L'Italia non può più aspettare di avere strade adatte al traffico di Gianni Mazzocchi

L'Italia non può più aspettare di avere strade adatte al traffico Un urgente problema economico e sociale L'Italia non può più aspettare di avere strade adatte al traffico Nel nostro paese, sei milioni e mezzo di veicoli percorrono almeno 65 miliardi di chilometri all'anno - Gli arresti della circolazione provocano una perdita di centinaia di miliardi, gli incidenti del 1960 hanno causato 14.000 morti e 240.000 feriti - Le moderne autostrade non solo riducono alla sesta parte il numero delle vittime; esse rappresentano, soprattutto per il Mezzogiorno, uno strumento decisivo di benessere Sulle strade italiane circolano attualmente circa 6 milioni e mezzo di veicoli a motore, compresi in questa cifra i quasi 4 milioni di motori su due ruote. Se, come media, calcoliamo una percorrenza annua di 10.000 chilometri (e come media la cifra ci sembra attendibile) abbiamo un totale approssimativo dì 65 miliardi di veicolo-chilometro percorsi in un anno dagli italiani. Orbene, se per ogni 100 milioni di veicolo-chilometro si dovessero lamentare, in seguito ad incidenti, 4 morti, noi dovremmo raggiunger un massimo di 2500 morti l'anno; purtroppo è invece provato che la cifra effettiva delle vittime della circolazione è sei volte superiore. Come abbiamo ricavato il tasso di mortalità di 4 vittime ogni 100 milioni di chilometri percorsi da un veicolo a motore? Questa percentuale di 4 morti ogni 100 milioni è l'indice effettivo reale riscontrato nel 1960 sull'Autostrada del Sole, dove, a differenza di quanto avviene sulle comuni strade e autostrade, la circolazione è tutta molto veloce. Come mal allora, nonostante l'alta velocità, il traffico sull'autostrada è sei volte meno mortale di quello delle strade ordinarie? La risposta è intuitiva per chi ha pratica della circolazione moderna: l'Autostrada del Sole è stata costruita appositamente per i mezzi a motore, che solo qui trovano la sede che ad essi si addice, mentre le arterie lungo le quali si svolge la maggior parte del nostro traffico sono costituite da strade urbane, di concezione medioevale, e da strade nazionali, che seguono i tracciati, di poco allargati, delle vie consolari romane di 2000 anni fa. Come mai è tanto difficile, per chi comanda, afferrare questo concetto semplicissimo: «poiché i veicoli a motore sono stati inventati, e si sono diffusi come tutti sanno, e Bono entrati nell'uso quotidiano, e, soprattutto, sono indispensabili alla vita civile, occorre che le strade vengano fatte in modo da utilizzare efficacemente i suddetti veicoli, e con la maggiore sicurezza»? I nostri nonni compresero subito che, inventata la locomotiva a vapore, per usare i treni si dovevano costruire strade ferrate e stazioni: non pensarono certo di far correre le locomotive sulle vie consolari. Perché allora noi ci ostiniamo a costruire strade urbane larghe 6 metri? Perché gabelliamo per strade automobilistiche sentieri asfaltati larghi 4 metri, e, facciamo, proprio a' Milano, in piazza Castello, una stazione di autobus all'aperto? La risposta che gli uomini politici miopi e i burocrati pigri hanno eternamente pronta, è sempre la stessa: < mancano i mezzi ». Parrebbe difficile replicare a tale affermazione se fosse veritiera: ma essa è invece inesatta:' è una risposta con la quale si vuole nascondere la poca volontà di fare quanto è necessario. Chi non ha constatato che nelle grandi città, tranne che nella bella Torino, la circolazione urbana è ormai snervantemente soggetta a lunghi ed esasperanti blocchi? E su molte strade extra-urbane la situa, zione non è anche peggiore? Che significa sprecare tanto tempo per circolare? Significa che, se i conducenti del sei milioni e mezzo di veicoli perdono, in media, anche solo un'ora alla settimana, alla fine di ogni anno si saranno perdute ben 312 milioni di ore, il che equivale ad una perdita di almeno 312 miliardi di lire. E, quel che più Importa, se ci fossero state moderne strade e una maggiore disciplina, gli italiani nel 1960 non sarebbero stati funestati dalle sciagure, nelle quali si sono registrati 240.000 feriti e 14.000 morti. Incalcolabile è il danno provocato da tante dolorose perdite umane. Non è quindi, oltre tutto, altamente economico e morale spendere per le strade e risparmiare lutti e dolori? Oggi che il denaro abbonda in molti paesi, e si possono anche ottenere prestiti internazionali a buone condizioni, il non voler costruire le strade, accampando come giustificazione la mancai.za di mezzi, e continuando a promettere le strade o a farle con il contagocce (salvo a moltiplicare, nelle relazioni ufficiali e negli articoli sui giornali, il numero dei chilometri costruiti), è un agire colpevole, dato che le conseguenze sono distruzione di vite e sperpero di energie e di ricchezze. Si piange sulla crisi dell'agri coltura, si annuncia di voler fare miracoli per il Sud, e invece, proprio nel Sud. si è costretti a svendere a prezzi vili i prodotti agricoli, perché i trasporti sono insufficienti e, mancando strade veloci, non è possibile utilizzare autocarri frigo riferi. Non parliamo qui delle ferrovie (la linea adriatica, per esemplo, è in parte ancora a binario semplice), ci limitiamo ad accennare alla situazione delle strade costiere, assolutamente insufficienti che isolano l'Italia meridionale, bloccata cosi a distanze proibitive dai suoi migliori mercati di vendita. Strade, e specialmente autostrade, significano lavoro, facilità di contatti umtni innal zamento di livello di vita .-viluppo del turismo (già nel 1960, ben 12.000.000 di stranieri ven¬ nero in Italia, in automobile), economia di costi, aperture di nuovi mercati, meno fatiche, meno sofferenze, insomma una esistenza migliore Se i romani conquistarono il mondo, e ne mantennero il dominio per secoli, fu anche perché avevano lo strumento indispensabile per controllarlo, per stare ad esso collegati: le strade. E furono ancora le strade napoleoniche a spianare il cammino alle grandi idee di libertà, eguaglianza e fratellanza. Oggi- il miracolo della rinascita tedesca e l'elevato livello economico di tutta la Germania occidentale sono stati ottenuti anche in virtù di una grandiosa rete di comunicazioni: ferrovie, canali navigabili, autostrade. Bando dunque ai dubbi e ai timori: è il momento di avere coraggio. Nei 16 anni da quando è finita la guerra, sono stati costruiti o raddoppiati 710 chilometri di autostrade: molto bene, ma è assolutamente troppo poco. Dobbiamo fare le grandi arterie, sulle quali correranno il benessere e la sicurezza di noi e de! nostri figli. C'è un grande progetto Iri presentato al Parlamento nel gennaio scorso: ci auguriamo che venga approvato al più presto. E non basta: tutta la rete stradale italiana va rinnovata, tenendo presente che, prima del 1975, 1 veicoli a motore saranno per lo meno 15 milioni. Il grande rinnovamento che noi invochiamo non può venire attuato da un giorno all'altro, non può avere effetti immediati; per le strade la decisione è urgente, perché ci vogliono anni per costruirle. Le strade non possono attendere. Scuole, rimboschimenti, ospedali e strade sono proprio le opere che la nostra generazione ha il dovere di compiere al più presto e con grandiosità di concezioni. Gianni Mazzocchi Direttore di « Quattroruoto »

Luoghi citati: Germania, Italia, Milano, Torino