I due superstiti della sciagura dell'autostrada si sono solvati perché dormivano nell'auto milanese

I due superstiti della sciagura dell'autostrada si sono solvati perché dormivano nell'auto milanese Prosegue l'inchiesta per accertare le responsabilità del tremendo scontro I due superstiti della sciagura dell'autostrada si sono solvati perché dormivano nell'auto milanese Nel sonno non hanno avuto pericolose reazioni - // racconto di uno dei feriti - Se la « Ferrari » non si fosse schiantata contro il rullo compressore, forse l'industriale Rivetti non sarebbe morto (Dal nostro inviato speciale) Carisio, 20 giugno. Al chilometro 56 dell'autostrada tutte le macchine, oggi, rallentavano. Guidatori e passeggeri guardavano la carreggiata laterale in costruzione dove nella notte fra domenica e lunedi si è fracassata contro un rullo compressore l'automobile dell'industriale Silvio Rivetti, e i mucchi di pietrisco contro cui si è accartocciata la macchina dei giovani di Cesano Moderno. Attraverso i cristalli delle vetture si vedevano i gesti dei passanti, e si indovinavano i commenti di pietà e raccapriccio per la sciagura dei quattro morti. Il capitano Sabbadini, comandante della polizia stradale di Vercelli, è tornato anche oggi sul posto, ha controllato i rilievi già eseguiti ed ha di nuovo ispezionato metro per metro la sede stradale e la zona del raddoppio per ricostruire l'incidente nelle tragiche linee delle traiettorie seguite dalle due macchine. Lo scontro, come si è detto, è avvenuto subito dopo il cavalcavia che sorpassa la statale Vercelli-Biella (per chi viene da Torino). C'è una discesa e subito dopo, nel piano, si vedono ancora nella corsia centrale alcune grosse strisciate. La macohina del dottor Rivetti, proveniente da Milano, doveva essere nella corsia centrale, forse stava preparandosi ad un sorpasso che avrebbe dovuto eseguire prima del dosso del cavalcavia. Vati- to di Cesano Maderno scendeva il breve pendio e probabilmente acquistava maggiore velocità, forse si proponeva anch'essa di eseguire un sorpasso e deve essere uscita dalla corsia di destra quanto bastava per essere urtata dalla macchina del dott. Rivetti La velocità della < Ferrari », difficilmente apprezzabile di notte quando non è riconoscibile 't sagoma della macchina e forse un lampeggio abbagliante hanno impedito ai due guidatori di evitare lo scontro. Le duimacchine si sono urtate frontalmente, la ruota anteriore sinistra dell'una contro la ruota sinistra dell'altra, e lo schianto è stato come un'esplosione che scatena forze incontrollabili. Le macchine, impazzite, ,hanno compiuto sterzate, balzi e caoitomboli paurosi. Si vedono ancora le tracce della t Ferrari » che strisciando con la ruota sinistra (la camera d'aria è stata trovata scoppiata) ha piegato a sinistra, ha tagliato alla base un sottile paracarro, è balzata sul terreno accidentato del raddoppio ed ha percorso ancora più di cento metri. Poi si è schiacciata contro il rullo compressore. Il dott. Rivetti è morto sul colpo fracassandosi il cranio sul rullo compressore: il suo corpo non presentava altre ferite. Si può supporre che fino a quel momento fosse incolume e se non ci fosse stato il rullo forse si sarebbe salvato. Dell'altra macchina è già stato detto: è uscita di strada sulla sua destra e dopo varie giravolte e ricaduta come un ammasso di rottami: Luciano Sedini era già morto, Vittorio Strada e Giordano De Ponti, in fin di vita, morivano poco dopo all'ospedale di Novara. Lungo il percorso delle due macchine sono sparsi rottami, pezzi di lamiera, schegge di vetro; il parabrezza della € Ferrari » si ruppe soltanto nell'urto finale e se ne vedono i pezzi che fanno mucchio dove c'era il rullo compressore. Sull'arido terriccio vi sono chiazze brune lasciate dal sangue, presso un paracarro è stato trovato stamane un frammento di ossa, forse di un braccio, che è stato pietosamente rimosso. Da questi catastrofe raccapricciante, che sembrava non dovesse avere superstiti, usciva a un tratto, da solo, di sotto ai rottami della 1100 che lo seppellivano, un giovane, Ezio Barzaghi di 25 anni, e poco dopo veniva pure tratto, quasi incolume, un suo compagno, Dino Ronchi di H anni, tutti e due di Cesano Moderno. Venivano portati all'ospedale di Novara e interrogati. Non ricordavano nulla. < Durante il viaggio ci eravamo addormentati, non sappiamo niente >, ripetevano ai medici, agli agenti, al maggiore Garbarono comandante della Stradale di Novara che li interrogava per delega del sostituto procuratore della Repubblica di Vercelli dott. Paci. Ieri sera Dino Ronchi lasciava l'ospedale e ripartiva con i parenti che erano accorsi presso di lui, per Cesano Maderno, ma stamane Ezio Barzaghi, superato un comprensibile stato di prostrazione, ha potuto dire qualcosa di più, sebbene le sue dichiarazioni non servano a chiarire le circostanze della sciagura. Domenica era stata una giornata faticosa: lui e il Ronchi nel pomeriggio avevano disputato una gara di calcio, per la squadra di Cesano Maderno, a Cantalupo contro la squadra locule; poi erano andati a To ritto dove avevano assistito al l'incontro della Juventus contro il Santos, e quando final mente alle 2.1 si erano messi in viaggio per tornare a casa, ìrano stanchissimi. tDopo una quindicina di chilometri — dice il Barzaghi — mi addormentavo, e mi svegliava sol¬ tanto un tremendo sobbalzo della macchina e un gran fragore metallico. Mi trovai schiacciato in terra, sotto l'automobile, ricordo che sentivo un gran dolore al braccio sinistro e mi colava un liquido caldo, che era sangue sulla faccia. Tuttavia potevo muovermi, e strisciando uscii di sotto la macchina. Poi perdetti i iensi e quando rinvenni ero all'ospedale >. /I maggiore Garbarino e il erpitano Sabbadini, uno a No vara, l'altro a Vercelli, senza sapere l'uno dell'altro, ci hanno detto tutti e due una stessa cosa: € Il Ronchi e il Barzaghi si sono salvati perché dormivano. Immersi nel sonno non hanno avuto reazioni, non si sono irrigiditi, non hanno tentato di resistere alle forze spaventose che li sballottavano, e in queste ■ condizioni il corpo umano può uscire incolume dalle più tiemende provo. I due ufficiali citano numerosi oasi di automobilisti che, addormentatisi o colti da malore, sono usciti salvi da incidenti paurosi. < Il fenomeno è conosciuto, in proporzioni minuscole, anche dagli sciatori che possono fare cadute e ruzzoloni spettacolari senza con¬ ■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiii seguenze, a patto di " lasciarsi andare " ». Il procuratore della Repubblica dott. Paci raccoglie intanto pazientemente tutti gli indisi e esamina attentamente i rapporti minuziosi della Polizia stradale per trarne le conclusioni. < Le tracce degli incidenti — abbiamo sentito affermare oggi nell'ufficio della Polizia Stradale — parlano meglio di un libro o di un film ma bisogna interpretarle e studiarle con calma. Ci vuole qualche giorno di tempo: oggi, per la sciagura del chilometro 56, è ancora presto per dire come è andata » Ettore Doglio

Luoghi citati: Carisio, Cesano Maderno, Milano, Novara, Torino, Vercelli