra cultura. Fa eccezione, tra gli altri. Mario Soldati. Il quale, di recente, ha rivolto una domanda ai « poeti del vuoto ». Ha cioè invitato Antonioni, Moravia e tutti questi autori — « sono tanti, sono sempre di più » — tutti questi|'vpoeti della « noia », dell'indille renza, del distacco daila realtà, a una « semplicissima » riflessione. Tutte le vostre opere. dicC|Soldati, fanno centro su onesto benedetto « vuoto », sulla delusione profonda e totale che procura il rapporto puramente fisico, tanto disperatamente cercato e, allo stesso tempo, altrettanto disperatamente, disprezzato. «Ebbene, che cos'è un rap-j porto puramente fisico? O piuttosto: un rapporto "puiamentc"] fisico è possibile. E' reale? ». Ammettiamo anche noi, dicci Soldati, per un momento e per comodità dialettica, i termini' « rapporto puramente fisico » e « rapporto spirituale ». Ora, chc cosa ne sappiamo noi? La persona con la quale abbiamo questo rapporto puramente tìsico è, appunto, una persona: è un essere umano come noi. Quindi, egli conclude, anche se noi lo consideriamo una cosa, un oggetto, un'astrazione, come pare che facci.-.!!-, i poeti del distacco identificandosi nei loro protagonisti, può sempre accadere che quest'altro essere umano si comporti diversamente da noi, reagisca all'amplesso in modo opposto al nostro; e chi può prevedere, allora, gli effetti anche su ili noi? « In altre parole, può accadere, e anzi accade quasi sempre, che proprio quelli clic isarttctsdCt, noi crediamo e chiamiamo rap-lporti puramente rìsici si rivelino invece, o presto o tardi, i più ricchi di spiritualità: dicinmo meglio, di vita. E che gli altri rapporti, quelli che credevamo e chiamavamo spirituali, completi, ecc. siano invece lunghe menzogne, ipocrisie, illusioni ». Considerazioni, queste, valide, specie l'ultima. Lo stesso Antonioni, del resto, sottolinea, in proposito, la precarietà dei sentimenti umani, la loro reversibilità. Ci sembra che Soldati cada, tuttavia, in un equivoco nel mettere sullo stesso piano il mondo di Antonioni. la visione chc di esso ha, e il mondo quale risulta da La aotte c L'avventura; chc cioè non distingua la differenza che esiste tra l'autore e la sua opera. La visione chc il regista ha della vita è si la solitudine eterna e immutabile per principio, l'impossibilità quindi a uscirne, l'angoscia chc ne deriva. I due film contraddicono però le intime convinzioni dell'autore stesso,,osservano e descrivono non il mondo ma un mondo, non tutti gli uomini ma un gruppo di in un preciso ,■ particolare ambiente, contrassegnato dalla negazione di ogni sviluppo, di ogni storia, e quindi di ogni prospettiva. Per i protagonisti di questa circoscritta società — non della società l'amplesso puramente fisico nella sua accezione più limitativa, diventa stile e contenuto di vita. Problema analogo affiora anche e prima ancora in linieri, Kafka, Musi). lumini, di individui.in altri scrittori di a\ anguardia e in Henry Vliller. L'amplcsso tisico delude tanti autori contemporanei per la semplice ragione, sottolinea soldati, che questi autori non credono più a niente: «non credono in Dio, non credono nell'avvenire, on credono nella storia, non redono nella patria; non creono negli Jtrin. Ciò arcade on tanto ad Antonioni quanto, petiamo, ai suoi personaggi, che ono soli con se stessi. « Straieri » in un mondo « chiùso » senza speranza, i protagonisti maschili de I.a notte, e anche e L'avventuri, sulla falsariga el protagonista de La noia di Moravia, pensano appunto che non il progresso, ne l'cvoluzio- e biologica, né il fatto economici), ne alcun altro dei motivi he di solito si adducono da arte degli storici delle varie cuole, è la molla della storia, ensì la noia», Di fronte a questi due film hc apprezziamo molto, anche oi, al pari di Guido Piovono, bbiamo qualche riserva. Non ondividiamo a esempio il giuizio di Moravia, per il quale erte sequenze de La notte avrebero fatto invecchiare, di colpo, molto cinema narrativo e neoealista (quale, in ogni caso? Chaplin, La terra trema, Umbero D. o non piuttosto lo pscudo eorealismo e film chc parvero ma non erano sul piano dell'are?). Certo bisogna credere, come dice Soldati, negli « altri »; ma vera e autentica è la presena, nella nostra società, anche dei personaggi di Antonioni e Moravia, di individui clic negli altri non credono ». Nell'attuale momento cinemaografico italiano, in questo riveglio di interessi, qualcosa ap- p;]rc matur0i „ st;1 maturandosi, j„m iwuinn. vài|| a| iopo l'esplosione del ncorcali mo e la sua crisi. Può darsi, nzi è probabile, chc il nostro ilm non si evolva, come prefeiremmo, nella direzione indicaa da Visconti, del realismo criico. E' probabile chc finiscano col prevalere la struttura e la endenza di Antonioni, pur non ottovalutando il fascino de La dolce vita e di Fcllini in genere. Chc cioè si continuino ad anaizzare dell'uomo — di un certo ipo d'uomo — il meccanismo psichico in se, e quella specie di nebbia nella quale il suo ! cnsicro si smarrisce continuamente, ntravvedendo soltanto a intcrqualchc particolare della realtà: « proprio come chi si tro¬ vi », spiega Moravia, « in un denso nebbione e intravveda era un li casa, ora la figura di un passante, ora qualche altro oggetto, ma solo per un istante e l'istante dopo sono già scomparsi ». Non è <la escludere tuttavia insieme e al contempo a buone sl«rrccootlscciuqtdrczIIII 111 Hill (■ I III II II I CI I MI II III I Et I IT 11 1111 ■■ 1111 sorprese nell'ambito ilei neorealismo) che, inir all'analisi della « noia », la nebbia venga a diradarsi nella visione degli autori, che questi diventino capaci, con progressiva chiarezza e precisione, d'individuarne i banchi ove e quando si verificano; e, oltre i banchi, di scoprire e artisticamente rispecchiare non solo gli « uomini senza qualità », senza rapporti concreti con le cose e gli altri, ma anche le inclinazioni, gli impulsi, i talenti, i comportamenti di una realtà umana operante e viva: non in qualche suo particolare e a intervalli, ma nella sua concreta dimensione. Allora, e solo allora, potremo parlare in senso completo di cinema e vita nazionale. Guido Aristarco plcailllItlIIIlJllllllllllIIIIIIItllllIIIIrltlMIillllItllTIIIll

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