Processo a Napoli alla banda catturata a Torino dopo uno scontro con la polizia

Processo a Napoli alla banda catturata a Torino dopo uno scontro con la polizia Rievocata la sparatoria avvenuta nel '58 al Colle della Maddalena Processo a Napoli alla banda catturata a Torino dopo uno scontro con la polizia Gianfranco Cesaroni, ex commesso alla Camera, nega di essere stato la « mente » dei rapinatori - Le squallide figure degli altri 4 imputati: il padre di uno, alto magistrato, si uccise per il dolore - Tra i testi interrogati, il conte Enrico Prunas Tola, a cui fu rubata l'auto a o r i , : a è * a- (Dal nostro corrispondente) Napoli, 12 maggio. 8i è svolta la prima udienza del processo alla banda che il 7 agosto del '58, dopo avere compiuto una rapina all'agenzia del Banco di Calabria, in piazza Medaglie d'Oro — riuscendo ad asportare solo una valigetta colma di cambiali, — di città in città giunse a Torino, venendo poi catturata \quasi al completo (tre su cinque) quattro giorni dopo in un conflitto a fuoco con la polizia al Colle della Maddalena. Uno degli imputati è Gianfranco Cesaroni, trentenne, commesso a Montecitorio, dove era addetto alle anticamere dei gruppi parlamentari. Suo padre, Romolo, fu stimato funzionario della Camera dei Deputati. A titolo di riconoscimento per i quarant'anni di onorato servizio, si volle assumere il figlio, diplomatosi alle magistrali e iscritto all'università. Fra stipendio, straordinari e assegni familiari per la moglie e la figlioletta, Gianfranco Cesaroni guadagnava sulle 150 mila lire mensili. Riu [sci a rilevare quattro auto con cui svolgeva un noleggio non autorizzato. Secondo il capo di accusa, l'ex-commesso della Camera < fu la mente della gang, cui fornì la macchina, i mezzi per gli scassi e le armi, quelle pistole parte trovate nella prima auto sequestrata a Napoli e parte addosso ai tre catturati a Torino ». Altro imputato è Gustavo Contu, da Isili (Nuoro), di qua rant'anni. Il suo certificato pe naie è costellato di reati, so prattutto ftirti e rapine. Suo padre, Paolo, presidente di Corte d'Appello a Venezia, ave va un tempo sperato che il figlio seguisse la sua carriera (Gustavo Contu si era iscritto alla Facoltà di Giurispruden\za). L'anziano magistrato, non I resistendo al dolore, si uccise con un colpo di pistola. Alberto Alberti, toscano (di Pienza, in provincia di Siena), è il personaggio più singolare della gang. Ha quarantaquattro anni, ma ne mostra molti di più, per i capelli tutti bianchi. I precedenti penali sono numerosi: perciò — come il Contu e un altro imputato, il Bonilauri — viene ritenuto un criminale estremamente pericoloso. Prima di darsi alla malavita ebbe un passato dei più rispettabili n brillanti quale impiegato nel « Ministero della Real Casa », dove aveva le mansioni di < secondo maestro », cioè di vice-maitre. Dal Quirinale fu trasferito al pa lazzo reale di Tirana (si era ai tempi dell'Impero). In seguito lavorò come < primo maitre* nella Città del Vaticano e nelle ambasciate di Francia, Cile Giappone. Quarto personaggio è Lucia no Zagaria. Ha venticinque anni ed è — con Cesaroni — l'altro romano del gruppo. In terruppe i corsi alle «medie» frequentando le compagnie più dissolute. Suo padre, Raffaele, è un funzionario del Ministero della Difesa, cui appartiene anche un fratello di Luciano. Il quinto imputato, Remo Bonilauri, trentottenne, da Ca vriago (Reggio Emilia), noto nel suo ambiente con i nomi di € Robinson» e di <l'indiano s, è assente dall'aula. Il di rettore dell'ospedale psichia trico giudiziario di Aversa, Gio ranni Amato, ne ha constatato le attuali condizioni di infermità mentale; per cui il prò cesso nei suoi riguardi viene stralciato. Il presidente espone i fatti, spiegando che Cesaroni non era presente alla rapina at I tuata dagli altri quattro. Essi, o: (i°p° ?vere « m»p°m, tir? cl'gALletrcgrcscoe o a aa ea o nasi e i ala r uoorae, si o acva nna nel rio?ie di Fuorigrotta, la <H0O» avuta dal Cesaroni, raggiunsero Roma in treno. Là rubarono una macchina al barone Enrico Torninosi di Vignano, e rapinarono la turista americana Ruth Myrtle Whigh. In seguito si impadronirono della « 1100 » del commerciante senese Osvaldo Masoni, con cui giunsero a Torino. Da quell'auto aprirono il fuoco contro gli agenti Salvatore Cicirrello, Antonio Senatore e Antonio Latito, al Colle della Maddalena. E quella notte il Contu tentò di togliersi la vita, sparandosi ad una tempia. Fu ricoverato al <r San Giovanni» e guarì perfettamente. Lo Zagaria riuscì a fuggire, ma fu poi catturato a Roma. Vengono quindi interrogati quattro imputati. La loro posizione processuale può essere così riassunta: Cesaroni nega ogni cosa, dicendo che si limi- tò a noleggiare un'auto e che fu derubato dall'Alberti delle sue pistole, trovate a Napoli e a Torino. Gli altri confessano, pur respingendo taluni addebiti, come lo Zagaria che afferma di non avere partecipato al conflitto contro gli agenti. Fra i testimoni ha deposto il conte Enrico Prunas Tola, di Ì2 anni, venuto da Torino. A lui lo Zagaria — che era presente al Colle della Maddalena — rubò una « 600», abbandonandola quindi al ponte Isabella. C. g. d7czpsdr\qqzf[ , „ I Gianfranco Cesaroni (a sinistra) all'epoca dell'arresto