La verità di Marzabotto di Ferdinando Vegas

La verità di Marzabotto La verità di Marzabotto Finalmente sappiamo dunque la verità sulla ' leggenda ' che si era creata intorno a Marzabotto; la menzogna viene sfatata dal signor Lotliar Greil nel libro che appunto si intitola Die Liige von Marzabotto, edito dallo SchildVerlag di Monaco di Baviera (ma stampato a Vienna). Il volume è il 2° di una ' serie documentaria ' e porta infatti come sottotitolo : « un resoconto documentario sul caso del maggiore Reder»; presentazione più discreta, seria ed onesta non vi porrebbe essere per quello che invece, diciamolo subito, è uno spudorato libello di pretta marca neonazista. A capire la mentalità di cui è espressione basta del resto scorrere l'elenco delle altre pubblicazioni dello SchildVerlag, specie della ' serie documentaria ' : da La verità su Malmedy a Israele — Sogno e realtà, già pubblicati, all'annunciato Sùdtirol — Lotta per il diritto e la nazionalità. L'impianto di questo volume, se così si può dire a proposito di un'ottantina di pagine oltre tutto sconnesse e farraginose, poggia su tre argomenti: la personalità del maggiore Reder, i fatti di Marzabotto ed il processo celebrato nel settembre-novembre del '51 innanzi al Tribunale militare territoriale di Bologna e conclusosi con la condanna del Reder all'ergastolo, che attualmente sta scontando. II tutto scorre sul filo conduttore d'un motivo dominante: i processi ai collaborazionisti ed ai criminali di guerra non sono stati altro che una «caccia alle streghe del XX secolo », sapientemente ispirata e diretta dai comunisti. Filocomunisti i consiglieri che decidevano la politica di guerra di Roosevelt; in mani comuniste, nei primi anni del dopoguerra, il potere di polizia; eccitato da « comunisti, bolscevichi e circoli di intellettuali anarchici » l'odio contro le SS; da « organo di vendetta dei banditi comunisti » fungeva persino la pubblica accusa nei processi che le corti militari britanniche tennero in Italia contro Kcsselring ed i generali von Mackcnsen. Maker e Simon. Assurdità enormi come quest'ultima mostrano cosi trasparente la corda del più frusto anticomunismo clic non mette conto di insistervi oltre; eppure questa è la tesi che sottostà al libro in esame ed in genere alla propaganda neonazista e neofascista: che Hitler e le sue SS furono i primi e sfortunati campioni della difesa dei valori occidentali contro il comunismo e che fu quindi un funesto errore l'alleanza tra democrazie occidentali ed Unione Sovietica per abbattere il Reich nazista. Di quali alti valori fossero portatori i nazisti, ed in ispeeie le SS, lo documenta cojne meglio non si potrebbe l'apologia .iho il Greil fa di quel campione che fu appunto il maggiore delle SS Walter Reder. Un giovane modello: un ragazzone dalla « allegria tutta vitale » e dalla « natura amabile »; un militare « stimato per il suo valore straordinario, apprezzato per la sua giudiziosità c'onorato dai suoi soldati come un capo ed un camerata esemplare ». Quale miglior carriera poteva scegliere un giovane così dotato se non quella di entrare (nel '34, si badi, quando era ancora cittadino dell'Austria indipendente) nell'accademia berlinese delle SS? Ne venne fuori, secondo le parole del pubblico accusatore a Bologna, « un esemplare inconfondibile di quella sottospecie umana, prodotta in serie dal fascismo hitleriano: freddo, insensibile, fanatico, pieno di ottusa alterigia, educato al cinismo e all'odio di razza ». Non è un ritratti! di maniera, generico; lo stesso pubblico accusatore si appoggia a dati di latto, concreti, emersi dalle risultanze processuali, che gli permettono di additare il Reder cernie stupratore, grassatore, bugiardo. Era. insomma, un giovane dagli istinti di criminale comune, al quale la guerra consenti di slogarsi in grande, coperto da una divisa militare, sia pure di SS. Non e stato dunque il caso d'una fortuita dislocazione del suo battaglione che ha condotta il Reder a partecipare, tra estate ed autunno del '44, ad alcune tr:, le più feroci 'stragi degli innocenti' perpetrate contro inermi popolazioni italiane; i suoi superiori sapevano bene di affidare l'immonda bisogna ad uno specialista che l'avrebbe eseguita con zelo, efficienza e sadico diletto. Dalle montagne delPApuania all'acrocoro di Marzabotto, dai villaggi toscani di Bardine San Terenzio, Valla, Vinca via via sino a quelli emiliani della zona di Marzabotto, Reder è passato lasciandosi dietro una scia fumante e sanguinosa : bruciando, uccider do, straziando uomini e cose Per restare solo a Marzabotto, [non venga dunque il Greil a de-1 scrivercene innocentemente i fatti come lo 'svolgersi di normali eventi di guerra, il duro combattimento tra le truppe naziste ed i partigiani della brigata Stella Rossa, alla cui accanita resistenza soprattutto si dovrebbero i danni materiali e le perdite umane di Marzabotto. Si aggiungano le distruzioni e le vittime causate dai bombardamenti delle forze regolari degli alleati: questo è tutto, secondo il Greil, essendo « dimostrato a sufficienza che nel corso dell'insieme dei combattimenti nella zona di Marzabotto da parte degli uomini delle SS al comando del maggiore Reder non fu compiuto neppure un unico atto di sopraffazione ». E' dimostrato, invece, che dopo il combattimento' la furia vendicatrice di Reder e dei suoi uomini si scatenò sui villaggi della zona con ferocia metodica: 18.10 persone, in massima parte donne, vecchi e bambini, vennero atrocemente massacrate. Legga, chi ne ha cuore, le documentazioni raccolte da Renato Giorgi in Marzabotto parla e ne La strage di Marzabotto e vedrà snodarsi, di villaggio in villaggio, di casa in casa, con allucinante monotonia, le stesse scene: arrivano le SS, radunano le persone trovate sul posto, scaricano i mitra sul mucchio, danno fuoco alle case, bruciandovi talvolta i sopravvissuti. Famiglie intere sono state così distrutte, compresi bambini al seno della madre; e con i loro fedeli caddero cinque sacerdoti, uno fulminato ai piedi dell'altare, intorno al quale si era rifugiata tremante la gente del posto. Questa è la verità su Marzabotto, quale risulta dalle citate testimonianze e dagli atti processuali. Ma che vale, obietta il Greil, il giudizio d'un tribunale italiano che sedeva a Bologna, terrorizzato dalla plebaglia comunista? Era comunque lo strumento della vendetta che l'Italia, per convalidare di essere anch'essa fra i vincitori, si prendeva deliberatamente su un ufficiale tedesco, dopo aver fabbricato « con una tecnica raffinata... un gigantesco edificio di menzogne ». In conclusione: «il più grosso scandalo giudiziario della storia del diritto italiano ». Che cosa ci "si poteva aspettare, del resto, da un governo che agiva solo per conipiacere o almeno tener buoni i comunisti? Ma proprio ragione il Greil di chiedersi chi veramente comanda in Italia, se il partito comunista o la democrazia cristiana ed i suoi alleati, e di rispondere che certo yomanda il primo, per quanto riguarda l'influenza politica sul piano interno. Questo, accozzato dal Greil, non è neppure un « edificio di menzogne », ma solo un cumulo di insulti e di scempiaggini clic non vale la pena di coni mure. Un'ultima affermazione, tuttavia, non possiamo lasciare senza risposta, che « a Bologna, sul banco degli accusati, sedeva col maggiore Reder l'intero popolo tedesco ». No, noi italiani non siamo affatto dei razzisti, non ripaghiamo i nazisti con la loro stessa moneta; per riprendere di nuovo le parole del pubblico accusatore, « Reder, prima ancora di offendere il nostro paese con i suoi crimini, ha offeso e infangato il suo paese ». La giustizia italiana, anziché farsi strumento di meschina vendetta, ha assolto l'unico ed universale compito della giustizia, anche a nome del popolo tedesco, anche a tutela del suo vero onore. Ferdinando Vegas niiititlfiiiiitiiiiiiiiiiiiiiitiitiitiiiiiiiiitiiitti)iiiiii