Il "benvenuto,, nell'aula del Senato subalpino

Il "benvenuto,, nell'aula del Senato subalpino Il "benvenuto,, nell'aula del Senato subalpino Conclusione migliore il viaggio dei reali d'Inghilterra non avrebbe potuto avere. Dopo una mattinata grigia, con molta foschia e anche nuvole, un vento giovane e pieno di baldanza è sceso dai monti, in poco tempo ha reso il cielo del più terso azzurro. E d'un tratto la, città è diventata più bella, le bandiere si sono riempite di fremiti, le stesse colline sono apparse più verdeggianti e luminose. E' stato come un lieto preludio, quel vento che prorompeva vispo e sfacciato, gettando lo scompiglio nelle gonne, fra gli alberi, fra i solenni gonfaloni e le bandierine di carta in mar no ai bambini. E metteva allegria nella folla che andava raccogliendosi nella piazza Carlo Felice già due ore prima dell'arrivo della Regina. Via via la folla è aumentata: più donne che uomini, più giovani che anziane. E molta ressa anche dentro la stazione. La situazione a un certo punto è diventata persino pericolosa: hanno cominciato alcuni ragazzi ad arrampicarsi sui tetti delle pensiline, ma presto il loro esempio è stato seguito da adulti, persino da persone anziane e dall'aspetto serissimo: e a nulla valevano gli avvertimenti a stare attenti ai fili di alta tensione. La gente era di buon umore, respingeva le ammonizioni con gesti o parole spensierate. Sono arrivati i ferrovieri, poi gli agenti della polizia a minacciare, ma nessuno si è mos- |so da quei pericolosi osser\va^or^ ! Verso le 15,30 la pensilina si è riempita di autorità italiane e inglesi. Molte le i signore, e molte belle tolet'te, estive -più che dì primavera: sete stampate, cappel lini di « tulle» o di paglia. \Nel gruppo facevano spicco due adolescenti inglesi: Bet, ty e Nancy, la prima di 15 Ianni, la seconda di lk, figlio- He del console britannico Ba- teman. Ed erano vestite con i colori-delia bandiera inglese.: Betty di blu, Nancy di rosso. Apparivano molto emozionate. Betty stringeva trepida un mazzetto di mughetti e di roselline rosse che doveva offrire alla sua Regina. Il treno presidenziale, quattro vetture salone e due locomotori, è arrivato preciso al secondo, alle 15,50. Allo sportello posteriore è apparsa prima una dama di compagnia e poi la regina Elisabetta, fresca, riposata. Dietro di lei, un po' nell'ombra, si teneva Al duca Filippo. Elisabetta indossava uri abito giallo « cromo » e soprabito da pomeriggio dello stesso colore, a tre quarti, con maniche larghe e corte in «gros-grain»; giallo anche il cappello, una calottino intessuta di finte mimose; grigio perla le scarpe e i guanti lunghi. Tre giri di perle al collo, sul petto una « brache » di perle e diamanti. Il duca Filippo aveva un abito grigio scuro, ed era senza cappello, com'è sua abitudine. Le presentazioni sotto là pensilina sono durate meno di cinque minuti, e ~toi la Regina ha avuto un attimo di esitazione: Betty e Nancy le avevano dato il loro mazzolino di fiori, la moglie del'prefetto le aveva consegnato una scatola di orchidee blu, ed Elisabetta, con le mani così ingombre, non sapeva che fare. Un signore del suo seguito l'ha all'istante tolta dall'imbarazzo. Gli applausi, gli evviva, l'agitare confuso delle rna^ ni, delle bandierine e dei fazzoletti sono cominciati subito, all'interno della stazione. La Regina sorrideva, rispondeva alzando una mano e intanto diceva al ministro Pella: « Quanta gente. Quanti applausi. Sembrano sinceramente contenti di vedermi. Enuure, mi avevano avvisato che la popolazione torinese è nota per il suo riserbo ». E Pella di riman¬ do: « Maestà, i torinesi, è vero, si controllano, ma sono sempre sinceri nel manifestare i loro sentimenti. E' gente leale. E so che, ancor prima di vedervi, già vi avevano in simpatia ». Ma la vera moltitudine era naturalmente fuori della stazione, e tutta festante, un tripudio. .Si: è formato un corteo di .sedici vetture. 1 reali d'Inghilterra hanno preso posto-su una «.Rolla Royce » oscura,, cóljtetto trasparente e sul tetto l'ori-, fiamma reale. Nove poliziòtti motociclisti, schierati a spiga, ^recedevano di pochi passi la «Rotts Royce». E folla, dappertutto :- sui balconi e alle finèstre, su scale, su sgabelli, su tavoli, appollaiati sugli àlberi di piazza Carlo Felice. Un gruppo di studentesse, molto eccitate, volevano consegnare. un grande fascio di rosé alla Regina, ma erano trattenute Tutta via Roma era gremita e gli applausi cominciavano prima che spuntasse la vettura con l'orifiamma. Poi la maggior parte della gente correva sotto i portici per arrivare in piazza Castello qualche attimo prima della « Rolls Royce » (avanzava lentamente) oppure sperando che la Regina e il Principe Consorte si affacciassero al balcone di Palazzo Madama. Molte le spinte, gli urtoni, qualche caduta. Il caso più patetico è occorso a una signora. Al passaggio di Elisabetta, ha avuto appena il tempo di gridare: « Oh, quanto è bella », e poi si è accasciata svenuta. Una grande folla aspettava in piazza Castello, e nel dare il benvenuto a Elisabetta non è stata da meno di quella-che Yaveva salutata lungo il percorso. Alle 16 Elisabetta e Filippo sono scesi e sono entrati nell'atrio di Palazzo Madama, adorno di ortensie giganti color rosa. Avvengono altre presentazioni: l'ambasciatore Arpesani, i rettori Allara e Capetti, generali, alti funzionari. Il sindaco-Peyron mostra alla Regina una coppa storica: fu donata verso il 1870 dal governo inglese al conte Sclqpis per ringraziarlo di avere arbitrato felicemente una controversia fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.* La cerimonia ufficiale del benvenuto si. è svolta net salone del Senato Subalpino: 180 persone, stavano sedute, un migliaio in piedi. C'erano le autorità e i nomi più importanti della nobiltà, piemontese, della finanza, dell'industria, delle arti e delle scienze. In breve, un'adunata degli u.omi- —7 ■■ : ni famosi del Piemonte; e molte signore, eleganti, con tolette che. avevano fatto confezionare per l'occasione. Nel suo' discorso il sindaco Peyron hàricordato come sorse l'idea di un viaggio di Elisabetta' à Torino. Fu quando il principe Filippo arrivò in forma privata' in questa città, per una partita di caccia, che si concretò la possibilità di, una visita della Regina a Torino. • « E fu la vostra seiisibìlità a comprendere che non.si poteva nel 1961 venire in Italia senza visitare Torino, città del Risorgiménto, celebrante il primo secolo. di unità della nostra^ Patria ». Siificèssivàmente il sindaco ha ricordato quale fu il contributo dato dall'Inghilterra agli italiani per aiutarli a unirsi in .una sóla nazione. E ha terminato il suo discorso con queste parole : « Evviva Sua Maestà Britannica! Evviva l'Inghilterra amica! ■Non erano ancora finiti gli applausi per il discorso del sindaco e subito sono ricominciati, e -più insistenti, quando la Regina si è alzata in piedi per pronunciare il suo discorso di ringraziamento. Dopo aver manifestato la riconoscenza sua e di suo marito j>er le accoglienze torinesi, la Regina ha così continuato: « E' un piacere particolare per me es- a a i o , a l e a - |sere presente in questa storica città in occasione dell'anno centenario che ricorda l'indipendenza e l'unità italiana... perché cento anni fa i vostri cittadini e i nostri "si. unirono con un entusiasmo comune e un comune sforzo per l'unificazione del Paese ». . E in seguito: « I nomi di Vittorio Emanuele, di Cavour, di Mazzini e di Garibaldi occuperanno sempre un posto speciale nella nostra considerazione. Qui in Piemonte, nella culla dell'Unità italiana, Cavour studiò le forme della democrazia britannica e noi siamo orgogliosi di ricordare che due volte nella sua vita Mazzini trovò rifugio nel nostro paese. E siamo non meno orgogliosi di quel piccolo gruppo di inglesi che combatté sul campo a fianco dello stesso Garibaldi ». La Regina ha aggiunto: « In questi ultimi giorni ho avuto l'immenso piacere di percorrere molta di questa Italia unita e visitare alcune delle sue più belle città. Come il mio Bisnonno prima di me, più di mezzo secolo fa, ho messo piede sul suolo italiano nella famosa città di Napoli con la sua bellissima baia. A Roma mi sono incontrata con le alte cariche dello Stato e ho sentito la fervida atmosfera della capitale di. una prospera democrazia. Venezia, che come l'Inghilterra deve la sua vita al mare, è un'ulteriore prova, con le sue grandi raffinerie petrolifere che si profilano nel cielo, che un passato glorioso non impedisce il progresso moderno. A Firenze, sono stata orgogliosa di essere ricevuta in Piazza della Signoria e di vedere intorno a me i segni di una nuova rinascita nella patria del Rinascimento. Milano, come ogni visitatore può vedere a colpo d'occhio, è uno dei centri industriali d'Europa, e il suo commercio con la Gran Bretagna aumenta ogni giorno ». Avviandosi verso la fine del suo discorso Elisabetta ha detto: « Ed ora, nell'ultimo stadio del mio viaggio, sono venuta a Torino. Qui, come in ogni parte d'Italia, l'antico si fonde col moderno. La culla del Risorgimento è anche la sede di una delle più grandi industrie automobilistiche d'Europa. Mi accingo con gran piacere a visitare il Palazzo Carignano dove si riunì il primo Parlamen¬ to italiano e dove cent'anni fa fu proclamata la Costituzione. Sono anche ansiosa di visitare l'Esposizione Internazionale del Lavoro, che rappresenta un secolo di progresso economico italiano, la moderna industria dell'Italia e la promessa di un attivo sviluppo àncora da venire. Sono lieta che all'Esposizione partecipi anche la Gran Bretagna, come tributo di amicizia e di ammirazione al popolo italiano ». La Regina ha terminato con queste parole: « Possiamo voltarci a guardare la storia dei nostri due paesi, uniti in tanti momenti in pace e in guerra e possiamo anche guardare avanti a noi e adoperarci per un futuro in cui la libertà ed il progresso economico e sociale procedano di pari Dasso. Nel ringraziarla, signor Sindaco, ringrazio tutto il popolo italiano che ci ha dimostrato una così calda simpatia e ospitalità. Lasciamo l'Italia, col rimpianto che la nostra visita sia terminata, ma Dieni di meravigliosi ricordi ». Molti i consensi, moltissimi gli applausi. In seguito il Sindaco ha scortato i reali d'Inghilterra nella camera di Madama Reale, nella sala delle «Quattro Stagioni^, dove Elisabetta ha firmato il registro d'onore e ha avuto in dono una medaglia d'oro commemorativa di « Italia 61 ». Nella sala detta « delle Feste », erano raccolti circa 300 inglesi della colonia piemontese e qui sono avvenute altre presentazioni alla Regina: Vittorio Valletta, Achille Dogliotti, Pinin Farina, Giuseppe Ratti, il generale Barrington, già campione di polo; e poi due esponenti della Resistenza, Guermani e Martini Mauri, il sindaco di Castiglione Torinese, il paese che sottrasse 126 prigionieri inglesi alla caccia che gli davano fascisti. Fra gli inglesi presenti nella sala, è stato il calciatore John Charles la vedetta. La Regina si è fermata a conversare a lungo con lui. Il «gigante buono», che sovrastava la Regina di tutta la testa, si è fatto umile, umile, ma non appariva confuso. La Regina, dopo avergli domandato come si trovava in Italia e quanti goal aveva segnato in questa stagione, gli ha detto: «Mi risulta che presto altri giocatori inglesi verranno in Italia ». Filippo intanto era rimasto iiidietro. Quando a sua volta si è trovato di fronte a Charles, lo ha riconosciuto subito con un largo sorriso. E di nuovo c'è stata una lunga conversazione. A un certo punto Filippo gli ha detto: « So di sicuro che Greaves (mezzala destra del ChelseaJ verrà a giocare per una squadra italiana nella prossima stagioìie. Però non credo che ci verrà anche la mezzala sinistra Haynes: mi risulta che la sua squadra, il Fulham, gli ha aumentato lo stipendio ». Intanto la Regina era molto innanzi, e una persona del seguito è andata a strappare via Filippo da Charles. Il quale era come incantato e diceva ai vicini: « Se non fossi venuto a giocare in Italia, mai e poi mai avrei avuto l'onore di discorrere con. la mia Regina ». Nel frattempo la folla giù nella piazza non si dava pace.: tempestava, per vedere Elisabetta e Filippo. C'è stato qualche momento di esitazione, ma infine le vetrate si sono aperte e la Regina è apparsa sul balcone. Allora, sì, che i torinesi si sono dimenticati della fama che si sono fatti Nicola Adelfi (Continua in 5* pagina) Aeroporto di Caselle: la Regina e Filippo mentre si stanno dirigendo all'apparecchio che li riconduce in patria