Challe: «Non volevamo rovesciare De Gaulle» Zeller sviene per l'emozione e rinuncia a parlare di Sandro Volta

Challe: «Non volevamo rovesciare De Gaulle» Zeller sviene per l'emozione e rinuncia a parlare Il processo al Tribunale Speciale contro due dei generali traditori Challe: «Non volevamo rovesciare De Gaulle» Zeller sviene per l'emozione e rinuncia a parlare "H nostro obiettivo — ha detto Challe — era di consegnare alla Francia l'Algeria pacificata. Ci rimproverano di aver rotto l'unità dell'esercito; ma questa unità non esisteva altro che nella disperazione" - H procuratore generale insorge: "Vi siete rivolti a paracadutisti stranieri, che spararono sui francesi" - La drammatica deposizione del gen. Gambiez, che da solo andò incontro agli insorti per fermarli - Mercoledì la sentenza; si ritiene improbabile la pena di morte (Dal nostro corrispondente) Parigi, 29 maggio. Gli ex-generali Maurice Challe e André Marie Zeller riconoscono la loro partecipazione all'insurrezione di Algeri, però negano di aver voluto rovesciare il regime. Il processo, in cui sono imputati di avere assunto un comando militare < senza diritto o motivo legittimo e con l'impiego delle armi » e di aver < diretto un movimento insurrezionale », è cominciato oggi alle H davanti all'Alto Tribunale militare. Gli altri due accusati, gli ex-generali Salan e Jouhaud, sono latitanti. Rischiano la pena di morte, sebbene si ritenga improbabile l'estrema condanna. Il palazzo di giustizia sembrava in stato d'assedio già da qualche ora prima dell'inizio dell'udienza. Il vasto cortile, chiuso alle automobili private, era pieno di autocarri carichi di poliziotti che impugnavano il mitra, mentre nei corridoi del palazzo gli agenti erano a un metro di distanza l'uno dall'altro; sui tetti e persino sui cornicioni della Santa Cappella erano appostati altri poliziotti. Buste di cuoio, pacchi e borsette da donna venivano rigorosamente controllati. La sala in cui si svolge il processo è quella in cui vennero giudicati Pétain e Lavai, e gli attuali imputati occupano lo stesso posto di quelli di allora. Challe, ex-generale di aviazione, ha 55 anni; Zeller, che fu capo di Stato Maggiore dell'esercito francese, ne ha 63. Sono vestiti entrambi in borghese, senza decorazioni. Alzando gli occhi dal posto in cui sono seduti, i due exgenerali possono vedere le loro famiglie nella galleria di fronte: tanto le mogli quanto i figli sono stati autorizzati ad assistere al processo. Subito dopo la lettura dell'atto di accusa, il presidente dell'Alto Tribunale, che è uno dei magistrati francesi di grado più elevato, presidente della Camera criminale della Corte di Cassazione e presidente della Commissione di salvaguardia delle libertà individuali, si è rivolto a Challe e gli ha detto: « Signor Challe, devo procedere al vostro interrogatorio. Ma è preferibile che vi lasci prima la parola per spiegare i vostri atti che sono, voi lo sapete, considerati dalla legge come un crimine ». S'ex-generale ha cominciato rd ì'<i parlare, con . i;oce tranquilla, per fare una lunga esposizione a partire dai fatti che avevano avuto origine dalla prima insurrezione di Algeri, quella del 13 maggio 1958. Secondo l'imputato, in quell'occasione i musulmani avevano aderito compatti alla sommossa colonialista: < Dalla Casbah — ha detto — ne aspettavamo quattromila; ne vennero invece centomila. Gridavano la loro gioia, erano liberati dalla paura ». Challe ha sostenuto che l'esercito francese combatteva in Algeria una guerra politica, fondata sul principio che l'Algeria è francese, ed i musulmani avevano scelto la Francia. Afferma poi che i successi ottenuti in questo senso sono andati perduti n iiiimiiihimi itiiiiiiiiiiniiniiiiiiit iitiiiim i mi* quando il generale De Gaulle ha abbandonato questa politica e ha cominciato a parlare di autodeterminazione. < Personalmente — ha dichiarato — la teoria dell'autodeterminazione mi sembra buona. Ha una grande risonanza internazionale, ma per l'esercito rappresenta un cambiamento di politica. Bisogna che i nostri soldati si facciano ammazzare per arrivare alla indipendenza t ». Poi, l'ex-generale ha parlato brevemente delle barricate innalzate ad Algeri dal caffettiere Ortiz e dal deputato fascista Lagaillarde il 24 gennaio 1960, quando egli era comandante in capo delle forze francesi in Algeria. « A Parigi — ha detto — hanno avuto paura degli tnsQtti e degli.altri. Mi hanno richiamato. Ciò mi ha colpito duramente. Non potevo lamentarmi perché mi avevano affidato un altro posto però il richiamo mi aveva dato lo stesso un grande dispiacere ». * A questo punto, l'imputato si dilunga in una storia poco chiara, dalla quale risulterebbe che poco prima del suo richiamo da Algeri gli si erano presentati i capi di un'importante unità dell'esercito di Liberazione nazionale algerino, i quali avrebbero voluto trattare la resa dei loro uomini. Tre di questi capi furono ricevuti all'Eliseo. < A quell'epoca — afferma Challe — l'operazione si sarebbe potuta fare. Venivamo a passare vicino alla pace, che le nostre armi avevano conquistato ». Challe è passato poi a parlare della conferenza-stampa del i novembre 1960 in cui De Gaulle espose il piano di istituzione di un potere esecutivo algerino, per spiegare le ragioni per cui aveva votato no al referendum del gennaio scorso. Egli ha spiegato anche perché chiese allora di abbandonare l'esercito: c Se nd Evian tutto andrà, bene — ha detto — noi avremo delle garanzie, ma che cosa valgono queste garanzie f ». E', appunto, quando fu annunciata la conferenza di Evian e l'ex-generale < capi » che il Fronte di Liberazione nazionale algerino avrebbe firmato delle garanzie di cui non avrebbe poi tenuto conto, che tanto lui quanto Zeller decisero di andare in Algeria. In quanto all'obbiettivo dell'insurrezione, ha detto: « Volevamo pacificare molto rapidamente l'Algeria per riconsegnarla su un piatto d'argento alla Francia. Potevamo arrivare a questa pacificazione rapida ». Per concludere, Challe ha affermato di avere agito secondo i principi che gli sono stati insegnati fin da quando era allievo dell'Accademia militare di Saint-Cyr. < Ci si rimprovera di aver rotto l'unità dell'esercito — ha dichiarato — ma questa unità non esiste più altro che nella disperazione. Gli ufficiali sono scoraggiati e disperati, perché tutte le popolazioni che abbandoniamo sono con noi e ci hanno fatto giurare che non le abbandoneremo. Obbedienza, disciplina, dovere, fino alla morte, sì, ma non fino allo spergiuro ».' Dopo Challe, ha preso la parola Zeller, il quale avrebbe dovuto fare una dichiarazione analoga, però aveva appena incominciato a parlare, con voce esitante e pressoché incomprensibile, che ha chiesto di interrompersi perché gli mancava il flato. L'ex-generale è stato portato semisvenuto fuori dell'aula e l'udienza è stata so¬ spesa per un quarto d'ora. Però alla ripresa Zeller era ancora più emozionato di prima, sul punto di svenire. C'è stata un'altra interruzione di mezz'ora e, finalmente, l'ex-generale ha rinunciato a parlare. E' incominciato allora l'interrogatorio degli imputati. Il presidente ha chiesto a Challe: « Avete detto che non eravate d'accordo con la politica del governo, ma su questa politica non spetta all'esercito la decisione. D'altra parte, al momento dei fatti, eravate diventati dei civili; come avete potuto riprendere il comando dell'esercito per fare una politica che non era quella della Franciat ». La risposta, estremamente confusa, porta come giustificazione la disperazione in cui si trovavano gli insorti. Ad un'altra domanda Challe ha risposto che non era in relazione con Salan. Ha anche affermato che nessuna opera* zione era prevista per prendere il potere nella Francia metropolitana, perché né lui né gli altri capi della sommossa volevano scatenare la guerra civile. Le truppe passate ai loro ordini avevano avuto infatti istruzione di non sparare. Zeller, che si occupava dei rifornimenti, afferma che questi potevano assicurare l'autonomia dell'Algeria per quindici giorni e, allora, il presidente gli chiede: < Credete che quindici giorni sarebbero bastati per fare la pacificazione/ ». L'ex-generale non sa che cosa rispondere. Si parla poi dei generali fedeli al governo fatti arrestare dagli insorti. Il procuratore generale rimprovera agli exgenerali di essersi rivolti a un. reggimento composto in maggioranza da stranieri e Challe risponde: « Gli ufficiali erano francesi ». Afa il procuratore generale insiste, ricordando che un sergente francese fv> ucciso da un paracadutista straniero e un altro paracadutista straniero sparò su soldati francesi di leva, ferendone sei, di cui tre gravemente. L'interrogatorio degli imputati è finito e si passa subito ai testimoni, Il primo è il generale d'armata Gambiez, comandante in capo in Algeria. Il suo racconto è drammatico: riferisce come andò da solo incontro alla colonna dei paracadutisti stranieri che marciavano su Algeri, tentando di fermarla', è come venne arrestato dagli insorti. Nell'udienza di domani verrà proiettato il film della televisione sui fatti algerini dell'aprile scorso. A differenza deM'tnterminabiZe processo delle barricate, questa volta il di» battimento sarà rapidissimo: Iti sentenza è attesa infatti per mercoledì sera. Sandro Volta Il generale Catroux, gran cancelliere della Legion d'onore, arriva con il suo aiutante al processo. Anche la signora Zeller, a destra, era al Palazzo di Giustizia (Tel.)