Gli italiani "ribelli" in Lugano ospitale di A. Galante Garrone

Gli italiani "ribelli" in Lugano ospitale TRE EMIGRAZIONI DOPO IL R1S0RB1MENT0 Gli italiani "ribelli" in Lugano ospitale Lugano, maggio. Passati gli anni epici del Risorgimento, e compiuta l'unità d'Italia, non tutti gli esuli rimpatriarono. Apparve allora più chiaro un fatto di non trascurabile importanza : l'inserimento di alcuni italiani nella vita ticinese, e lo stimolo che da essi venne al progresso culturale ed economico del paese. Veramente, com'ebbe a dire uno svizzero, questi italiani non vissero da stranieri nel Ticino. Sull'esempio dei fratelli Ciani, suscitatori di provvide iniziative nel campo educativo, mutualistico, bancario, alberghiero, altri italiani, come il modenese Grilenzoni e il piemontese Massa, non furono da meno dei più ardenti ticinesi nell'opera di rammodernamento del Cantone. La figura di gran lunga più insigne è però quella di Carlo Cattaneo. Egli fu — col famoso generale Dufour, il penalista Carrara, l'esule Massa — uno dei pochissimi ai quali il Ticino concesse la cittadinanza onoraria. 11 suo nome è legato ad alcune questioni d'importanza vitale per il Cantone: il progetto di bonifica del piano di Magadino, il traforo del Gottardo, la riforma scolastica e l'istituzione del Liceo cantonale di Lugano. Sua fu la prolusione, nel giorno in cui si inaugurò l'istituto; suo è il motto « Libertà e Verità », assunto dal Liceo. Fu lui, più di ogni altro, che impresse alla scuola, e un po' a tutta la cultura nel Cantone, un severo indirizzo scientifico, di un positivismo aperto e illuminato. La presenza, ancor oggi, dei suoi scritti nelle librerie di molte case ticinesi testimonia la perdurante efficacia del suo pensiero. Questa penetrazione culturale non fu sempre agevole e incontrastata. Per alcuni decenni, in concomitanza con l'indirizzo conservatore del governo cantonale, nelle scuole ticinesi si fecero sentire un clericalismo chiuso e intransigente, e un orientamento umanistico-retorico di vecchio stampo. Ma quando, col 1893, i liberali andarono al governo, l'indirizzo scolastico e culturale segnato da Cattaneo tornò in auge. Tanto più che, a dar nuova lena a questa corrente di pensiero, verso la fine del secolo tornarono ad affluire altre ondate di italiani che cercavano scampo alle repressioni politico-sociali del 1895 e del 1898: molte centinaia di operai e d'artigiani, ma anche, frammisti a loro, intellettuali e uomini politici dell'Estrema. Per la maggior parte, come ad esempio per Prampolini e Bissolati, si trattò di un breve soggiorno (così com'era stata fugace l'apparizione di Bakunin alla « Baronata », di Kropotkin, di Reclus). Ma per altri italiani, l'arrivo a Lugano segnò un momento decisivo della loro esistènza, e contò pure non poco per il Cantone Ticino. E* una pagina di storia che meriterebbe di essere studiata a fondo. Pochi oggi ricordano, in Italia, tre singolari figure del primo socialismo torinese, che qui a Lugano si stabilirono: Alberto Norzi, Angelo Pizzorno, Carlo Sambucco. Avevano portato con sé, dalla patria, il ricordo di veementi battaglie insieme combattute. Ho potuto qui consultare, in casa della figlia di Pizzorno, la rarissima rivista Germinai, fondata da lui e da Sambucco a Torino, sul finire del secolo. Era una rivista animosa, che si ispirava a Zola e alle sue appassionate accuse al tempo dell'affare Dreyfus, e prendeva posizione contro ogni soperchieria forestiera e nostrana. Nello sfogliarla, ho ritrovato nomi cari e illustri di varia ispirazione: Luigi Einaudi, Cesare e Paola Lombroso, Salvatore Cognetti de Martiis, Gioele Solari, Napoleone Colajanni, Rosa Luxemburg, Jean Jaurès, e tanti altri. In una poesia di spiriti victorhughiani e garibaldini. Angelo Pizzorno, costretto a prendere la via dell'esilio, sospirava sugli « italici tiranni invan caduti », e sulla « esulante libertà ». Ebbene, questi torinesi espa- triati seppero convertire, qui a Lugano, il loro amore di libertà e di giustizia in bellissimo fervore d'insegnamento. Norzi nelle matematiche. Pizzorno nelle lingue classiche, Sambucco nella storia educarono migliaia li gi<> vani ticinesi. Ancora "ggi. in molte case di l.uga e cìinser vara la fotografia di Pizzoni".che il giornale socialdemocra- tico Libera Stampa pubblicò alla sua morte, nel 1929. E fu anche in parte merito loro se, nel Cantone, riprese vigore il positivismo razionalistico che risaliva a Carlo Cattaneo. Non si insisterà mai abbastanza su questa influenza del grande lombardo, sulla tenace sopravvivenza di questa tradizione culturale, che ritroviamo, intatta, nel ticinese Romeo Manzoni come nel grande amico suo, il repubblicano italiano Arcangelo Ghisleri. E per convincersi della profonda influenza del pensiero di Cattaneo, e della civiltà elvetica, sugli italiani rifugiati nel Cantone Ticino, basta leggere gli articoli che Retisi mandava di qui alla Critica Sociale di Turati. Questi italiani, sbalzati dalle persecuzioni e trapiantati in Ticino, non si limitarono a scrivere su giornali locali, come la battagliera Azione; ma diedero vita a riviste di politica e di cultura, di risonanza non solo italiana. Su posizioni di sindacalismo rivoluzionario era Pagine libere, la rivista fondata nel 1907 da A. O. Olivetti e da Arturo Labriola. Politicamente meno impegnata, ma di un alto livello morale e culturale era la rivista Coenobium, fondata nel 1006 da Enrico Bignami (che in Italia aveva diretto un giornale famoso, La Plebei, una rivista che ebbe interessi religiosi, e si occupò tra l'altro di filosofie orientali e di modernismo. Annoverava firme illustri, come quelle di Tolstoi, l'agore, Fogazzaro. Non tutti i focosi combattenti di Pagine Libere potevano comprendere il nobile afflato universalistico di Coenobium. Nelle polemiche di alcuni di loro già affiorava un attivismo sfrenato e un po' torbida, che li avrebbe trascinati, più tardi, su una china sdrucciolevole. Qualche collaboratore — come lo stesso Olivetti, Paolo Orano, Scigio Panunzio. F. T. Marinetti — sarebbe finito fascista, come purtroppo accadde a tanti bollenti « antifilistei ». (Ho perfino trovato, in un numero di Pagine Libere del 1908, un mediocre articolo sulla poesia di Klopstock, firmato... « Mussolini Benito»). Ma, nel primo decennio del secolo, queste scaramucce attcstavano un vivace * rigoglio culturale. La piccola Lugano, al punto d'incrocio di diverse civiltà, ebbe allora una risonanza europea: anche per opera di questi rifugiati italiani. E finalmente, durante il fasci- sgRevpdL«pu smo, si ebbe la terza ondata di fuorusciti. Nella terra che aveva ospitato Mazzini e Cattaneo, gli echi e le reminiscenze del Risorgimento tornarono attuali, ebbero un'improvvisa, intensa vibrazione. L'iniziativa di stampare libri di battaglia da diffondere nella. penisola, presa nel 1936 da Egidio Reale, Odoardo Masini, Ignazio Silone e Gina Lombroso, assunse il nome di « Nuove Edizioni di Capolago », per la dichiarata volontà di rifarsi al glorioso precedente di un secolo innanzi. Ma l'episodio che più di ogni altro fece sentire come' l'animo dei ticinesi fosse ancora quello conosciuto dai nostri esuli dell'Ottocento, fu, nel 1930, il famoso volo di Bassanesi su Milano. Organizzato a Parigi e nel Ticino, esso ebbe qui a Lugano il suo epilogo, nel processo celebrato al palazzo comunale e terminato, praticamente, con una trionfale assoluzione. L'atmosfera in cui il processo si svolse fu tipicamente risorgimentale. Il popolo, che assiepava l'aula e la piazza della Riforma, non nascose la sua solidarietà per gli imputati. Carlo Rosselli, uno degli imputati, disse fiera mente all'udienza: « Lo Stato che noi vagheggiamo è lo Stato chn voi ticinesi vi siete dato, la libertà per la quale combattiamo è quella che voi conoscete e mi avete appreso ad amare, sin da bambino, quando mi entusiasmavo per Teli, e disprezzavo in Gcssler il tiranno di tutte le epoche e di tutte le terre ». E dopo la sentenza scriveva: «E' bello poter ritrovare nei propri giudici la medesima coscienza, 1 medesimi ideali ». • Così, da un secolo all'altro, 1 nostri .esuli, prima i Cattaneo e i Massa, poi i Norzi. 1 Pizzorno, i Bignami, i Ghisleri, infine gli antifascisti, in questo lembo di terra amica hanno fatto co noscere e amare il volto miglio re del nostro Paese. Racconta Pacciardi che, nel 1927, Egidio Reale, stabilitosi per qualche tempo a Lugano, aveva preso una stanza a Castagnola, nella casa abitata un tempo da Cattaneo, e divenuta poi, com'è ancor oggi, un albergo. Aveva messo il tavolo contro la finestra inondata di sole; e sulla prima pagina di un taccuino, sul tavolo, aveva scritto queste parole di Cattaneo: « Ogni croce ha il suo compenso. L'esilio ha la dignità». A. Galante Garrone