Un parroco a Parma ucciso a rivoltellate da un'ostetrico che pretendeva di sposarlo di Remo Lugli

Un parroco a Parma ucciso a rivoltellate da un'ostetrico che pretendeva di sposarlo Un parroco a Parma ucciso a rivoltellate da un'ostetrico che pretendeva di sposarlo La vittima aveva 58 anni e reggeva la parrocchia di Faviano di Mulazzano - La Curia lo aveva richiamato più volte per la sua condotta poco confacente alla dignità dell'abito • La donna, una vedova di 47 anni, lo ha colpito con tre colpi di pistola - Costernazione del Vescovo che ha negato i funerali religiosi - « Noi piangiamo di fronte a questo scandalo; è molto doloroso quando sbaglia uno di noi » (Dal -ìostro inviato speciale) Parma, 24 maggio. Un sacerdote è stato ucciso questa mattina all'alba con tre colpi di rivoltella da una donna. E' un fatto di sangue che ha suscitato un'impressione enorme per la figura della .vittima e per i motivi eh? hanno spinto la donna ad armarsi la mano. E' indubbio che fra i due esisteva da tempo una relazione intima; il delitto è stato compiuto perché il prete non si decideva a mantenere la promessa fatta all'amica di lasciare l'abito talare per sposarla. Il morto è un parroco di montagna: don Giovanni Lapina, di 58 anni, nativo di Gorchia di Berceto nell'Appennino parmigiano e rettore della parrocchia di Faviano di Mulazzano in comune di Lesignano, sem.pre in provincia di Parma, a trenta chilometri dal capoluogo. E' un personaggio sconcertante che alla curia ha dato più grattacapi che soddisfazioni. Ha incominciato a farsi notare negativamente nel 19^1: allora era a Serravalle di Varano Melegari, pure nelle montagne parmensi. Il vescovo seppe che don Lapina non si comportava in maniera ortodossa e che aveva un debole per il sesso femminile Lo rimosse dalla carica e lo mandò a Roma, dove divenne cappellano militare L'S settembre '-'/S il sacerdote era di nuovo a bussare alla curia di Parma. Gli fu fatta una paternale e. date le sue buone promesse, gli venne affidata la cura della parrocchia di Faviano, una borgata di cinquecento anime, in una terra piuttosto arida che alla gente del posto offre molto sudore e poche risorse. Infatti adesso gli abitanti soìw soltanto trecentocinquanta perché gli altri sono scest in città o sono an¬ inimi immimmimmimmmmmi l i e n o a a e a a e e o i ¬ dati altrove a cercare migliore fortuna. Don Lapina fu partigiano e, finita la guerra, rimase molto attaccato ai partiti di sinistra. Adesso, per la provincia di Parma, Faviano è la « piccola Jugoslavia» e questo appellativo è dovuto in gran parte all'opera del sacerdote. Il prete ha istituito un caseificio sociale, ha fatto prendere la patente di guida, a sue spese, a tutti i giovani, ha aperto una scuola di taglio e di cucina per li: ragazze servendosi un po' del reddito che gli veniva dal beneficio parrocchiale (un podere a mezzadria), un po' del ricavato di suoi commerci di bestiame e di altri generi, e un po' facendo debiti. Per queste cose e per il suo debole verso le donne che ancora andava manifestando, il sacerdote ebbe nuovi richiami dal vescovo. Di questo passo arriviamo al 1058, epoca in cui don Lapina conosce la donna che oggi l'ha ucciso: Caterina Forcella vedova Viveros, nata a Brescia iti anni fa, vissuta per molti anni in provincia di Parma e poi venuta qui, in città, in via Felice Cavallotti 7, a svolgere la professione di ostetrica. E vedova dal 1956 di un ufficiale che è morto in seguito alle ferite riportate in guerra e ai patimenti della prigionia. La Forcella vive con la madre che ora ha 77 anni e con la figlia Emanuela, di 19 anni, attualmente allieva della terza liceo nel collegio cittadino « Maria Luisa », che è frequentato dalla migliore borghesia di Parma. Per tre anni la relazione tira avanti fra- il bisbigliare della gente. Lo sanno anche in Curia e tornano a chiamare il sacerdote, gli chiedono se è vero quello che la gente mormora, ma lui nega. Non gli parlano soltanto della relazione con l'ostetrica. Don Lapina, quasi immmiiimmmmmmimmimii mimmi a 6 , e e a , ogni giorno, viene in città e si ferma a lungo nel Bar Parmigianino di piazza Garibaldi, uno dei tanti locali del centro frequentati da mediatori e negozianti. Viene qui per commerciare in maiali e in bestie bovine e questo non è decoroso per un uomo che dovrebbe occuparsi soltanto della cura delle anime- a lui affidate. Gli parlano anche di questo, in Curia, e don Lapina promette che smetterà di commerciare. Poi salta fuori un'altra faccenda poco piacevole: don Giovanni Lapina, che fra le varie sue attività si è molto interessato per .' ir ottenere pensioni di guerra o di invalidità, viene denunciato per millantalo credito. Presso la Procura della Repubblica è tuttora in corso una istruttoria formale. La Curia aveva minacciato di denunciarlo alla Santa Sede e il sacerdote aveva promesso che si sarebbe ravveduto. La donna aveva presagito qualcosa. Sette giorni fa la Forcella è andata a incontrarlo nel solito bar, ha avuto un vivace battibecco, joi lei se ne è andata. Oggi, in preda allo choc, ha detto pochissimo alla polizia che l'ha interrogato Per quello che è trapelato, pare che il sacerdote fosse risoluto a troncare la relazione, mentre lei voleva che egli mantenesse la promessa della defezione dallo stato ecclesiastico per po. feria sposare civilmente. Si arriva così al dramma di questa mattina. A mezzanotte il prete lascia la sua abitazione di Faviano, dove risiedono cr, lui, oltre ■ 'la perpetua, due suoi nipoti, figli di un fratello che è contadino nella zona: Maria di 19 anni e Pier Angelo di li Don Lapina scende a Parma, va nell'abitazione della Forcella. Alle 5,30 qualcuno nella casa ode tre colpi secchi; pensa che sia il battente del portone. Poco dopo la Forcella telefona alla Questura: « Venite in via Felice Cavallotti 7. C'è un uomo assassinato »; e senza aspettare risposta attacca il ricevitore, sale al piano di sopra, suona alla porta di un'inquilina. L'ostetrica indossa il soprabito sulla vestaglia da notte ed ha al braccio la borsetta. Dice alla coinquilina: « Per favore scenda da mia madre, che >t sente male ■• La donna va al piano di sotto, fa in tempo a vedere la figlia della Forcella che scende al piano terreno di corsa, piangendo. Entra nell'alloggio si dirige nella camera della madre dell'ostetrica, la trova stravolta, angosciata: « Mia figlia ha ucciso il prete, à in salotto ». La figlia dell'assassina, si saprà dopo, è andata in una vi Cina chiesa a pregare; lei raggiunge a piedi la questura, si presenta al piantone: « Sono quella che ha telefonato poco fa; l'ho ucciso io il prete ». fi i;ice-quesfore dott. Lo Moro corre in via Felice Cavallotti è proprio vero tutto: don Lapina, vestito con la tonaca, è bocconi nel salotto, morto Un perito accerterà più tardi che due proiettili di una pistola calibro u,.i:> gli sono entrati in un fianco e un terzo nella schiena La madre della Forcella che è sofferente di cuore, viene colta da una grave crisi, deve intervenire un medico per praticarle iniezioni cardiotoniche. L'arcivescovo, mons. Evasio Colli ha accolto la notizia con grande costernazione e ha im¬ mtrp mediatamente deciso di rifiutare i funerali religiosi al prete. L'anziano presule, cosi duramente provato, non ha voluto vedere alcuna persona per tutta la giornata. Noi parliamo con il suo segretario, mons. Marocchi. Ci racconta le triste vicende di que"o sacerdote-è de* «tolti tentati*.1» fatti ddlV'autorità ecclesiastica per cercare di richiamarlo al proprio dovere. Allarga le braccia in un gesto sconsolato: €Noi piangiamo di fronte a questo scandalo. Forse si doveva essere più severi, ma è facile giudicare dopo. Don Lapina è stato uno sventurato, ha sbagliato e adesso ha pagato con la vita i suoi continui errori Anche noi siamo uomini e come tutti gli uomini possiamo sbagliare: certo è molto triste, molto doloroso quando sbaglia uno di noi». Remo Lugli vvgmavcSDnumdQc7vRv1dt

Persone citate: Caterina Forcella, Evasio Colli, Giovanni Lapina, Lo Moro, Marocchi, Melegari, Pier Angelo, Viveros