L'operaio russo lontano dal benessere americano

L'operaio russo lontano dal benessere americano CONFERENZA A TORINO DI UN PROFESSORE DELL'UNIVERSITÀ' Dì MOSCA L'operaio russo lontano dal benessere americano Mancano le case, a Mosca 600 mila individui vivono in coabitazione - «Siamo ancora indietro rispetto agli Stati Uniti; ma progrediamo più in fretta » - La crisi dell'agricoltura: « Non' abbiamo abbastanza trattori » - « Da noi un operaio su tre continua gli studi, nel '60 si sono laureati 117 mila ingegneri, ecco perché Gagàrin è andato prima nello spazio» « Produttività e redditi reali nell'Unione Sovietica» è il tema della conferenza che il prof. Eugenio Kapustin, ordinario di economia politica all'Università di Mosca, ha tenuto ieri pomeriggio nell'Aula Magna della Facoltà di economia e commercio di Torino. Il prof. Kapustin è un'autorità nel suo paese, non solo per l'attività di studioso: ricopre importanti incarichi pubblici ed il suo pensiero riflette quello del governo. E' in Italia per un ciclo di conferenze sotto gli auspici dell'associazione culturale Italia-Urss; ha parlato martedì scorso nel padiglione sovietico all' Esposizione intemazionale del lavoro, mercoledì ad Alessandria, giovedì ad Ivrea. Tutti i paesi del mondo, quale che sia il sistema su cui si basa la loro economia, debbono risolvere un solo problema: aumentare la produzione. Glielo impone, all'interno, la corsa al benessere, l'aspirazione dei lavoratori ad un tenore di vita più alto; e sul piano internazionale, la « competizione pacifica ». Ma non si può costringere l'uomo a lavorare di più, con più fatica; dappertutto si tende anzi a diminuire le ore lavorative, ad alleviare lo sforzo, ad accrescere il riposo e gli svaghi. La scienza ci viene in soccorso con i giganteschi progressi degli ultimi enni; già oggi l'automazione rende il lavoro assai meno gravoso che un tempo, con risultati indiscutibilmente superiori. Neil' Unione Sovietica, ha detto il prof. Kapustin, la produzione industriale aumenta del 10 per cento all'anno, un indice più alto che in qualsiasi altro paese moderno; in agricoltura le cose non vanno altrettanto bene, ma la situazione migliorerà col passare del tempo. L'incremento produttivo è dovuto allo sforzo per ammodernare le fabbriche secondo ì dettami della nuova tecnologia e al decentramento del potere economico. < L'automazione ci consentirà di fare passi da gigante — ha detto il prof. Kapustin —; alla fine del piano settennale la produttività salirà del 60 per cento. Oggi siamo ancora indietro rispetto egli Stati Uni¬ ti: noi calcoliamo che il nostro livello industriale sia al 70 per cento di quello americano. Ma progrediamo più in fretta; nel 1970 saremo alla pari ». Se alleggerisce la fatica del lavoro, l'automazione richiede nell' operaio una più vasta cultura, una specializzazione maggiore. Per questo in Russia si è dato mano ad un'ampia riforma della scuola. I risultati sembrano spiegare l'impresa di Yuri Gagàrin: nel 1960 sono usciti dalle università sovietiche 117 mila ingegneri e tecnici; un operaio su tre continua gli studi, spesso quasi esclusivamente la sera, nelle università o negli istituti tecr.i.i superiori. Il governo assiste i lavoratori-studenti con ogni mezzo. La giornata lavorativa è in Russia di sette ore (di sei nell'industria pesante); chi studia ha diritto ad una « giornata » più breve, per seguire i corsi con profitto e preparare gli esami. Kapustin continua ad elencare i vantaggi del «sistema». Sebbene le ore di lavoro siano diminuite, afferma, i salari sono aumentati dal 10 al 26 per cento lo scorso anno; inoltre i prezzi sono ribassati, ed i fitti irrisori (in media, il 4-5 per cento della paga). Infine Kapustin si avventura nelle previsioni: nel '64 avremo la settimana lavorpùva di 30-35 ore (con due giorni di vacanza), i salari saranno aumentati di un altro 26 per cento, l'America sentirà alle spalle il fiato dell'Urss. La situazione non è così rosea in tutti i campi. L'Urss si propone di raggiungere e di superare nei prossimi anni il livello di vita americano, ma Kapustin ammette con bella franchezza che sul cammino della prosperità gli Stati Uniti hanno per ora un grosso vantaggio. I progressi compiuti dai russi sono giganteschi, ma a Mosca 150 mila famiglie (600 mila individui) vivono in coabìtazione. La crisi degli alloggi è grave; se ne costruiscono a migliaia ogni giorno, e tuttavia non sono sufficienti a coprire il fabbisogno. Terminata la conferenza, sono ammesse le domande. Chiediamo se la crisi dell'agricoltura si possa spiegare con le malversazioni denunciate da Kruscev nei recenti discorsi. « Solo in parte — risponde il prof. Kapustin —. Certo, parecchi dirigenti di kolkoz erano disonesti ed incapaci. In realtà non abbiamo trattori a sufficienza; li avremo, ma per ora non bastano. Abbiamo commesso inoltre gravi errori di organizzazione. I contadini non avevano alcun interesse ad aumentare la produzione: li pagavamo non per quanto sapevano far rendere i campi, ma secondo la superficie coltivata, spesso malamente...». < E gli operai, quale incentivo li spinge a lavorare di più e meglio? Esiste ancora lo " stakanovismo "? ». < Si danno premi ai migliori, individuali e collettivi. Inoltre tutti beneficiano dell'aumento della produzione, perché il tenore di vita sale se arrivano sul mercato maggiori beni di consumo. Gli " stakanovisti " esistono ancora, ma non sono più gli epici lavoratori d'un tempo, che si massacravano di fatica; oggi la tecnologia ha migliorato enormemente le condizioni del lavoro. Anche il nome è cambiato, agli " stakanovisti " abbiamo sostituito le " brigate del lavoro " ». « E' possibile un raffronto fra il potere d'acquisto del salario di un operaio sovietico, poniamo un metallurgico, e di un corrispondente operaio italiano? ». < Il problema è complesso. Una volta si calcolava quanto par», quanta carne, quante paia di scarpe si potevano comperare con i salari di due lavoratori in due diversi paesi e si faceva il confronto. Per noi questo sistema è reazionario. I prezzi dei generi alimentari, degli elettrodomestici, del vestiario variano da un paese all'altro. Per esempio, in Italia scarpe ed abiti costano assai meno che nell'Unione Sovietica: da noi sono meno cari i frigoriferi, il pane e la carne. Non si possono quindi fare dei raffronti precisi. Non sono in grado di dire se viva meglio l'operaio italiano o quello sovietico; non abbiamo statistiche, il nostro metro di paragone è l'operaio americano. Rispetto agli Sta¬ ti Uniti, come ho già detto, siamo ancora indietro. Solo dopo il 1965 il lavoratore sovietico raggiungerà il livello dì vita del collega americano ». d. n.

Persone citate: Eugenio Kapustin, Kruscev, Yuri Gagàrin