Julietle Grèco canta la vecchia Parigi

Julietle Grèco canta la vecchia Parigi Ijìi «idea dell9 esistenzialismo » ni Ventro Alfieri Julietle Grèco canta la vecchia Parigi Che dire, se non bene, di un'artista che è stata più Iurte e più vitale di una moda che essa stessa ha contribuito a lanciare? Juliette Greco, che. ieri sera ha cantato alTAlfleri nella seconda parte di un < cabaret internazionale» affollato di acrobati, fantasisti, pianisti, burattinai e danzatrici presentati da Pinuccia Nava, non soltanto è sopravvissuta al naufragio delle bizzarrie esistenzialistiche (che naturalmente nulla avevano che vedere con l'esistenzialismo, o al più, ne costituivano la trita, esteriorità), ma, sia pure via via trasformandosi, ha salvato il ricordo, acre e tumultuoso, dei primi anni del dopoguerra. Allora, Juliette, giovanissima, portava i capelli lunghi sulle spalle, indossava trasandati maglioni, era vezzeggiata da Sartre (che scrisse per lei una canzone) e portata alle stelle dai frequentatori della «Riva sinistra* nelle cui < caves > aveva esordito. Ebbene, o.uelle canzoni non le ha tolte dal repertorio, anche se lo ha rinnovato. Così, accanto alle quattro che ha scritto per lei la Sagan, compaiono ancora quelle di Kosma-Prévert (le celeberrime Feuilles morfes), di Kosma-Desnos (la spiritosa • Fourmi). di KosmaQueneau tla deliziosa Si tu t'imagines) che hanno campeggiato nel programma di ieri sera. Le altre canzoni, aletme delle quali anch'esse risalenti alla prima se non primissima maniera, erano di Leo Ferré (Panarne, Jolie. marne e Paris Cavnillr, che è un po' la bandiera di tutte le cantanti francesi, di ieri come la Piaf, di oggi come la Sauvagel, di Guy Béart, di Charles Trenet e di Aznavour. Juliette Greco le ha eseguite come sempre: immobile, con uno sguardo impenetrabile, con le mani che si sollevano lentamente in un loro astratto disegno, anche se i capelli sono ormai corti e un lungo e severo abito nero ha sostituito i pantaloni Eppure, l'apparente inespressività, giova, anzi che danneggiarla, all'interprete. La verità è che la voce calda della Greco, di una sensualità trattenuta, ma vibrante nella monotona semplicità della cantilena (e come la fisarmonica guida sapientemente la voce e ne costituisce l'insopprimibile sottofondo!) ha conservato intatto il fascino che si sprigiona, da questa artista di cui si può ripetere che, quando cauta, non è più lei, ma è la stessa canzone francese ad offrirsi al pubblico. E dire che la Greco è la canzone è, crediamo, il miglior complimento che ancora si possa farle Del sottile incanto di una presenza e di una voce, anche gli spettatori torinesi furono presto partecipi e applaudirono con molto calore e richiesero bis. Si replica ancora stasera, e stasera soltanto. Juliette Greco gioca con l'acqua della Fontana Angelica davanti al Teatro Alfieri

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