Ehrenburg ricorda «le cose orribili» di Stalin critica la burocrazia e il «realismo socialista»

Ehrenburg ricorda «le cose orribili» di Stalin critica la burocrazia e il «realismo socialista» LUNGO INCONTRO CON IL PIÙ' CELEBRE SCRITTORE SOVIETICO Ehrenburg ricorda «le cose orribili» di Stalin critica la burocrazia e il «realismo socialista» I russi stanno riabilitando Picasso, contro le resistenze, delle vecchie cricche di pittori ufficiali ■ La dolce vita è proibito nell'Urss, ma è « il più bel film degli ultimi tempi » - La gioventù si avvicina alla letteratura occidentale per ribellione contro il puritanesimo del regime L'on. Alberio Jacometti, du-.rante un recente viaggio in Russia, ebbe un lungo Incontro con il più noto scrittore sovietico, Ilja Ehrenburg. i: parlamentare piemontese ci invia, sull'interessante conversazione, un articolo che volentieri pubblichiamo. Questa non è un'intervista, è il succo di una lunga conversazione, durata più dì tre ore, con Ilja Ehrenburg, l'enfant terrible dell'Unione Sovietica. Che Ehrenburg non sia un conformista, lo si vede subito non appena entrati nella sua bellissima dacia, nascosta in un boschetto di abeti e di betulle a 60 chilometri circa da Mosca. Si trova nel territorio di latra, la città di Cecov, in località detta la Nuova Gerusalemme, dal convento che vi sorgeva e che i tedeschi distrussero una ventina di anni or sono. La località fu scoperta da Marosov, un industriale tessile, anzi il re dell'industria tessile della Russia zarista, chj ne fece il suo regno: finanziava i bolscevichi, e si uccise a Ginevra al principio del secolo. La veranda, tutta vetrata, è una sorta di giardino pensile, le camere sono tutte piene di quadri e che quadri! un acquarello di Carlo Levi, un disegno dì Guttuso e tre di Picasso, due Modigliani, di cui uno del 1911, del tutto sconosciuto; ed altri pittori moderni, maledetti fino a ieri e oggi non ancora in odore dì santità A costo di essere il centesimo a rivolgergli la stessa domanda, attacco con una stoccata diritta: «Perché il Dottor Zivago ì.jn è stato pubblicato in Unione Sovietica? ». La risposta scatta come una molla senza che la sua piccola testa di passero canuto faccia, un movimento: «Per stupidità», Il giudizio di Ehrenburg sul romanzo è già stato pubblicato da tutti i giornali. Dice: Pasternali trasportò i tempi di Stalin al primi anni della Rivoluzione, quando c'era ancora Lenin, questo è il suo grosso errore. Noi vediamo il suo mondo come un mondo straniero, al quale slamo del tutto estranei. Riconosce che fu un grande poeta «Le sue poesie erano conosciute da tutti. Una volta in una sala affollata recitò dei suol versi. Ne recitò molti. Quando la parola non gli ve- niva, tutta la sala gliela sug- geriva in coro ». Dalla letteratura passiamo alla politica, all'èra staliniana. « Fu dura? », chiedo. «Da piangere». Ricordando quei tempi, dice letteralmente così «da piangere». Dice ancora: «Fra il '48 e la morte di Stalin succedettero cose orribili ». Stalin? Un uomo complesso, disposto, negli ultimi tempi, a credere a qualsiasi cosa. Teoricamente combatté sempre l'antisemitismo, nei fatti... Beria? Une crapule. Per ottenere la benevolenza di Stalin sarebbe stato capace di tutto. Quando arrestava qualcuno, arrestava tutta la famiglia. Colgo la palla al balzo: gli amici, i giornali parlano di un risveglio del vecchio antisemitismo. Ehrenburg è di origine ebraica. «Ci furono due periodi di antisemitismo: il periodo delle purghe, ma lì nel calderone c'era di tutto; e il periodo che va dal '48 alla fine di Beria ». Nemmeno ora è finita; per tagliare la testa al toro uscirà, fra non molto, una rivista in yddish. L'ho premeditata ed arrivo con la seconda stoccata nel momento in cui mi sembra indifeso: « Perché La dolce vita di Fellinl non è rappresentata in Unione Sovietica? ». Mi guarda un momento, avanza il labbro inferiore a cucchiaio: «Non lo so. L'ho visto tre volte in Italia. E' il più bel film di questi ultimi tempi e checché ne dicano gli amici italiani, non è un film cattolico. Se fosse stato fatto in Untone Sovietica, sarebbe stato accusato di essere una fetta di propaganda troppo sanguinolenta». Cucio insieme i due fatti, quello del Dottor Zivago e quello della Dolce vita con l'ostracismo ancora dato a Picasso, e glieli presento insieme come un capo d'accusa. «No — dice. — No, Picas so è un'altra cosa. Contro Picasso c'è una cricca, la cricca dei pittori che ancora oc cupano 1 posti e detengono, per così dire, il potere. Una cricca potente e fanatica. Picasso significa per noi l'educazione del gusto (penso ai vestiti delle donne di Mosca), ma la battaglia di Picasso sta per essere vinta definitivamente, sta per uscire il libro di due giovani critici, edi¬ to dalla Società per la propagazione della conoscenza scientifica, in cui Picasso sarà del tutto riabilitato ». «Bene — domando — e 11 realismo socialista, che cosa diverrà in tal caso? ». «Il realismo socialista? Che cos'è il realismo socialista? Nessuno sa dire cos'è. — Fa una piccola smorfia. — Forse è ciò che piace alla cricca che difende il proprio posto e che domina ancora». I giovani e la questione religiosa. Dice: « Non esiste, per ì giovani, una questione religiosa; esistono questioni economiche, tecniche, politiche, artistiche, filosofiche, morali, ma non una questione religiosa. Dio — afferma Ehrenburg — è incomprensibile ai giovani e non li preoccupa. Li preoccupa lo spazio, il cosmo, quello che c'è di qui, non quello che c'è di là La religione si è rifugiata nelle campagne, dove il battesimo è ancora praticato su larga scala. Ci fu, durante i primi anni della Rivoluzione, una propaganda antireligiosa bestiale ». Poi raccoglie un'idea come se raccogliesse un filo rimasto sul pavimento: < S'è diffusa, anche nei giovani, una pruderie anglosassone idiòta. E c'è naturalmente la ribellione. I libri che hanno successo sono quelli che parlano senza veli della vita dei sensi ». (Mi viene il sospetto che il formidabile successo del Decamerone sia da attribuirsi a questa < ribellione » piuttosto che agli elementi di vita reale come qualcuno cercò di spiegarmi). Ehrenburg continua: « Il vostro Moravia, per esempio: non sono lontano dal credere che il suo successo sia assicurato dal modo con cui racconta certe cose ». La conversazione sì dilata ancora di più. « Perché — domando — a proposito delle recenti denunce in fatto di agricoltura, è bisognato che intervenisse Kruscev in persona prima per far cessare abusi, colpe e, qualche volta, delitti? ». Per la prima volta gira un momento intorno all'ostacolo con un'aria non so se imbarazzata o annoiata: < Bisogna che impariamo a criticare e a dire la verità, tutta e sempre. Adesso lo posso dice tutto quello che voglio. Non cosi duran¬ te Stalin. I giornali non devono essere né del governo né delle autorità, ma dei Soviet e devono criticare, criticare, criticare ». La burocrazia è la sua bestia nera: avida, ' rapace, idiota. < Il successo del mediocre libro di Dudintzev, Non di solo pane, sta nel suo attacco a fondo contro la buro crazia. I nostri difetti sono i residui del precedente regime» La sera è ormai scesa e al di là della vetrata della veranda nascono alcune stelle, è una pace enorme. In segno di amicizia, Ehrenburg mi regala due toscani. Alberto Jacometti

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Mosca, Russia, Unione Sovietica, Urss