L'auto dell'industriale Rivetti e quella dei giovani lombardi si sono scontrate in piena velocità durante un sorpasso

L'auto dell'industriale Rivetti e quella dei giovani lombardi si sono scontrate in piena velocità durante un sorpasso I QUATTRO MORTI E I JP UE FERITE SUI.Im'A ti T OSTA A E A L'auto dell'industriale Rivetti e quella dei giovani lombardi si sono scontrate in piena velocità durante un sorpasso Questa la più verosimile versione sulla sciagura - L'industriale piemontese tornava sulla sua « Ferrari Sport » da Milano a Torino - Sull'altra macchina viaggiavano cinque amici di Cesano Maderno che avevano assistito alla partita di calcio Juventus-Santos - Il traffico era intenso: fra le 23 e l'uria della notte sono passati al casello di Settimo 8 mila autoveicoli - La vettura di Silvio Rivetti dopo il primo schianto è finita nella carreggiata per il raddoppio sfasciandosi contro un rollo compressore: il pilota è rimasto ucciso sul colpo - L'auto milanese e uscita di strada rovesciandosi più volte - Perito all'istante uno dei passeggeri; altri due sono deceduti poco dopo I delitti della «tersa corsia » La deplorazione, la pietà per le vittime, l'orrore per il copioso e inutile sangue che ancora dna volta arrossa l'autostrada, non bastano a chi ha il dovere di ricordare che la vita continua. Ed è bensì vero che la tragedia stessa è un monito di tremenda eloquenza: ma neppure l'ammonimento non basta per Insegnar la pru-. denza alle vittime designate di domani. Né bastano le sanzioni di legge. Occorrono, anzitutto, mezzi adeguati: un'attrezzatura che non contenga In se stessa il germe del pericolo, ma consenta di viaggiare prudenti senza snaturare sostanzialmente lo scopo dell'autostra- da: che è non tanto l'altissima ,velocità assoluta, quanto la sicurezza nella velocità ragionevolmente elevata. Quando, rosicchiando margini e banchine della vecchia sede autostradale Torino-Milano, si potè dare alla carreggiata quel piccolo aumento sufficiente a scinderla in tre avara corsie, anziché in due sole, non ci eravamo sentiti di associarci senza riserve al tripudio degli automobilisti piemontesi e lombardi. E' indubbiamente interessante disporre di una corsia centrale riservata ai sorpassi, e poter quindi « passare a tre >, superando e incrociando conV-mporaneamente: ma sin da allora noi denunciavamo il pericolo gravissimo della corsìa centrale indiscriminatamente fruibile nei due sensi di marcia. Se due vetture veloci di senso contrario scattano nello stesso attimo, o quasi, dalle rispettive macchine che le precedono e le mascherano, dopo adocchiata la via rimasta libera sino al penultimo istante, lo scontro frontale è purtroppo probabile: e talvolta interessa non solo le due superanti, ma anche le due superate, Ignare e del tutto innocenti, i Il nuòvo Cònico Stradale haprevisto* tentato di discipllnare questa malaugurata corsia centrale unica, stabilendo all'art. 106 che l'impegno di tale pista è consentito solo quando un veicolo di senso inverso non l'abbia già impegnata per eseguire a sua volta un sorpasso. Semplice, in teoria: anche se la sanzione per tale micidiale mancanza sia tra le più blande delle molte fattispecie di sorpasso irregolari o vietate, assai meno pericolose ma punite tutte ben più severamente con una delle molte tipiche incongruenze della legislazione stradale. Spesso però la semplicità della regola risolutiva è soltanto apparente: o perché, come abbiam detto, il balzo degli opposti sorpassi è contemporaneo (e se le vetture che stanno per esser raggiunte cedono alla istintiva cautela di un rallentamento, le macchine uscite da tergo si troveranno intrappolate senza possibilità di riaccodarsi — o perché l'una delle macchine è uscita bensì per prima ma molto alla lontana, dando l'Impressione di essere in ritardo di rientro da una precedente manovra piuttosto che in fase di un nuovo sorpasso; mentre la priorità sulla corsia centrale è concessa al primo occupante solo in quanto se r.e valga per un effettivo imminente sorpasso. Gli equivoci, nella fulminea valutazione alterata dall'impazienza, talora ritardata dalla distra1 zione, possono aver questa, o altre cause: la principale, di notte, è l'errata valutazione delle distanze di fronte alla varietà di brillantezza dei comuni fari antiabbaglianti, o la mancata tempestiva percezione di essi, di fronte alla quinta macchina lontanissima, che mantiene accesi i fari pieni. Insomma: la corsia dei sorpassi è fonte di pericoli tremendi; che solcano d'un brivido quasi ogni viaggio; che si risolvono, in caso di urto, generalmente con esiti mortali. E tutto lascia supporre che anche la catastrofe ch'è costata la vita a Silvio Rivetti e ad altri tre, la scorsa notte, sia un tipico delitto della terza corsia. Si sta lavorando, cóme è noto, per il raddoppio dell'ir, tera autostrada, da Torino a Milano: ma molti mesi trascorreranno prima dell'entrata in esercizio. Quanti lutti si dovranno ancor tollerare? E che avverrà sulle altre autostrade o sulle strade ordinarie (le statali d'oggi o le ventilate c super strade >) per le quali è in atto o è prevista la terza corsia? Non ci stancheremo di ribattere sul nostro chiodo: la corsia centrale non dev'essere libera per il primo occupante, ma — almeno dove il traffico è tutto motorizzato e relativa- mente omogeneo, come sulle autostrade — dev'essere alternativamente rìserbata, chilometro per chilometro, all'una o all'altra direzione di marcia. La si può munire di « spigature > a freccia, o si può tracciare una linea bianca continua (il cui significato d'invalicabilità è internazionale e abbastanza rispettato) in modo che per un tratto una determinata direzione fruisca di un terzo della carreggiata, e nel tratto successivo dei due terzi. Il carattere dei tutto simbolico, senza costrizioni materiali, del provvedimento, non consente illusioni sulle sue virtù taumaturgiche: tuttavia è possibile fornirlo di sanzioni seve- re, e )a trasgressione 6 relati vamente facile da contestare. Naturalmente, per indurre un automobilista a pazientare alcune centinaia di metri prima di sorpassare, occorre che il traffico abbia un flusso il più possibile uniforme: contemporaneamente, quindi, al vincolo direzionale alternato sulla terza corsia, sarebbe il caso d'introdurre una elevata velocità minima almeno per i tratti di sorpasso vietato. Ad ogni modo, esperimenti compiuti sulla Torino-Milano (anche dallo scrivente), considerando vietato ogni -sorpasso nei chilometri pari, ha dimostrato che ben lieve e tollerabile è il sacrificio di tempo, anche nella caotica circolazione odierna. Se poi il sistema diventasse obbligatorio e generalizzato, forse il traffico si troverebbe addirittura sveltito. Aldo Farinelli ! In primo piano i rottami della «1100» dopo l'urto con la Ferrari di Silvio Rivetti. In fondo, segnato dall'asterisco, il luogo dove la potente vettura dell'industriale biellese è andata ad urtare contro un rullo compressore

Persone citate: Aldo Farinelli, Semplice, Silvio Rivetti

Luoghi citati: Cesano Maderno, Milano, Torino