Troppi negozi al minuto nel commercio italiano

Troppi negozi al minuto nel commercio italiano Troppi negozi al minuto nel commercio italiano / sci paesi del Mercato Comune presentano organizzazioni commerciali assai differenti tra loro, sia per la diffusione del commercio al minuto rispetto a quello all'ingrosso, sia per lo sviluppo di forme di < integrazione » (aziende che svolgono funzioni di produttore, grossista e dettagliante) o di < semi-integrazione > (associazioni di grossisti e dettaglianti). Per quanto riguarda il commercio all'ingrosso e al minuto, la rivista francese Entreprise fornisce i seguenti dati: COMMERCIANTI ingrosso minuto Italia Francia Germania Occ. Belgio Olanda Lussemburgo 72.399 108.000 148.218 41.938 40.000 400 1.087.454 756.000 544.409 296.016 " 209.000 5.450 Rapporto fra popolazione e negozi al minuto: popolazione abitanti mr negozio Belgio 9.104.000 31 Italia 51.151.0O0 47 Olanda 11.480.000 54 Lussemburgo 324.000 59 Francia 45.540.000 60 Germania 53.373.000 98 L'Italia è al secondo posto fdopo il Belgio) per la diffusione del commercio al minuto: una licenza ogni 47 abitanti circa. Ciò che meglio caratterizza l'Italia è però il numero elevato di commerci am bulanti (307.741 licenze sul totale di un milione 87 mila 454) e la sproporzione fra commercio al minuto e commercio all'ingrosso. L'Italia registra infatti un alto numero di negozi al mi- nuto, ma è all'ultimo posto come diffusione del commercio all'ingrosso. Questa può essere misurata con il rapporto fra il numero di occupati in tale settore e la popolazione di ciascun paese; si ottiene così una persona impiegata nel commercio all'ingrosso ogni 60 abitanti in Germania e in Olanda, una ogni 90 in Francia, una ogni 115 in Belgio e una ogni 180 in Italia. Circa la metà delle licenze di commercio, sia all'ingrosso che al dettaglio, è rappresentata in Italia da negozi di alimentari. Nel campo del commercio € integrato» è da notare, in Italia, il numero elevato (oltre 4500) di organizzazioni particolari, come cooperative, circoli sindacali, religiosi o aziendali, Enti comunali di assistenza ecc. Diffusione ancora limitata si registra invece per i grandi magazzini (£50), supermercati (40), associazioni fra grossisti e dettaglianti (4). A parte il Lussemburgo, dove per ragioni legali i grandi magazzini praticamente non esistono, l'Italia è all'ultimo posto per l'importanza di tati forme di vendita; esse realizzano solo il 3 per cento della cifra d'affari globale del commercio al dettaglio, contro il 20 per cento in Germania e contro una media del 15 per cento negli altri paesi della Comunità. L'inconveniente più grave, nell'organizzazione commerciale italiana, è indicato da Entreprise nel numero eccessivo di negozi al minuto. Il fenomeno è reso più grave dallo scarso potere d'acquisto dei consumatori e dal fatto che, oltre all'afflusso di parte degli agricoltori che lasciano le campagne, molti credono di vedere nel commercio l'unico modo per rendersi « indipendenti » e per investire i loro risparmi.

Persone citate: Italia Francia