Gigantesco rastrellamento notturno ad Altieri le velleità dei fanatici "ultras,, di Giovanni Giovannini

Gigantesco rastrellamento notturno ad Altieri le velleità dei fanatici "ultras,, La città assediata da migliaia di soldati e di gendarmi Gigantesco rastrellamento notturno ad Altieri le velleità dei fanatici "ultras,, L'operazione diretta dal capo dell'esercito, gen. Gambiez - Si cercano le armi in mano ai civili ed i generali fuggiaschi; perquisite anche le caserme, i comandi militari, la prefettura - Minacce dei colonialisti ai parroci che domenica lessero il messaggio di pace del Papa: « Faremo saltare le vostre chiese » - Sciolte due divisioni di paracadutisti, proibite le tute mimetiche (Dal nostro inviato speciale) Algeri, 4 maggio. La serie, ininterrotta dalla fine della rivolta, di perquisizioni e rastrellamenti in tutta la grande Algeri è culminata ieri notte con un'operazione di polizia militare forse senza precedenti, alla quale hanno preso parte migliaia di soldati alle dirette dipendenze del comandante in capo delle forze francesi nel Nord Africa, generale Fernand Gambiez. Il movimento dei reparti di gendarmeria e dell'esercito, alcuni ' dei quali erano stati fatti nuovamente affluire da centri anche lontani, dove erano appena rientrali dopo una settimana di spossante servizio, ha avuto inizio verso le 22, nel silenzio della città deserta per il coprifuoco (severissimo anche per i giornalisti, che sono stati subito fermati, e soprattutto per i fotografi, ai quali è stata impedita qualsiasi attività). Il carosello degli automezzi carichi di truppa in tenuta da combattimento ha avuto il suo epicentro nell'edificio della Po¬ sta centrale, dove alle 23 il generale Gambiez aveva installato il suo comando: i precisi obiettivi dell'azione restano ancora stasera ignoti. Le nuove perquisizioni di interi caseggiati sono durate tutta la notte, mentre pattuglie a piedi, mitra alla mano, rastrellavano l'intera città, dove pochi hanno dormito e molti hanno vegliato dietro alle finestre, chiedendosi cosa stesse succedendo. Nessuno si è però azzardato ad uscire in strada o a provocare il minimo incidente: la notte prima soldati di ronda, colpiti in una via da bottiglie e da altri oggetti lanciati da una casa, non avevano esitato a tirare in aria raffiche di mitra. Stamane la città aveva ripreso il suo aspetto normale e le autorità tendevano a minimizzare l'operazione della nottata, definendola una normale misura di controllo. E' dubbio però che costituisca una pura coincidenza il fatto che il delegato generale Morin abbia improvvisamente rinviato ieri sera la sua partenza per Parigi; ed è quanto meno insolito che il comando dell'operazione sia stato assunto direttamente dal capo supremo delle forze armate d'Algeria. Tanto è difficile dire quale sia stato l'obiettivo specifico dell'operazione quanto è logico indicare quello generico dell'eccezionale insieme di misure: la ricerca dei fuggiaschi delle quattro giornate, il sequestro delle troppe armi scomparse, la disorganizzazione dei quadri dell'€ Armata segreta* degli ultras. Forse soltanto a causa del silenzio delle autorità i risultati non appaiono per ora troppo brillanti. I grossi capi della rivolta sono sempre latitanti: di Salan, probabilmente per sviare le ricerche, si comincia a dire che non sia più ad Algeri (contrariamente all'opinione più diffusa nei riguardi suoi e degli altri due generali, Zeller e Jouhaud), ma che si sia dato al maquis; di uno dei colonnelli (Godard, quello stesso che al momento del crollo aveva melodrammaticamente dichiarato: <Non mi resta che tirarmi un colpo di rivoltella») sembra si sia7io trovate tracce recenti in città. Più singolare, infine, se vero, il caso dell'aiutante di campo di Salan, il capitano Ferrandi, il quale dopo la fine dell'insurrezione sarebbe rimasto tranquillamente per •alcuni giorni nel maggior albergo di Algeri prima di sparire a sua volta. L'assoluta omertà dei pieds noirs (gli ultras,) rende improba ogni ricerca: quella dei fuggiaschi come quella delle armi o dei membri •dell'i Armata se'greta ». Questi ultimi continuano a farsi vivi ogni giorno: abbiamo appreso solo oggi che | tutti » parroci, che domenica scorsa avevano avuto l'ordine di leggere il telegramma del Papa a mons. Duval e la pastorale dell' Arcivescovo, erano stati minacciati di attentati al plastic in piena chiesa durante le Messe (è comprensibile ora come tutti i sacerdoti siano arrivati esausti alla fine dell'ultima funzione della mattinata). Ogni giorno è un nuovo manifestino che misteriosamente si diffonde sui tavolini dei caffè, sui banchi dei negozi, nelle cassette delle lettere. Quello che abbiamo sotto gli occhi stasera merita forse una qualche attenzione in quanto rivolge un appello nuovo ai soldati di leva, fino a ieri indiscriminatamente condannati e messi al bando come gollisti (ragazze eleganti sono arrivate a sputare addosso a gente in divisa, e qualcuna è stata multata di diecimila franchi e condannata ad otto giorni di prigione con la condizionale). Oggi, invece, IV Armata del maquis » ringrazia i soldati di quanto hanno fatto, accusa De Gaulle di sfruttarli, afferma che un servizio di leva di diciotto mesi (invece che di ventiquattro) è più che sufficiente, li invita a presentare petizioni in tal senso ài loro colonnelli. E' un invito all'agitazione, se non alla sedizione, che gli anonimi compilatori giustificano ventilando il solito spettro del comunismo: ^.Riflettete sul fatto che la bandiera rossa sventola in certe caserme di Blida [qualche sporadico incidente del genere, insieme a canti dell'Internazionale, è stato segnalato nei giorni che hanno immediatamente seguito la fine della rivolta - N. d. r.]: se non state attenti, domani la stessa bandiera flotterà dagli Invalidi al vento di Parigi ». E' un appello assurdo, destinato a lasciare il tempo che trova: i soldati di leva, dopo aver decisivamente contribuito con il loro comportamento lealista al fallimento dell'insurrezione, sono più che mai contrari ai fanatici ultras. Quanto ai paracadutisti, dopo lo scioglimento immediato di un reggimento della Legione e di due dell'Esercito, sì annunciano ora altre misure: la soppressione di due intere divisioni di paracadutisti dell'Esercito (la decima, quella famosa di Massu, e la venti cinquesima). Quattro reggimenti cesseranno di esistere per sempre: i loro reparti verranno redistribuiti in nuove unità miste. Altra disposizione di non trascurabile rilievo sul piano psicologico: non si vedranno più in giro per le strade di Algeri e delle altre città le uniformi léopard, a chiazze mimetiche, dei paracadutisti, i quali dovranno d'ora in poi iuAossare le normali divise. A queste riforme militari presiede nuovamente il capo di Stato Maggiore generale delle Forze armate francesi, generale Olié, tornato oggi pomeriggio ad Algeri con un largo seguito di alti ufficiali. Anche alla polizia è in corso una profonda trasformazione. Funzionari, arrestati o semplicemente trasferiti, continuano a partire per la metropoli, mentre continuano ad arrivare in Algeria i più alti dirigenti della Sùretè ed interi reparti (è preannunciato il trasferimento dalla Francia di cinque < compagnie repubblicane di sicurezza >). Per l'accertamento delle responsabilità nel complotto sono giunti oggi da Parigi anche diversi magistrati, i quali si propongono di interrogare ottanta persone: si parla ora di un secondo processo davanti all'Alta Corte, dopo quello di Challe, per i personaggi di secondo piano. Anche Joxe, ministro per gli Affari algerini, al quale De Gaulle ha conferito pieni poteri, sarà fra qualche giorno nuovamente ad Algeri. L'opera di riassestamento delle strutture burocratiche dell'Esercito e della polizia non è ancora ultimata, come provano gli stessi uffici — apparentemente i più insospettabili — che continuano ad essere sottoposti a perquisizioni improvvise: ospedali militari, prigioni civili, residenze dei più alti funzionari, comandi delle Forze armate. Oggi pomeriggio è stata la volta della Prefettura, che pure aveva subito, una prima ispezione sei giorni addietro: con uno spiegamento di forze analogo a quello della nottata, trenta camion carichi di soldati hanno improvvisamente accerchiato verso le tre l'edificio, che sorge nel popoloso quartiere del porto, e vi hanno fatto irruzione. Dopo alcune ore, si sono visti vari ufficiali uscire con borse piene di documenti e salire su macchine che si sono allontanate sotto la scarta dell'intera imponente colonna. Stanotte dopo il coprifuoco altre operazioni sono in corso. Giovanni Giovannini