Come nacque il Boléro di Ravel

Come nacque il Boléro di Ravel Come nacque il Boléro di Ravel Per essere stata familiare, collaboratrice, di ìMaurice Ravel, per averlo osservato nella giovinezza, nell'avvio agli studi, nella prima fortuna di pianista e di compositore, poi nell'ambiente salottiero e culturale di Parigi, nel gioioso divenire, infine nella dolorosa catastrofe vitale, la signora Hélène Jourdan-Mohrange pare fra i superstiti della generazione postdebussysta l'amica più opportunamente designata a compilare la documentata biografia dell'autore dc\V Enfant et les sortilèges e del Bolèro, per citare soltanto le più note musiche di lui. Violinista, e costretta da una infermità alla rinuncia della carriera, ora settantenne circa, ella serba preziosi ricordi di Nanaud, di Enesco, di Capet, suoi docenti nel Conservatorio di Parigi, dei maggiori francesi vissuti nel tempo della vecchiezza di Massenec e di Saint-Saèns, dell'apparizione di Debussy, e anche dei primi passi della compagnia dei ce Sei », presto scioltasi. Di Ravel specialmente raccolse alcuni anni or sono notizie in due volumi Ravel et nous e Ravel d'après Ravel, dei quali il primo esce tradotto in italiano (da Enrico Cicogna, ed. Nuova Accademia, Milano). Singolari testimonianze degli atteggiamenti di Ravel allievo del Conservatorio, son da riferire quelle del pianista spagnolo Ricardo Vines, che prima presentò e divulgò le opere di Debussy c dello stesso Ravel, e quelle di Emile Vuillcrmoz, il critico spentosi nello scorso marzo. Quegli annotò : « Posava ad esteta, si considerava incompreso ed era dotato di una particolare raffinatezza che non gli avrebbe mai concesso, a quel tempo, di considerare seriamente l'eventuale pronostico della vasta popolarità che il futuro gli avrebbe riservato »; e questi, il Vuillermoz, che lo ebbe compagno nella classe di composizione di Faure, rammentava : « Nella grande scuola di musica noi tutti consideravamo con una leggera ombra di sospetto quel giovane magro e gracile, raramente espansivo, che giocava con il paradosso e l'ironia, dimostrando una straordinaria facilità di parola ». Ecco l'occasione d'un'accusa di plagio. Ravel compose nel iooi ed eseguì Jeux d'eaux. Fargue ne scrisse : « Eravamo sconcertati e commossi per il calore sconosciuto che emanava sempre più intensamente dalle note dello strumento; partecipavamo alla rivelazione di un orizzonte infinitamente prezioso per la musica moderna e ancora ignoto, un complesso di percezioni e di squisitezze irreali che mai nessun essere umano aveva avuto il potere di captare e di tradurre in suoni ». E Cortot ammise: «Ravel riscopre, per il piacere spirituale dei pianisti, il segreto di quella tecnica brillante e policroma, di quell'impressionismo rutto fatto di riflessi e di miraggi, di cui Liszt aveva imbevuto la musica del suo tempo ». Due anni dopo Debussy componeva Jardins sous la pluie. Nel 1907, poiché un critico (e qui la scrittrice nomina Edouard Lalo, ma erra, perche questo compositore era morto nel 1892, e non scrisse mai critiche; si tratta forse del figliuolo, Pierre), insisteva ancora sull'affinità delle due stesure, Ravel, che talvolta esercitò anche la critica musicale, rispose: «Lei si dilunga eccessivamente sopra un testo pianistico che ritiene piuttosto originale, e di cui vuole attribuire la creazione a Claude Debussy. Debbo avvertirla subito che Jeux d'eaux è stato composto ed eseguito all'inizio dell'anno 1902. In quell'epoca, di Debussy erano noti soltanto i tre pezzi che compongono l'opera Four le piano. (...) Le debbo confessare la mia convinzione che Four le piano, da un punto di vista strettamente pianistico, non ha rivelato nulla di nuovo ». Questa bega era stata preceduta da un attrito. Quando, nel '902 '904 furono la prima volta eseguiti Soirées dans Grénade e Un cahier d'esquisses di Debussy, alcuni ravelisti scorsero in quelle pagine qualche eco delX'Habanera di Ravel e ricordarono che Debussy ne aveva veduto una copia manoscritta, nel 189S. Claudio si affrettò a dichiarare di non aver mai letto aneW Habanera, avendone perduto l'esemplare; e non s'offese dei commenti. Poco dopo infatti diede prova di simpatia. Allorché il Quartetto di Ravel fu male accolto, e censurato anche da Faure, Debussy scrisse all'autore esortandolo a au noms de dieux de la ntusiqtie et au mien » di non cangiare una sola nota. Ma l'inimicizia derivò da un intervento di Ravel. Quando Debussy abbandonò la prima moglie, Lily, Ravel partecipò ad una colletta a favore di lei, che aveva tentato di uccidersi. Debussy troncò ogni relazione con rutti i sottoscrittori, e perciò la polemica attorno ai Jeux d'eaux divenne più amara e pungente. Intorno alla nascita del fortunato Bolero la biografia ricorda che, non potendo orchestrare Iberia di Albcniz, vietandolo alcuni impegni editoriali, Ravel si propose un lavoro originale, che annunciò cosi : « Niente forme propriamente dette, niente sviluppi, niente 0 quasi modulazioni; un solo tema sul tipo di Padilla, ritmo, orchestra e niente altro. Ida Rubinstein mi ha pregato di comporre un balletto. Questo tema mi pare ossessionante. Vorrei ripeterlo un certo numero di volte senza svilupparlo, cercando solo di manovrare le entrate dei vari complessi strumentali nell'orchestra. Posso tranquillamente scommettere che un tal genere di musica non servirà ai concerti domenicali! E' una danza dal movimento molto moderato e costantemente uniforme, sia per melodia che per armonia e ritmo. Quest'ultimo è segnato incessantemente dal tamburo. Il solo elemento di diversità è dato dal crescendo orchestrale ». Alla fine della prima esecuzione una vecchia signora, essa sola, non partecipava all'unanime entusiasmo del pubblico. Aggrappata rabbiosamente ai braccioli della poltrona, urlava: «E' pazzo! E' pazzo! E' pazzo! ». Si dice che, ascoltato l'aneddoto, Ravel abbia commentato : «Quel la... è l'unica che abbia capito qualcosa ». A. Della Corte

Luoghi citati: Milano, Parigi